Download gratuito: I Crimini dei Talebani

Nel giorno del ventesimo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle, scelgo di pubblicare un documento storico, comprendente un breve testo riguardante i crimini commessi in Afghanistan dalla dittatura dei Talebani tra il 1996 e il 2001, accompagnato, soprattutto, dalle fotografie che testimoniano tali crimini, i cui diritti d’autore sono stati ottenuti dall’associazione Rawa.org.

https://drive.google.com/file/d/1E_BcNnDASLZB9UcYwl8d6Tfr9YSia7mD/view

11 settembre 2021



Download gratuito: prima edizione del libro "8000"

Il libro "8000", disponibile gratuitamente in internet da oggi, è una raccolta di tutte le fotografie riguardanti le più alte vette della terra, precedute da un trattato semplice, relativo ad alcune delle principali patologie di cui possono soffrire le persone ad un’altitudine elevata.

Free download: https://drive.google.com/file/d/1cPQmcf4yiNzbd9ZcySQrjHdzki9PkAIz/view

11 settembre 2021



Fabrizio Quattrocchi

 

Baghdad, 6 febbraio 2009

Fabrizio Quattrocchi fu ucciso nel 2004 in Iraq da esponenti del gruppo islamista Le Falangi Verdi di Maometto. Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino, gli altri contractors italiani rapiti assieme a lui, furono liberati da un raid delle truppe statunitensi, dopo quasi due mesi di prigionia. L’omicidio di Quattrocchi lasciò dei dettagli insoluti. <<Fabrizio fu colpito alla testa. I rapiti furono fortunati se gli iracheni uccisero solo uno di loro. Accadde anni fa>>. Jassen (“Jason”, in inglese) mi fornisce queste informazioni in un’auto ferma davanti al checkpoint 3 dell’International Zone di Baghdad. Il fotografo americano che ho accompagnato nella zona rossa, verso Sadr City, gli fa appoggiare la rivoltella sul cruscotto della Ford e la fotografa. Jassen è iracheno ed era stato uno dei compagni di Quattrocchi e di Stefio presso l’agenzia per cui lavoravano gli italiani. Jason è quindi stato arruolato dalla polizia di Baghdad. Ha 45 anni, circa, i capelli color rame e i baffi. Indossa un giubbotto nero.

<<Lavoravo per una compagnia di sicurezza privata, formata da managers iracheni e americani -, spiega -. Proteggevamo degli statunitensi e procuravamo dei dollari per gli iracheni. Dovevamo proteggere differenti posti: l’Hotel Babylon, il Ministero degli Affari Esteri, l’International Zone. Oltre a Fabrizio, c’erano Cris, Paolo (probabilmente Paolo Simeone, n.d.r.) e Valeria (Castellani), la fidanzata di Paolo, che parlava un ottimo inglese. La nostra base era all’Hotel Babylon. Potevamo disporre della piscina e del ristorante. L’Iraq era pericoloso nel 2004. La situazione si deteriorò per colpa degli attacchi dei miliziani. Gli italiani mi fornirono un’arma e mi mostrarono delle immagini di quando erano in Italia, nei nightclubs. Li portai a mangiare a casa mia. Partirono dopo pochi giorni. Finirono il periodo del proprio contratto e decisero di tornare in Italia. Erano guardie del corpo per statunitensi. Domandarono a un iracheno, Abu Haider, di procurare delle jeep Chevrolet. Io dissi loro di non andare verso la Giordania. Paolo decise di viaggiare tramite la Giordania. Seppi dell’uccisione di Fabrizio da un’impiegata americana, che uscì dal Ministero degli Affari Esteri piangendo. Disse che Fabrizio era stato ucciso…>>

Jassen conferma inoltre l’esistenza di squadre della morte, poste sotto la gestione governativa e agli ordini del Ministro dell’Interno Bayan Jabor, attive durante la prima fase dell’occupazione Usa. Operando sotto lo stemma dei servizi di sicurezza dei Ministeri dell’Interno e della Difesa, utilizzando camionette e armi, i componenti degli squadroni sfruttarono il proprio ruolo ufficiale per arrestare, imprigionare, torturare e uccidere persone nell’ambito degli scontri tra sciiti e sunniti. Bayan Jabor assunse l’incarico di Ministro delle Finanze nel governo di Nouri al-Maliki. Esiliato durante la dittatura di Saddam, Jabor, uno sciita, si vendicò, probabilmente, delle angherie subite. Non fu l’unico. Le squadre della morte causarono centinaia di vittime, trovate ammanettate nei sobborghi di Baghdad. Il partito sciita per la Rivoluzione Islamica, Sciri, dispose ampiamente dell’azione dei killers e dei miliziani della Brigata Badr.

Conoscevo bene l’Hotel Babylon. Era stato il primo albergo in cui soggiornai dopo essere arrivato a Baghdad all’inizio del mese di dicembre del 2008. Mi ricordo la sparatoria nel quartiere che riuscì a filmare non appena arrivato in camera. L’Hotel Babylon, come la maggior parte delle strutture ricettive della città, era nella zona rossa, nella Red Zone, dove non c’era nessun controllo. Verso l’imbrunire, dopo aver girato per la città durante tutto il giorno, mi piaceva sedermi di fronte all’ingresso dell’albergo, davanti ad uno dei negozietti che costeggiavano la via, per bere una bibita e fumare qualche sigaretta. Vedevo uomini vestiti di nero che fermavano le loro auto al margine della strada. Sospettavo che potesse trattarsi di miliziani.

Il giorno dopo aver incontrato Jassen, tornai all’Hotel Babylon. Nella hall, chiesi ad una delle guardie di poter parlare con il direttore. Volevo notizie riguardanti Fabrizio Quattrocchi. L’uomo lasciò la sua pistola sul tavolino e si allontanò. Dopo pochi minuti, tornò e mi disse che non c’era nessuno che avesse informazioni. Nel frattempo, un suo collega mi aveva offerto una bottiglietta d’acqua, che bevvi rapidamente. Rientrai quindi al mio alloggio attraversando Baghdad nella consueta, magica, tetra, spettacolare atmosfera che la città in guerra assumeva di notte.

Alessandro Ceresa



Omaggio - Free gift: GUERRA

In omaggio, per tutti i lettori, il libro GUERRA, raccolta di tutti gli articoli scritti dall'autore, Alessandro Ceresa, come giornalista free-lance in zone di guerra, per svariate testate, dal 2005 al 2012, durante la Guerra al Terrorismo promossa dagli Stati Uniti e dai loro alleati dopo gli attentati alle Torri Gemelle del 2001. Gli articoli testimoniano situazioni differenti, riscontrate nei diversi fronti attraversati, spesso caratterizzati dalla jihad e dal fondamentalismo islamico negli Stati arabi. Visti gli atti compiuti dall’Isis anche di recente, il libro costituisce un elemento di interesse. E' gratuitamente scaricabile e può essere liberamente diffuso.

Free download: https://drive.google.com/file/d/1r4cDlT6dDREDsZBIrran7PY7v39JWJge/view



Kosovo



30/04/2013

Afghanistan

Kabul è un centro urbano triste. La miseria esprime uno degli aspetti di una guerra che finirà solamente nel 2014. La zona più antica, tuttora costituita da casupole fatiscenti, resta e rimarrà il simbolo di una delle città più arretrate del mondo. L’atmosfera bluastra dell’oscurità è interrotta a tratti dalle rare illuminazioni di abitazioni poste al riparo di muri e di barricate. Kabul. Ogni guerra ha segnato irreparabilmente le infrastrutture dell’abitato. L’invasione sovietica, il regime dei Talebani e gli attacchi degli statunitensi e dei loro alleati implicarono decenni di instabilità, che ostacolò lo sviluppo di tutto l’Afghanistan. La guerra adesso è quasi finita. Le rovine di Kabul rompono però un Velo di Maya e mostrano le macerie tipiche di ogni belligeranza. Gli investimenti recenti hanno rinnovato alcune parti dell’abitato, ma sono sostanzialmente improduttivi. La condizione di sottosviluppo non è lampante per gli afgani, abituati a vivere in una nazione arretrata, che impiegherà anni per giungere a livelli apprezzabili.

Baghdad

Durante la guerra, Baghdad era un inferno. Gli attentati, le vittime, gli spari, le autobombe e le strade distrutte dalle esplosioni contraddistinguevano un abitato urbano parzialmente sottosviluppato. I checkpoints, il filo di ferro, i palazzi del potere, il Tigri, i carroarmati, le muraglie e le barricate disegnavano un dedalo inestricabile. Baghdad oggi è tuttora il maggiore centro nevralgico dell’Iraq. Le frasi dei muezzin rompono l’atmosfera silenziosa dell’oscurità. I problemi non sono finiti. La ricchezza principale della nazione è costituita dagli idrocarburi. Lo sviluppo è limitato. Tra due decenni, forse, gli iracheni riusciranno a vivere in uno Stato evoluto.

Kuwait

Kuwait City è un modello evolutivo. I centri urbani degli altri Stati arabi dimostrano raramente il progresso raggiunto dai suoi moderni sobborghi. Ci sono città europee e statunitensi meno progredite. La ricchezza impareggiabile del Kuwait è dovuta agli idrocarburi ed è avvalorata dal livello di sviluppo. Le vestigia della guerra sono sparite.

Sarajevo

Sarajevo è una città ferita. Gli investimenti moderni stanno eliminando i segni della guerra, ma migliaia di tombe restano nella memoria dell’abitato bosniaco. I contrasti tra serbi e bosniaci sono tuttora sensibili. Così parlò Zarathustra…

22/03/2013

Operation Denaro

Il capomandamento della Provincia di Trapani, Matteo Messina Denaro, è uno degli ultimi grossi boss mafiosi tuttora latitanti. Designato da Cosa Nostra al vertice della Commissione Interprovinciale per domandare il varo del progetto del ponte sullo Stretto, Denaro riesce a celarsi agli investigatori, grazie, probabilmente, ad un reticolo di aiutanti che ne sostiene la contumacia. Lo scambio di voti politico-mafioso per il ponte di Messina giunse però a livelli governativi: Cosa Nostra decise di destinare i propri voti ai politici e ai partiti che promisero l’avvio del progetto dell’infrastruttura irrealizzabile. La mafia siciliana e la ‘Ndrangheta, sostanzialmente, ottennero il supporto di esponenti come Berlusconi, Dell’Utri e Alfano. La Cupola mafiosa restò formalmente diretta da Messina Denaro. Condannato all’ergastolo nel 2002, il capomandamento di Castelvetrano costituì, come Brusca, Bagarella, Giuffrè, Graviano e La Barbera, un mandante della strategia stragista di Cosa Nostra, che culminò negli attentati condotti nel 1993 a Firenze, Milano e Roma. Dopo gli arresti di Virga e di Provenzano, Denaro assunse il ruolo di capomafia della Provincia di Trapani e della Commissione Interprovinciale. Le incarcerazioni di individui e i sequestri di patrimoni a lui riconducibili posero in difficoltà il sodalizio di Castelvetrano, che restò egemone. In passato, i contatti di Messina Denaro giunsero fino al senatore del Pdl Antonio D’Alì. Il network di connessioni del capomandamento si estese al Nord e al Sud America, alla Calabria, a Palermo e all’Europa. Indubbiamente, i grossi arresti e gli espropri riuscirono a limitare l’attività del latitante.
 
20/02/2013

Interpol

Tra i maggiori latitanti ricercati dall’Italia in ambito internazionale non ci sono solo Messina Denaro, Di Lauro, Giorgi, Cubeddu, Motisi, Varano e Scotti. L’Interpol indica decine di delinquenti, di varie nazionalità: Davila Bonilla, Planias, Dossenbach, Jaho, Lu, Bah, Mali, Viera, Castaneda, Raja, Angarita Garcia, Forte, Liotti, Winogradov, Causanu, Crespu Jimenez, Pezza, Guresci, Zhang Wen e Zhang Wei, De Vito, Zhao, Pinilla Alarcon, Sheqi, Gutierrez Lemus, Boggiano, Raimondi, Radonjic, Grigore, Mauceri, Berisic, Tosoni, Daraselia, Abedini, Kbabo, Zarrouk, Maric, Delisi e Juric. 

http://www.interpol.int/en

13/02/2013

Lo sviluppo della potenza militare cinese

Stati Uniti ed Unione Europea possono offrire agli altri Paesi un sistema di sviluppo consolidato. La cooperazione economica tra Stati Uniti e Cina è però dubbia e solleva l’ipotesi di rinforzare gli accordi commerciali tra gli stessi States e l’Unione Europea. Pechino, d’altronde, ha imposto all’Asia e al mondo la propria potenza economica e geopolitica. La Cina costituisce la terza forza mondiale in ambito militare, oltre alla Nato e alla Russia. Essendo una delle potenze atomiche riconosciute dall’ordinamento internazionale, la Rpc può agevolmente imporre la propria egemonia. L’esercito cinese è diviso in settori fondamentali: missili strategici, forze al suolo, marina e aviazione.

I missili strategici cinesi

I missili atomici intercontinentali della Cina sono in grado di colpire obiettivi posti a 12.000 km. La Forza dei Missili Strategici, conosciuta come Second Artillery Corps, è il ramo dell’esercito che controlla tutti gli ordigni e dispone di 90.000-100.000 militari. Le direttive sono inviate dal centro di comando alle basi e alle unità di lancio. Pechino ha 150 missili atomici strategici: 20 DongFeng 3 IRBMs, 20 DongFeng 4 IRBMs, 20 DongFeng 5 ICBMs, 80 DongFeng 21 e 10 moderni DongFeng 31, adottati nel 2007. Inoltre, i Second Artillery Corps sono attrezzati con altri 400 ordigni atomici e con 1.000 missili convenzionali, tra cui vi sono DongFeng 15, DongFeng 11, DongFeng 21C (Mod-3) e DH-10 LACM. Le basi operative sono rilevate con numeri da 51 a 56. A Baoji, nella Provincia di Shaanxi, il campo n. 22 dell’esercito è destinato a training, deposito e supporto. I missili che possono colpire Stati Uniti ed Europa, con potenziali di diversi megatoni, sono disposti a Lingbao, Luanchuan e Huaihua-Jingzhou (DongFeng 5, ICBMs), Weinan-Hancheng, Nanyang e Tianshui (DongFeng 31). L’ordine di combattimento indica tutte le sedi di ogni base strategica: Weinan-Hancheng, Dalian-Jinzhou, Tonghua, Laiwu (unità 51 Shenyang), Chizhou, Huangshan-Qimen, Jingdezhen, Yongan, Meizhou, Ganzhou, Jinhua, (unità 52 Huangshan-Qimen), Jianshui, Chuxiong, Liuzhou, Qingzhen, Kunming (unità 53 Kunming), Lingbao, Luanchuan, Nanyang (unità 54 Luoyang), Huaihua-Jingzhou, Huaihua-Tongdao, Huaihua-Huitong, Shaoyang-Dongkou (unità 55 Huaihua), Datong, Tianshui, Korla, Delingha, Ruowu (unità 56 Xining). Il sottomarino nucleare ormeggiato a Jianggezhuang è fornito di un missile atomico con un potenziale di 2,5 megatoni (Julang-1). A ovest dell’abitato di Delingha, disposte in tre file verticali, vi sono decine di rampe di lancio per missili nucleari intercontinentali DF-4 e ICBM, forniti di ordigni con vettori a due stadi, aventi una gittata di 4.700 km, che utilizzano come combustibile acido nitrico e Udmh. A Delingha c’è un ampio sito chimico e atomico, gestito dall’azienda Qinghai Soda Co. Ltd. L’impresa mira a diventare il maggiore produttore di soda dell’Asia. La città ospita l’812a Brigata dell’esercito e altri siti nucleari. Altre basi missilistiche sono individuabili a Wuzhai, nei pressi del cosmodromo di Taiyuan e a Jiuquan, da dove sono lanciati anche i satelliti cinesi. Numerosi siti sono individuabili a Da Quaidam, Xiao Qaidam, Dalongzhen, Tongdao, Dengshahezhen, Sundianzhen, Yidu, Xuanhua, Jianshui, Kunming, Lianxiwang, Luoning e Tonghua.

Le forze al suolo dell'esercito cinese

Le forze armate cinesi sono state rinnovate e dispongono di 1.600.000 soldati, che costituiscono il 70% di tutto l’esercito, ai quali possono essere aggregati 800.000 riservisti, 660.000 poliziotti e 10.000.000 paramilitari. Il 40% delle divisioni e delle brigate è blindato e meccanizzato. La maggioranza delle armate è frazionata in 18 gruppi, comprendenti ciascuno 45.000-60.000 soldati. Ogni regione della Pla accoglie 2 o 3 gruppi di armate. Il resto delle forze è diviso in 30 distretti e svolge ruoli di sicurezza interna o di difesa dei confini. I carroarmati sono 7.500 e comprendono moderni tanks di tipo 96 o 99 e blindati derivanti dai T-54 sovietici (Type 59). L’esercito dispone di 2.000 veicoli da combattimento della fanteria, 5.500 blindati per gli spostamenti delle unità, 20.000 sistemi di artiglieria, 400 elicotteri, missili a infrarossi antitank e sistemi missilistici surface to air. L’evoluta industria tecnologica cinese fornisce connessioni satellitari, wireless networks e radio digitali. I militari possono sfruttare quindi un sistema di informazione centralizzato e coordinato. La fanteria dispone di 25 divisioni e di 33 brigate. Le divisioni blindate sono 9, con 9 brigate. L’artiglieria ha 3 divisioni e 15 brigate. Le forze al suolo hanno anche 10 squadroni di elicotteri. I 30 gruppi provinciali della polizia sono attrezzati con tanks e dispongono di 14 divisioni mobili. L’azienda Norinco (China North Industries Corporation) è uno dei fornitori specializzati dell’esercito. I contingenti dei riservisti, subordinati a vari distretti, sono coordinati in 17 divisioni e 5 brigate di fanteria, 2 divisioni blindate, 3 divisioni e 7 brigate di artiglieria, con una brigata automatizzata anti-tank. La loro difesa aerea può fornire 18 divisioni, 6 brigate e 6 reggimenti di artiglieria antiaerea. Gli ingegneri di riserva sono inquadrati in una brigata e in 16 reggimenti. La struttura militare delle forze al suolo ha gruppi per le operazioni speciali e unità di rapida reazione. La polizia è divisa in rami specializzati, divisioni mobili e forze di sicurezza, poste sotto lo stesso comando. I reggimenti della difesa chimica sono 7, quelli dei segnalatori 9, quelli della guardia costiera 2. I sistemi militari presentano armamenti moderni e antiquati: carroarmati Type 59, 62, 63/A, 79, 88, 90-II, MBT2000, 96/ZTZ96, 99/ZTZ99; veicoli da combattimento armati Type 63, 73, 77, 84, 86, ZSD89, ZSL92, ZJX93, ZHB94, WZ550 (attrezzati con sistemi missilistici anticarro), WZ523, ZZT1, WZ752, ZBD97, Type 99, ZSL2000, ZBD2000; artiglieria mobile automatizzata Type 75, 83, PTZ89, PLZ89, PTL02, PLL05, PLZ05 (Howitzer); pezzi di artiglieria pesante Type 59, 66, 83, 86 (Howitzer e AT Gun); lanciamissili Type 63, 81, 82, 90, PHZ89, PHL03; missili surface to air HongQi (2, 61A, 7, 64, 9, 12, 16), LieYing 60, S-300/SA-10, Tor M1/SA-15, HongYing 5, QianWei 1 e 2, KaiShan 1, HongYing 6; artiglieria antiaerea Type 59, 65, 74, 87, 90, PGZ88, PGZ95; missili anticarro HongJian 73, 8 e 9; obici da fanteria Type 65, 78, PF98, QLZ87, QJZ89. I sistemi logistici hanno mine, bulldozer, scavatori, gru, veicoli leggeri e pesanti, per il trasporto di merci o di soldati, con jeep interamente blindate.

La marina cinese

La marina cinese è designata a sorvegliare le coste della Rpc e ad agire in regioni distanti dai propri confini. La modernizzazione dei natanti è stata eseguita nell’ottica di affrontare un conflitto con Taiwan e per tutelare le linee di passaggio via mare, oltre al network di attività commerciali. L’intera marina dispone di 225.000 soldati ed è divisa in tre flotte (North Sea, East Sea e South Sea), composte da unità superficiali e sottomarine, dall’aviazione navale e da forze di difesa costiera. Tutte le navi sono attrezzate con lanciamissili, così come i sottomarini, forniti di testate atomiche intercontinentali. La flotta del South Sea ha anche due brigate, con 10.000 ufficiali. Le maggiori basi navali sono Qingdao, Lushun, Huludao, Ningbo, Wusong (Shanghai), Zhoushan, Wenzhou, Ningde, Yalong Bay, Fuding, Lianyungang, Shantou, Zhanjiang, Yulin (Sanya), Huangpu (Guangzhou) e Xisha (Isole Paracel). Molte di loro sono adiacenti ad aeroporti e a siti atomici. Una base dell’aviazione marina è posta nei pressi di Tuandao. Le tre flotte hanno strategie differenti, rivolte a nord verso il Giappone, la Russia e le due Coree, a est verso Taiwan e a sud verso l’Indonesia e il Vietnam. La maggioranza delle navi può sparare missili da crociera YJ-83 e missili antiaereo, anche a lunga gittata. La Rpc è la nazione asiatica con il maggiore numero di sottomarini nucleari (8 o 10, Type 94 Jin, 93 Shang, 92 Xia, 91 Han) e con motori diesel (da 50 a 60, Type 039A/B Yuan, 039/G/G1 Song, 035 Ming, 033 Romeo, 031 Golf, Project 636/877). Il numero di portaerei non è noto. L’unica nave dichiarata, la Varyag, è ancorata, a volte, al molo della base di Dalian ed è spesso in rotta verso altri obiettivi. I cacciatorpedinieri sono 26 (Type 051C Luzhou, 052C Luyang-II, 052B Luyang-I, 051B Luhai, 052 Luhu, 051 Luda, Project 956EM Sovremenny e 956 Sovremenny). La flotta di fregate ha 51 navi (Type 054A Jiangkai-II, 054 Jiangkai-I, 053H3 Jiangwei-II, 053H2G Jiangwei-I, 053H1G Jianghu-V, 053HT-H Jianghu-IV, 053H2 Jianghu-III, 053H1 Jianghu-II e 053H Jianghu-I). Corvette e vascelli per attacchi veloci sono centinaia (Type 022 Houbei, 037-II Houjian, 037-IG Houxin, 037-IS Haiqing, 037-I Haijiu, 037 Hainan, 024 Houku, 021 Huangfeng e 62C Shanghai-II). I mezzi da sbarco, atti a condurre soldati, carroarmati ed aerei, comprendono 27 vascelli Type 071, 072-III Yuting-II, 072-II Yuting-I e 072 Yukan, oltre ad un numero imprecisato di altre navi anfibie (Type 074, 074A, 073-III, 079, 724, 271-II/III, 068 e 067). Le flotte sono supportate da 20 navi per il rifornimento di combustibile (Type Fuchi, Qinghaihu e Fuqing), per i salvataggi oceanici e sottomarini (925 Dajiang, 922-II/-III Dalang, 946A Dadong, 946 Dazhou), per le riparazioni (Type 648), gli addestramenti (Shichang, Zheng He Daxing) e l’intercettazione di missili (Shiyan/ Bi Sheng). I vascelli minatori e i dragamine della marina sono 17 (Type 918 Wolei e Type 6610 T-43). Le truppe usano anche traghetti per la disposizione logistica, per il decollo di elicotteri, per i rifornimenti di merci e per l’assistenza ospedaliera (Type Fuxianhu, 904 Dayun, Qiongsha e 920). Le operazioni in mare aperto richiedono rompighiaccio e navi da traino (Hujiu e Tuzhong). Alcuni tratti del Mar Giallo sono infatti gelati, d’inverno. Per individuare missili, aerei e unità avversarie, la sorveglianza costiera dispone di 14 vascelli, attrezzati con sonar, con radar e con sistemi elettronici, meteorologici, satellitari, spaziali, ottici e acustici, destinabili anche alla ricerca (Type 851, 814A Dadie, 813, Yuanwang 5/6, Yuanwang 3, Yuanwang 1/2, Type 645,  643, 625C). La flotta anfibia potrebbe far sbarcare un’intera divisione a Taiwan. I missili da crociera, utilizzabili contro le navi avversarie, hanno molteplici codici: 54E/E, 80E, YJ-62, YJ-83, YJ-8, YJ-7, YJ-1, CY-1, HY-1/-2/-3/-4, SY-1/-2. Gli ordigni surface to air sono individuati dalle categorie S-300F/ Rif, 9M38 / 9M317, HQ-16, HQ-9, HQ-7, LY-60, PL-9C, HQ-61. I torpedo, schedati con le sigle 53-65KE, ET52, Yu-7,  Yu-6, Yu-4, Yu-3, Yu-2, Yu-1, possono essere inseriti nelle aperture da lancio dei sottomarini, o possono essere sfruttati per colpire navi e sommergibili nemici. I radar servono per monitorare sia i movimenti di unità marine ed aeree, sia i lanci di missili. La marina dispone anche di 26.000 aviatori, che utilizzano 400 o 500 aerei.

L'aviazione cinese

L’aviazione dell’esercito della Rpc è in fase di sviluppo e sta diventando una forza evoluta. La tecnologia dell’industria, d’altronde, è progredita e il comparto militare può trarre indubbi vantaggi dal supporto fornito da mezzi e sistemi duali. È stata rilevata l’introduzione di ordigni con guida di precisione, di nuovi aerei e di capacità C4ISR, un acronimo che indica le attività di comando, controllo, comunicazione, informatica, intelligence, sorveglianza e riconoscimento. L’aviazione, adesso, è quindi atta alla protezione dello spazio aereo, al supporto delle forze al suolo e agli attacchi di obiettivi al di fuori dei confini nazionali. Vi sono jets antichi e moderni, con prototipi che potranno entrare in funzione in futuro. Centinaia di J-6 (Mig-19) sono stati rimpiazzati da bombardieri e fighters J-7 (Mig-21), J-8II, Sukoi Su-27, Su-30, J-10 e J-11. I bombers Tu-22 e Tu-95 potranno sostituire i vecchi H-6 (Tu-16), destinati al trasporto di ordigni, anche nucleari. Sono stati individuati 5 reggimenti di jets JH-7 (3 inquadrati nella marina e 2 nell’aviazione). Gli obsoleti Q-5 possono adesso sganciare proiettili orientati dai laser. Oltre ad aerei da trasporto IL76 ed IL78, la Cina sta sviluppando apparecchi classe C-130 quadrielica, con motori turbo, per aumentare il proprio raggio di intervento in regioni lontane. L’aviazione dispone di 400.000 soldati, 600 bombardieri, 1.300 jets, 4 aerei radar, attrezzati con sistemi di controllo e di allarme, 90 aerei per il trasporto di truppe e di carroarmati e 30 aerei per gli incarichi speciali. L’artiglieria antiaerea ha 210.000 addetti, 500 lanciamissili e 16.000 mitragliatori. I paracadutisti sono 24.000. Le compagnie aeree ordinarie possono fornire innumerevoli quantità di aerei e di equipaggi, oltre alla divisione dei riservisti. In dettaglio, i bombardieri possono essere inquadrati in differenti categorie: H-5, Tu-4, Tu-2, H-6, JianH-7 e Qiang-5. I jets attivi sono di tipologia Jian-5, Jian-6, Mig-15, Mig-17, Su-27, Su-30, Jian-7, Jian-8, Jian-8II, Jian-9, Jian-10, Jian-11, FC1-JF17. In futuro, potranno essere introdotti anche evoluzioni dei jets Jian (J-10B, J8T). Soldati, merci, carroarmati, ordigni e combustibile per i rifornimenti in volo possono essere trasportati con aerei Type Tu-154M, An-24/26/30, An-12, IL-76MD, Hong-6U, Yun-8, Yun-7, Yun-12, Yun-5, Boeing 737, CRJ-200/700, Y-42, IL-78, Yun-9. Radar, sistemi elettrici e satellitari permettono di destinare altri aviogetti a ruoli esclusivi, come il monitoraggio e il comando (JianZhen-6, HDian-5, HZhen-5, Jing-2000, Yun-8 AEW, Yun-8/GaoXin 1, Yun-8/GaoXin 2, Yun-8/GaoXin 3, Yun-8/GaoXin 4, Yun-8/GaoXin 7, Boeing 737, Learjet 35, JianZhen-8, Y-8J, Y-8 MPA, ShuiH-5, KJ-200/GaoXin 5, Yun-8/Gaoxin 6). Il training dei piloti è svolto con jets JiaoLian-8, JianJiao-7, JianJiao-6, JianJiao-5, YunJiao-7, ChuJiao-6, L-7, L-15, JiaoLian-9. Aviazione, esercito e marina dispongono di migliaia di elicotteri, armati o attrezzabili con mitragliatori e missili: Mi-17/171, S-70C, Ka-28, HC-120, Zhi-11, Zhi-10, Zhi-9W/WA/WE, Zhi-9C, Zhi-9, AS 565 Panther, Zhi-8, SA 321 SF. Sono utilizzati dei drones (Uav, Unmanned Aerial Vehicle, veicoli aerei senza piloti, comandati da centri posti al suolo), derivanti persino dai jets J-5 e J-7: Type Chang-1, WuZhen-5, Harpy, Jian-7 Drone, ASN-206/207, ASN-104/105, ASN-15, Ba-9, Ba-5 (J-5), Ba2 e Xianglong. Per colpire altri aviogetti e obiettivi posti al suolo e in mare, gli aerei possono lanciare o sganciare ordigni air-to-air (Type R-77, R-73, R-27, SD-10, SD-11, SD-9, SD-8, SD-7, SD-5, SD-2, TianYan-90) o air-to-surface (Kh-31P / YJ-91, Kh-59, Kh-29, KD-88, KD-63, YingJi-81, YingJi-6, KAB-1500Kr, LeiShi-6, LeiTing2). I missili sono spesso guidati da raggi infrarossi, da radar o da sistemi televisivi. Esistono anche ordigni non comandati: 3000kg Bomb, 250kg LDGP Bomb, 200kg Anti-Runway Bomb, 250kg Incendiary Bomb, 250kg Cluster Bomb, 130Rocket, 90Rocket, 57Rocket. Gli ordigni hanno, ovviamente, diversi potenziali detonanti, velocità supersoniche e capacità deflagranti, che possono essere aumentate da esplosivi nucleari o chimici. Gli aerei sono alimentati da motori turbojet (WoP-14, WoP-13, WoP-7), turbofan (WoShan-10A, WoShan-9) e turboprop (WoJiang-8). I radar (Type 1473, JL-10, JL-7/A, Type 208, Type 204) e gli impianti elettrici (KJ8602A, KZ800, KG300G, GT-1E, SE-2) definiscono il sistema dell’aeronautica. Le 9 divisioni e regioni dell’aviazione si appoggiano a centinaia di basi.

I siti atomici cinesi

Gli impianti atomici che possono essere rilevati in Cina sono sicuramente più numerosi di quelli dichiarati alle istituzioni internazionali e forniscono il materiale per le testate. L’agglomerato di Harbin, nella provincia di Heilogiang, è stato indicato come possibile sito di assemblaggio e di produzione di ordigni atomici. L’esercito di Pechino era rivolto, fino al 1997, anche alla riconquista di Hong Kong, che il Regno Unito doveva restituire al governo della Cina, secondo accordi che furono rispettati e che evitarono tensioni. Le Isole Paracel (o Spratly) sono tuttora contese tra Vietnam, Rpc e Taiwan, nei confronti della cui sovranità Pechino mantiene uno storico atteggiamento di guerra. L’indipendenza di Taipei motiva gli scontri tra i rispettivi eserciti.

Le basi dell'aviazione cinese

Le basi dell’aviazione cinese sono Beijing International Airport, Fengning, Houma, Shanxi, Huairen, Linfen, Beijing Nanyuan, Beijing Shahezhen, Shahe, Beijing Tangshan, Beijing Xijiao, Datong Lanzhou, Hohhot, Liangxiangzhen, Tangguantun, Wengshui, Yangcun, Yongning, Zhangguizhuang, Zhanbgjiakou, Zunhua (nel distretto di Beijing, Raf); Anshan, Changchun, Chaoyang, Chifeng, Dalian, Dandong, Dingxin/Shuangchengzi, Fuxin, Gongzhuling, Harbin, Jinxi, Jinzhou, Jinzhou Xiaolingzi, Kaiyuan, Lalin, Mudanjiang-Donjing, Mudanjiang-Hailang, Pingquan, Qiqihar, Shanhaiguan, Shenyang Beiling, Shenyang Dongta, Shenyang Yu Hung Tun, Shuangcheng, Siping, Suizhong, Tuchengzi, Liaoyang, Puliandian, Qianyang, Wafangdian (Shenyang Raf); Aksu Wensu, Altay, Baoji, Dingxi, Dun Huang, Gonghe, Hami, Hetian, Jiayuguan, Jiuquan Shuangchenzi, Kashi, Korla, Lanzhou, Lintong, Lintao, Qiemo, Qingshui, Shan, Shihezi, Tianshui, Urumqi Diwopu, Urumqi, Uxxaktal, Wugong, Wulumuqi, Wuwei, Xian, Xincheng, Yaerbashi, Yanliang, Yinchuan/Xincheng, Yining Alinbake, Zhangye, Kucha (Lanzhou Raf); Cangxian, Dongying, Gaomi, Jiaozhou/Jiaocheng, Jinan, Jiugucheng, Kaifeng, Laiyang, Luyang, Qingdao, Qingdao-Can, Weifang, Wendeng, Xingcheng, Xuzhou Daguozhang, Xuzhou Jiulishan, Yancheng, Yantai, Yidu, Zhengzhou, Zhucheng, Linyi (Jinan Raf); Anqing, Changzing, Daishan, Feidong, Fouliang, Fuzhou, Ganzhou, Huian, Jianqiao/Hangzhou, Jiaxing, Jinjiang Chin Chiang/Qingyang, Bengbu, Liancheng, Lishe, Longyou, Luqiao, Nanchang, Nanchang Xiangtang, Nanjing, Ningbo Zhangqiao, Quzhou, Rugao, Shanghai Dachang, Shanghai Hongoiao, Shanghai Longhua, Shanghai Pudong, Shanghai Jiangwan, Shanghai Chongming, Suzhou, Taihe, Tunxi, Wauyishan, Wuhan Tianhe, Wuhu, Wuxi Shuofang, Gaoqi, Yiwu, Zhangshu, Zhangzhou/Chang-Chou, Jiujiang Lushan, Changsha, Xi’an, Yancheng, Nanyang (Nanjing Raf); Hong Kong, Baihe Ning Ming, Changde, Changsha Huanghua, Dangyang, Foluo, Guangzhou Baiyun, Guangzhou, Guangzhou mr, Guangzhou Shadi, Guilin-Liangjiang, Guilin-Tannan, Guiping Mengshu, Haikou City, Haikou Meilan Int, Hong Kong International Airport Chek Lap Kok, Huangtian, Huiyang Air Base, Jialaishi, Leiyang, Lingshui, Macau, Mei-Xian, Nanning Wuxu, Sanya/Feng Huang/Yulin, Shantou, Shaoguan, Suixi, Tian Yang, Woody Island (Paracel), Wuhan, Xiangshui Hsu, Xiaogan, Zhanjiang, Pingtan, Shantou Waisha, (Guangzhou Raf); Chengdu, Baoshan, Bandga Chudra / Qamdo, Caojiabao, Dali, Di Qing, Dangxiong, Dazu, Golmud, Jing Hong/Gasa, Kunming, Lhasa, Lijiang, Lintsang, Luliang, Luxi, Mengzi, Nyingchi Kang Ko, Qionglai, Shigatse, Simao, Wenshan, Xiangyun Midu, Xining, Yuanmou, Zhanyi, Chongqing, Guizhou, Liangping, Jiajiang, Guangzhou, Wenzhou (Chengdu Raf); Beihai, Benniu, Changzhi, Daishan, Feidong, Guiping, Jiaozhou, Yantai, Laiyang, Licang, Lingshui, Luqiao, Sanya I e II, Shanhaiguan, Woody Island, Yiwu, Hangzhou, Ningbo (Naval Aviation); Baoding, Datong I, Liaoyang, Shenyang Taoxian (Army Aviation).
 
02/02/2013 

Davos: antimafia e petrolio

L’élite economica e politica mondiale, riunita a Davos, sta definendo gli obiettivi strategici della propria azione. Tra gli argomenti da vagliare, però, non ci sono solo le bolle di liquidità, i contrasti in Siria, le opportunità di evoluzione e i Paesi sottosviluppati, o sedicenti tali. Il prezzo del petrolio è giunto a livelli insostenibili e l’Opec può tuttora operare come un cartello che condiziona irragionevolmente l’offerta di idrocarburi, visto l’utilizzo residuale di altre fonti per la produzione di elettricità. La ripercussione del costo elevato sui valori del Pil di molti Stati è ovvia. Esiste, inoltre, un altro tema di cui i leaders mondiali possono occuparsi: la mafia. La diffusione della delinquenza in ogni nazione delinea la persistenza di un fenomeno mafioso coeso in tutti i continenti. La connessione tra i diversi sodalizi implica l’espansione delle fattispecie di reato, a scapito dell’economia reale. La percentuale di attività e di proventi illeciti è giunta a logorare ampie frazioni della produzione persino negli Stati più moderni. La perdita di efficienza è lampante. Incarcerazioni, affermazione del diritto, espropri dei patrimoni e sanzioni economiche sono manovre atte a limitare i sodalizi delinquenziali. Ovviamente, l’azione di contrasto alla mafia può diventare un cardine dell’impegno degli Stati di polizia e dell’élite raggruppata a Davos.
 
26/01/2013

Vietnam

La guerra in Vietnam non costituì solamente una guerra dovuta all’occupazione statunitense nel continente asiatico: fu condotta nell’ambito di due diversi contesti internazionali. Il primo riguardò, ovviamente, la sembianza di una guerra dell’Asia nei confronti degli Stati Uniti. Il secondo elemento peculiare derivò dalla Guerra Fredda, che oppose l’America all’ideologia comunista, al blocco sovietico e ai suoi alleati, a cui l’Armata Rossa procurava ampi rifornimenti di armi per contrastare l’esercito statunitense e l’influenza di Washington in tutto il mondo. La guerra in Vietnam si estese a Laos e Cambogia. Fino al 1954, la Seconda Guerra Mondiale, l’invasione giapponese, le istanze di indipendenza e gli interventi di Cina, Francia e Stati Uniti avevano reso il Vietnam una zona notevolmente instabile. La Conferenza di Ginevra del 1954 stabilì la fine della Prima Guerra di Indocina, il ritiro delle truppe di Parigi e il confine tra Vietnam del Sud e del Nord, all’altezza del 17° parallelo. Nel 1955, la consultazione che elesse il Presidente Ngo Dinh Diem nel Vietnam del Sud statuì la formazione della Repubblica del Vietnam. Iniziò un periodo di guerriglia tra i miliziani di ispirazione comunista, i nordvietnamiti e i sudvietnamiti. Il Fronte di Liberazione Nazionale dei Viet Cong fu costituito nel 1960. La Presidenza di J. F. Kennedy ampliò lo spettro d’azione del Pentagono. Il 2 novembre 1963, Ngo Dinh Diem, che aveva svolto fino a quel momento il ruolo a lui assegnato, fu ucciso nell’ambito di un colpo di Stato. L’incidente del Golfo di Tonkin, nel 1964, rappresentò un inasprimento della guerra. I nordvietnamiti aggredirono due incrociatori statunitensi ancorati in acque internazionali. Washington rispose con una decisione volta ad ampliare le manovre belliche nella zona. Il 2 marzo 1965, gli Stati Uniti iniziarono a bombardare ampiamente il Vietnam del Nord, tramite l’Operazione Rolling Thunder. Pochi giorni dopo, l’8 marzo, le prime truppe da combattimento statunitensi approdarono in Vietnam. Gli schieramenti nemici iniziarono a confrontarsi duramente. Gli episodi e le operazioni della guerra si susseguirono. La superiorità dell’aviazione statunitense e le armi non convenzionali non furono sufficienti. La guerriglia si dimostrò incisiva. Il 30 gennaio 1968, i Viet Cong si unirono ai nordvietnamiti per lanciare la rinomata Tet Offensive, aggredendo circa un centinaio di centri urbani nel Vietnam del Sud. Gli statunitensi risposero con il massacro di Mai Lai e uccisero centinaia di civili. Entro la fine del 1968, il numero delle truppe di Washington raggiunse quota 540.000. Nel 1969, il Presidente Nixon statuì l’inizio del ritiro dei propri soldati. Nel 1970, lo stesso Nixon annunciò l’inizio degli attacchi all’adiacente Cambogia. Nel 1972, i nordvietnamiti lanciarono la cosiddetta Easter Offensive, oltrepassando la zona demilitarizzata del 17° parallelo. Il 27 gennaio 1973, di fronte all’avanzata del Vietnam del Nord, la firma degli Accordi di Pace di Parigi statuì una tregua tra le differenti fazioni. Furono stimati mlioni di morti. Il 29 marzo 1973, le ultime truppe dei contingenti americani lasciarono il Vietnam, statuendo la propria sconfitta. Nel marzo del 1975, i nordvietnamiti lanciarono l’assalto definitivo. Saigon cadde nelle loro mani. Il Vietnam del Sud si arrese il 30 aprile 1975. Il 2 luglio 1976, l’intero Stato fu unificato in una nazione comunista, individuata come Repubblica Socialista del Vietnam.

23/01/2013

La potenza atomica della Francia impiegata in Mali

Il dispiegamento delle truppe di Parigi in Mali sta proseguendo. Il numero dei soldati inviati nella nazione africana ha raggiunto quota 2.000. Il loro intervento è supportato dall’aviazione e dall’esercito di Bamako. La Francia è una potenza atomica, disponibile a ribadire la propria egemonia al di fuori del continente europeo. Il sostegno dell’Italia, nonostante i tagli economici al comparto militare, è dovuto, nell’ambito dell’alleanza atlantica. Il Presidente Hollande ha domandato il supporto degli altri Stati occidentali. I leaders africani stanno lanciando la partecipazione di contingenti congiunti, il cui apporto è risultato essere, finora, limitato. Il rapimento di decine di occidentali in Algeria ha comportato l’uccisione di numerosi ostaggi, dimostrando i sistemi illeciti usati dagli integralisti islamici. La rivolta in Mali permise al gruppo Ansar Dine e ad Al-Qaeda di conquistare ampie regioni nel nord del Paese, dopo la fine della guerra in Libia. I jets francesi hanno colpito obiettivi strategici e reparti degli integralisti, nei giorni passati, permettendo all’esercito di Bamako di riconquistare delle zone. L’intervento è definitivamente approvato a livello internazionale. 
 
20/01/2013

Grasso e la politica

La decisione politica di Pietro Grasso è diffusamente apprezzata. L’idea di accettare un seggio tra le fila del Pd di Bersani, per entrare in Parlamento, pone adesso il superprocuratore antimafia in una posizione utile. Grasso dispone infatti dell’approvazione e del supporto della maggioranza degli italiani. La sua azione alla guida della Direzione Investigativa Antimafia è riuscita a colpire il sistema mafioso, assicurando alla giustizia migliaia di delinquenti. La possibilità di impiegare l’esperienza della Dia in ambito politico è interessante. Il Governo e il Parlamento, infatti, sono i siti che esprimono innanzitutto due poteri fondamentali dell’ordinamento costituzionale dello Stato e rappresentano, inoltre, un apice del contrasto tra mafia e antimafia. La prima ha dimostrato di poter agire comodamente tramite i partiti e tramite i propri esponenti politici, giungendo a manovrare la promulgazione di leggi a proprio sostegno. L’antimafia deriva da norme impositive. Il contrasto tra i due sistemi giunge quindi ad avere dei punti di zenit nel Governo e nel Parlamento. I politici, d’altronde, non possono intaccare l’ordinamento dell’antimafia e della giustizia, senza poter essere giustamente accusati di associazionismo di stampo mafioso. La lista di esponenti assoggettabili a procedimenti giudiziari è quindi notevole. L’idea di entrare nella lotta politica e di poter fornire la propria perizia all’azione legislativa è adatta a Pietro Grasso. Oltre alle trattative tra Stato e mafia, esiste, in realtà, uno Stato-mafia, che adopera e promuove la delinquenza di stampo mafioso in tutti i propri settori. Grasso, giunto al vertice della Direzione Investigativa Antimafia, potrà condurre l’azione dell’antimafia stessa in Parlamento, senza consentire, peraltro, il varo di leggi che possano indebolirne i cardini, come le norme che affievoliscono il sistema carcerario a sostegno della delinquenza e le leggi volte ad affievolire l’azione della giustizia. L’antimafia, d’altronde, è una prerogativa per il funzionamento ottimale dell’economia… La guerra alla mafia si vince colpendo i sodalizi delinquenziali senza sosta.
 
10/01/2013

La guerra dei narcos

La guerra che implica milizie governative e narcos messicani ha procurato sinora oltre 60.000 morti. I contrasti aperti iniziarono nel 2006, vista l’iniziativa del Presidente Calderón, volta all’utilizzo di truppe per la repressione dei fenomeni dovuti al narcotraffico. Negli anni seguenti, l’escalation della contesa produsse decine di migliaia di vittime, nell’ambito delle lotte insite nel business delle sostanze illecite, che raggiunge tuttora un valore pari a oltre 40 miliardi di dollari. I dissidi tra i vari cartelli che si occupano della produzione e della vendita di allucinogeni invischiano centinaia di migliaia di adepti, riconducibili ai diversi gruppi, oltre a milioni di individui connessi alle stesse bande. Le esecuzioni e le stragi sono abituali. Negli ultimi mesi, sono stati registrati numerosi incidenti tra il cartello di Sinaloa e il sodalizio dei Los Zetas. Il Governo messicano ha disposto l’invio di una task force di 10.000 soldati, per mitigare i problemi delle regioni più esposte alla guerra, che giunge ad interessare apparati statali e politici. Gli arresti di esponenti di rilievo hanno indebolito varie gangs e le loro alleanze. I principali cartelli sono Sinaloa, Los Zetas, Beltrán Leyva, La Familia, Gulf, Knights Templar, Tijuana e Juarez. La loro appartenenza al sistema della mafia internazionale è ovvia. Inizialmente utilizzato per individuare la delinquenza italiana negli States, il termine mafia è oggi adoperato da tutte le gangs del Nord, Centro e Sud America. Ogni esponente di sodalizi criminali impiega il sostantivo <<mafia>> per sottolineare la propria adesione all’organizzazione, a livello nazionale, o internazionale, vista la diffusione della stessa in tutto il mondo e le connessioni stabilite tra i vari gruppi agenti. Guzman Loera è il leader del cartello di Sinaloa e detiene lo status di capomafia. La domanda di narcotici è assorbita dagli Stati Uniti, dall’Europa e dagli altri continenti. L’immigrazione nei pressi del confine messicano è diventata un dilemma per gli statunitensi. Los Angeles è un centro urbano grande, straordinario, affacciato sul Pacifico, culla dello sviluppo statunitense, che offre ai visitatori un ambiente produttivo e positivo, rovinato dalla presenza delle gangs. Downtown, la periferia sconfinata e le zone che alloggiano altri siti noti si estendono tra il litorale marino e i rilievi californiani. Alti grattacieli si contrappongono ad immobili bassi. Strade enormi connettono i diversi sobborghi. Los Angeles. Una parte della leggenda statunitense nasce da questo abitato, grazie, soprattutto, all’industria cinematografica, che produsse internazionalmente reazioni differenti: fu vista con piacere dall’Occidente, fu odiata dagli arabi, disapprovata dal blocco sovietico e dalla Cina, contemplata dalle altre nazioni. Le spiagge della California sono affacciate alla distesa sconfinata del Pacifico, che mostra un’ombra misteriosa, dovuta alla propria grandezza e alle specie ittiche. Le auto della polizia sfrecciano nel buio. Los Angeles è minacciata dal declino dovuto all’esistenza di mafia, bande e sodalizi delinquenziali. L’offerta di narcotici provenienti dai gruppi messicani satura il centro urbano, che costituisce, d’altronde, la maggiore domanda dell’intera zona. Ciudad Juarez è l’abitato messicano più esposto alla guerra dei narcos. Assassini, morti e stragi riempiono le strade della città. La ratio mafiosa definisce i comportamenti degli esponenti delle bande. L’esercito statunitense è destinato a speciali operazioni di confine. I messicani restano i venditori primari di sostanze illecite negli Stati Uniti.

31/12/2012

La guerra israelo-palestinese

La guerra tra israeliani e palestinesi dimostra la possibilità di ampliarsi ancora nei prossimi mesi.
 
31/12/2012

Reduci

I reduci della Guerra in Iraq affollano le strade degli Stati Uniti. Alcuni mostrano protesi plastiche alle gambe, che permettono loro di camminare, nonostante la recisione degli arti. Altri incedono grazie a sedie a rotelle. La Us Army impiegò probabilmente oltre 1.000.000 di soldati e di paramilitari nella Guerra al Terrorismo, che resta aperta sul fronte afgano. I morti e i feriti ricordano all’America l’impegno nei confronti delle nazioni islamiche. 
 
31/12/2012

Operation Denaro: catturandi e grossi arresti

I principali delinquenti non ancora incarcerati sono Messina Denaro, Varano, Scotti, Motisi, Cubeddu, Giorgi e Di Lauro. Il loro imprigionamento è atteso. L’Interpol dispone di una lista di fuggitivi persino maggiore. È indubbio che i grossi arresti riescano a indebolire definitivamente i sodalizi delinquenziali.

http://www.interpol.int/

27/12/2012

Iran

Le strutture atomiche individuabili in tutta la nazione ribadiscono la potenza atomica dell’Iran.

Natanz

Il regime di Teheran sta continuando ad arricchire isotopi di uranio. Le immagini satellitari del sito di Natanz, fornite dai providers più moderni, mostrano degli impianti sospetti, oltre alle centrifughe per la produzione di U235, poste nel sottosuolo. Secondo gli osservatori, esistono delle variazioni recenti degli impianti riconosciuti dalle maggiori entità internazionali che monitorano il centro. Ci sono altre postazioni della contraerea e possibili strutture atomiche.

 

Bushehr

I rapporti tra Iran e Stati Uniti sono deteriorati. Il sito di Bushehr è oggetto di indagini approfondite da parte dell’esercito statunitense, che sta utilizzando persino dei drones per monitorare l’attività degli impianti iraniani. Nei pressi del reattore, le immagini più recenti fornite dai satelliti dimostrano l’esistenza di strutture sospette, tra cui moderni siti atomici volti a produrre reazioni e un centro probabilmente destinato all’arricchimento dell’uranio.
 



 

Fordow

L’impianto per l’arricchimento dell’uranio di Fordow, posto a sud del Lago di Hoz-e-Soltan e a nord-est della città iraniana di Qom, è pienamente operativo. Oltre a 700 turbine, che producono isotopi di uranio con una percentuale di U235 pari o superiore al 20%, ci sono altre 2.100 centrifughe, pronte per essere poste in attività. Le immagini satellitari individuano la zona del centro e gli impianti atomici di superficie, a cui sono connessi macchinari introdotti nel sottosuolo. A ovest di Fordow, esiste un’ampia zona desertica, che potrebbe alloggiare altri bunkers sotterranei, o strutture per esperimenti e detonazioni.




 
 
25/12/2012

Le armi atomiche dell’Iran

La potenza atomica dell’Iran è indiscutibile, ma questa istanza continua a istigare i vertici dell’Aiea. È indubbio che il regime di Teheran abbia comprato ordigni e materiali nucleari, tali da far produrre al proprio esercito testate non convenzionali, aventi diverso potenziale. È altresì indubbio che il programma atomico di Ahmadinejad sia giunto a un grado di sviluppo evoluto, capace di fornire sostanze radioattive adatte a ordigni nucleari. L’Aiea sta sottolineando diversi elementi. L’entità delle Nazioni Unite, innanzitutto, ha segnalato la produzione di uranio arricchito, ma l’Iran stesso si rifiuta di fornire spiegazioni, siccome l’U235 può essere facilmente utilizzato per costituire un arsenale di testate atomiche. In altre parole, si può desumere che l’Iran non solo possiede delle bombe nucleari, ma che sta realizzando un arsenale di armi non convenzionali, che ne amplia la potenza in ambito geopolitico. L’utilizzo normale degli isotopi, per la produzione di elettricità, è solo una facile copertura per l’impiego militare. Secondo gli israeliani, il problema deve essere affrontato subito. L’Iran è infatti una potenza militare, capace di agire in tutto il mondo. Il disaccordo tra Teheran, l’Aiea, Washington e le nazioni occidentali è evidente e non può che condurre all’inasprimento delle sanzioni internazionali. I siti di Fordow e di Natanz sono in piena attività, come gli altri impianti, noti alle autorità delle Nazioni Unite, o tuttora occultati. Il sito di Parchin è solo un impianto oggetto di contesa, ma esistono decine di strutture in tutto lo Stato, che dovrebbero essere assoggettate a monitoraggio. I test esplosivi condotti a Parchin sono paragonabili ai test condotti nelle zone desertiche del Paese. Se, per gli iraniani, le sanzioni sono insostenibili, l’unica decisione rimane il blocco del programma atomico.
 
 
 11/12/2012

Il Golan e la Guerra dei Sei Giorni

Le truppe delle Nazioni Unite hanno deciso di rinforzare i propri contingenti nella regione del Golan, vista la prosecuzione della guerra in Siria e l’accrescimento delle tensioni. Sono previsti stanziamenti di blindati e di soldati, dovuti alle aggressioni perpetrate dai siriani nelle settimane passate. Le alture del Golan costituiscono una zona ricca di petrolio, contesa da Siria e Israele. Nel 1967, con la Guerra dei Sei Giorni, il moderno Stato di Israele riuscì ad occupare larghe porzioni di territori egiziani e giordani, giungendo quasi fino alle rive orientali del Canale di Suez, anticipando un’offensiva dei Paesi arabi. Grazie ad un’azione fulminea, le armate di Tel Aviv si impadronirono della regione ad occidente del Mar Morto e del fiume Giordano (Cisgiordania), portando entro i propri confini non solo l’antica Gerusalemme e la penisola del Sinai, ma anche la Samaria, Gerico, Hebron e il Golan. Dopo pochi anni, nel 1973, un’alleanza formata da Siria ed Egitto scatenò un attacco a sorpresa (Guerra del Kippur o del Ramadan) che mise in seria difficoltà le linee difensive israeliane. La reazione dell’esercito con la stella di David arginò l’avanzata nemica, sia sul fronte egiziano (Sinai), che su quello siriano (alture del Golan). Il conflitto durò dal 6 al 24 ottobre e l’aperto sostegno di Stati Uniti ed Unione Sovietica ad israeliani e arabi, rispettivamente, lo trasformò in una delle più gravi crisi mediorientali sino ai giorni nostri. In risposta all’appoggio fornito dai Paesi Occidentali al popolo ebraico, le nazioni islamiche dichiararono l’embargo del petrolio diretto al mondo industrializzato. Solo l’intervento della diplomazia, sotto la regia delle due superpotenze, fu in grado di far terminare le ostilità e di avviare le trattative per l’ennesimo armistizio. A conclusione delle operazioni militari, che avevano lasciato inalterata la situazione territoriale, il nuovo leader egiziano Anwar Sadat, con una svolta clamorosa, congelò i propri rapporti con l’Urss e si avvicinò a Washington. Cominciò così il procedimento che condusse al trattato di pace del 1978, firmato a Camp David, in forza del quale il Sinai fu restituito all’Egitto. Sadat fu condannato dagli alleati arabi come traditore della causa islamica. La Guerra del Kippur aveva dato inizio, nel frattempo, alla spirale di attentati terroristici contro lo Stato ebraico. I campi allestiti dai palestinesi divennero le basi di reclutamento e di partenza dei combattenti dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), costituitasi nel ‘64. Più tardi, al terrorismo si aggiunse la protesta dei Palestinesi. La storia di Israele e dei territori arabi occupati è la storia di una guerra infinita. La situazione del Golan ne rappresenta solo un esempio.
 
06/12/2012

Problemi governativi

Il Governo è destinato a sparire, per motivi naturali (fine della legislatura), o straordinari (dimissioni, sfiducia dei partiti). È indubbio che il Senatore Monti sia un individuo di caratura ineccepibile, capace di avere tuttora l’apprezzamento della maggioranza degli italiani. È altresì indubbio che la tecnocrazia sia incontestabile. Tutti i titolari dei diversi dicasteri, finalmente, sono dei tecnici, degli esperti posti a dirigere i settori di competenza: non sono dei semplici politici. C’è però un aspetto che il Governo Monti ha trascurato: ha varato manovre spesso impopolari, volute e imposte da partiti che altrimenti non avrebbero avuto il coraggio di agire (si vedano il Decreto svuota carceri, l’introduzione dell’Imu, l’appoggio ai palestinesi,…). Nei prossimi mesi, ci si può attendere un cambiamento di rotta, ovvero una direzione governativa volta a risolvere problemi urgentemente. Rimane l’incognita delle elezioni  anticipate, senza il sostegno del centro-destra. Politici codardi come Alfano, Bonino e Pannella hanno già dimostrato la propria incapacità. Il Governo dovrebbe riformare la legge elettorale e imporre alla finanza statale una direzione innovativa e utile, prima delle consultazioni. Tra i partiti degni di voto rimangono i movimenti di Di Pietro, Bossi e Maroni, Fini e Bersani.

06/12/2012

Fuggitivi



I maggiori ricercati tuttora in libertà sono pochi. Oltre al capomafia di Cosa Nostra, Messina Denaro, ci sono Giuseppe Giorgi, Michele Antonio Varano, Giovanni Motisi, Pasquale Scotti, Marco di Lauro e Attilio Cubeddu. Sono state diffuse informazioni in merito ai loro nascondigli, che potrebbe condurre alla cattura in poco tempo. Denaro è indicato in Sicilia, tra Castelvetrano, Mazara del Vallo e Trapani. Il capoluogo regionale, Palermo, ospita spesso Motisi. Varano è in custodia presso le autorità svizzere e deve essere solo consegnato all’Italia. Di Lauro è segnalato in Olanda. Cubeddu vive senza fissa dimora. Scotti e Giorgi non hanno ancora fornito tracce e potrebbero essere in Campania, in Calabria, o all’estero. Si attende però l’incarcerazione di tutti i fuggitivi entro i prossimi due anni.
 
06/12/2012

Siria

Una bomba è esplosa oggi a Damasco, facendo registrare almeno una vittima davanti allo stabile della Red Crescent. L’attentato è stato attribuito a terroristi connessi ad Al-Qaida. È indubbio che agenti non convenzionali, come il gas nervino, siano già stati impiegati nella guerra che sta colpendo la Siria. Lunedì, il regime di Damasco aveva negato di voler utilizzare l’arsenale di armi chimiche di cui dispone nei confronti dei siriani. Durante la stessa giornata, un bombardamento aereo ha ucciso almeno 12 individui nell’abitato di Ras al-Ain. Sono stati registrati oltre 30 feriti. Il jet ha colpito la zona di Mahata, controllata dal fronte jihadista Al-Nusra e da altri contingenti dei rivoltosi. Il resto delle città è monitorato da milizie curde. Erano già stati notati dei contrasti tra i diversi gruppi alla fine di novembre. Nelle ultime settimane, la crisi siriana ha mostrato una recrudescenza. L’artiglieria e l’aviazione di Assad hanno continuato a bersagliare i sobborghi di Damasco, per accrescere il perimetro di sicurezza della zona. L’esercito ha colpito altri centri: Yabrud, Yalda, Donma, Harasta, Irbin, Haran al-Havamid, Hajar al-Aswad e Aqraba. Il numero delle vittime della guerra, finora, ha raggiunto 41.000 unità, secondo le stime fornite da fonti non inattendibili. I morti sono centinaia, ogni giorno. La crisi in Siria rimane un elemento di rilievo in ambito internazionale. A partire da domenica, ci sono stati altri scontri nelle città di Daraya e, soprattutto, di Homs, dove un attentato ha sconvolto un isolato intero, producendo 15 morti e 24 feriti. L’autobomba era indirizzata verso i sostenitori del regime e può essere addebitata ai rivoluzionari. I soldati di Assad utilizzano missili, artiglieria pesante e aviazione. Gli assalti dell’esercito hanno bloccato un periodo propizio agli insorti. Gli esperti dell’intelligence occidentale avevano già segnalato l’utilizzo dell’aeroporto internazionale di Damasco per l’importazione di armi dall’Iran, destinate al regime di Assad. Lo scalo è stato oggetto di fieri contrasti durante la scorsa settimana, essendo un obiettivo strategico. I rivoluzionari avevano iniziato ad occupare il sobborgo di Marj a-Sultan, posto a margine della connessione tra l’aeroporto stesso e il centro urbano di Damasco. I duelli si erano quindi estesi alle zone confinanti, facendo sospendere alcuni voli di linea. I soldati del regime hanno risposto tramite un’offensiva di terra e tramite bombardamenti delle aree nemiche. I jets hanno bersagliato obiettivi dei ribelli. La reazione del regime ha bilanciato l’avanzamento dei rivoltosi nelle province di Homs, Deir al.Zor, Idlib e Aleppo, che rimane praticamente isolata, visto il blocco delle maggiori vie di collegamento. Gli insorti sono riusciti a conquistare numerose basi nemiche e a requisire blindati e artiglieria, ampliando la propria influenza nell’intera nazione. I guerriglieri siriani hanno persino sparato dei proiettili oltre il confine con il Libano. Gli scontri tra sunniti e alaviti si sono estesi al centro urbano libanese di Tripoli.
 

Film: Marj al-Sultan Atomic Power Plant

06/12/2012

La potenza atomica dell'Iran

L’Iran ha intercettato e catturato nei giorni passati un drone statunitense entrato nel proprio spazio aereo. L’Uav (Unmanned Aerial Vehicle), il velivolo aereo senza pilota ScanEagle, stava eseguendo scansioni di informazioni sopra il Golfo Persico. Un’unità navale dei Guardiani della Rivoluzione lo ha avvistato e requisito. L’intelligence degli Stati Uniti sta valutando l’osservazione del reattore di Bushehr, dove l’Iran potrebbe già aver prodotto plutonio da utilizzare per armi atomiche. Le immagini e le registrazioni del sito sono state fornite da altri drones americani, operanti nella regione del Golfo. Un drone attivo nella zona era stato avvistato all’inizio del mese passato. I jets iraniani avevano cercato di colpirlo. L’Iran dispone di una flotta abbastanza evoluta e di sottomarini. Gli Stati Uniti hanno fornito a Teheran una deadline per avviare la cooperazione con l’Aiea. Entro marzo, il regime dovrà fornire spiegazioni e risultati alle autorità internazionali. La Repubblica presieduta da Ahmadinejad è indubbiamente impegnata nella realizzazione di testate atomiche, che le permettono di difendersi da altre potenze e di statuire il proprio ruolo egemone, in veste di componente dell’alleanza dei Paesi non allineati e dell’Internazionale Islamica. Yukiya Amano, Direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) ha indicato gli scarsi progressi registrati nelle trattative tra lo stesso ente delle Nazioni Unite e gli iraniani, che non hanno fornito ancora il permesso di monitorare le attività svolte nel sito di Parchin. Amano si è detto convinto del fatto che la controversia con l’Iran possa essere risolta tramite soluzioni diplomatiche. Il centro di Parchin è stato segnalato come possibile sito per la conduzione di test atomici, destinati alla preparazione di ordigni. Posta di fronte agli impianti di Hemmat, la struttura è nota per gli esperimenti svolti in passato. La quantità di uranio altamente arricchito a disposizione del regime di Teheran è aumentata. Indubbiamente, il materiale radioattivo potrà essere utilizzato per armi atomiche e per fini duali. Tra Parchin e Hemmat, si estende un’ampia zona di suolo, segnata da ingressi che fanno sospettare la presenza di bunkers sotterranei. Si vedono torri cilindriche e porte. L’intero appezzamento può essere rivolto alla sperimentazione di deflagrazioni. Hemmat, d’altra parte, è il centro che produce missili, vettori e testate, grazie allo sviluppo dell’industria elettrica ed aerospaziale. Le immagini satellitari rivelano l’esistenza di ambienti sospetti in tutta l’area, posta sotto la sorveglianza dei Pashdaran (i Guardiani della Rivoluzione). La Spagna è stata coinvolta in un traffico di tecnologia destinata all’industria atomica dell’Iran. L’impianto per l’arricchimento dell’uranio di Natanz è in attività. Le 3.000 centrifughe della struttura riescono a sintetizzare isotopi con una percentuale di raffinazione pari al 20%, oltre il limite richiesto per usi normali (3% di U235). Tutti gli altri siti atomici rilevabili in Iran dimostrano il grado di evoluzione del settore, ma sono spesso sottratti alla supervisione dell’Aiea. L’industria atomica dispone di grandi siti, a cui si sommano impianti nucleari minori. Le strutture atomiche destinate a produrre elettricità, soprattutto, meriterebbero maggiore attenzione, visto che sintetizzano plutonio come elemento derivante dalle reazioni. Il regime di Teheran è intenzionato a proseguire le procedure di arricchimento dell’uranio, accrescendo il numero di centrifughe operanti. Nonostante le domande delle autorità internazionali, volte a imporre la chiusura dell’impianto di Fordow, la riduzione delle percentuali di raffinazione (giunte al 20%) e l’alienazione del materiale fissile di proprietà, l’Iran ha quindi ribadito l’intenzione di continuare il programma atomico osteggiato dall’Occidente. Il tavolo delle trattative è tuttora povero di argomenti aggiornati. La maggioranza delle nazioni che costituiscono il <<board>> dell’Aiea potrà denunciare l’Iran alle Nazioni Unite e far applicare altre sanzioni internazionali. L’Europa ha adottato una posizione identica a quella statunitense. È inutile attendersi che l’Iran smetta il proprio programma atomico. I grandi Stati devono adesso confrontarsi con un’altra potenza atomica. È indubbio, d’altronde, che l’esercito di Teheran sia in possesso di armi atomiche, di diverso potenziale, comprate o prodotte internamente. Le sanzioni nei confronti della Repubblica islamica restano inalterate. Ovviamente, nonostante le smentite, i programmi nucleari dispongono di tecnologie duali e possono essere volti a fini militari. L’impianto di Fordow è pienamente operativo: dispone di 700 centrifughe e di altre 2.100 attivabili. Il reattore di Arak è altrettanto funzionale per la sperimentazione di armi atomiche. È indubbio che l’Iran conduca e abbia condotto ricerche volte alla produzione di testate atomiche, nonostante la firma del Trattato di Non Proliferazione. La posizione dell’Iran è simile a quella di Pyongyang, che lasciò lo stesso trattato (Npt) e sperimentò sia missili, sia armi atomiche. Ahmadinejad è diventato uno dei grandi leaders mondiali, tramite l’affermazione della propria potenza atomica, che intende accrescere.
 
 
04/12/2012

Iraq

L’Iraq è tuttora assoggettato a tensioni. Il premier iracheno Nuri al-Maliki ha indicato due giorni fa la presenza di <<divisioni etniche>>, dopo che le negoziazioni volte a ridurre i contrasti tra i curdi e gli stessi iracheni sono giunte ad una fase di impasse. Il numero di individui uccisi da attentati in Iraq è cresciuto nel mese di novembre, per colpa, soprattutto, degli attacchi condotti durante gli ultimi giorni del periodo. Il bollettino iracheno indica 166 morti e 252 feriti. Il fatto pone dei dubbi in merito all’azione del sistema di sicurezza. La formazione del Comando Operativo del Tigri, le cui mansioni sono rivolte al nord dell’Iraq, ha comportato una risposta negativa da parte dei leaders curdi, che vogliono incorporare la regione nel proprio Stato. L’esistenza stessa del Comando ha fatto interrompere il dialogo tra il Governo iracheno e gli ufficiali curdi. Una guerra tra le differenti entità non è probabile. L’Esercito Iracheno mantiene il diritto di agire in tutte le parti dell’Iraq. Secondo al-Maliki, il compito di Baghdad e della regione curda consiste nel superare le tensioni, senza interventi esterni. Le divisioni settarie tra sunniti, sciiti e curdi, quindi, nonostante la fine della guerra in Iraq, restano dei dilemmi da affrontare. Durante la settimana passata, i massimi livelli delle autorità federali irachene e curde avevano deciso di attivare dei comitati di coordinamento tra le rispettive unità, per calmare la situazione esistente. Diviso tra cinque nazioni, il Kurdistan è noto per le istanze di indipendenza avanzate dai propri abitanti, che le stanno proponendo in modo insistente nei confronti di Baghdad. Le zone interessate dai recenti problemi sono state poste sotto il monitoraggio di contingenti iracheni e di truppe aggiuntive, grazie al coordinamento tra l’esercito statale e le milizie curde. La decisione è stata presa alla presenza di esponenti iracheni (Falah al-Fayadh e Faruq al-Araji), statunitensi (Robert Caslen) e curdi (Jabbar Yawar e Anwar Haj Othman). Il premier della regione interessata dagli scontri, Barzani, ha promosso il ritorno alla normalità, dopo che i guerriglieri curdi si sono scontrati con le forze di Baghdad nell’abitato di Tuz Khurmatu. Il Kurdistan rimane una regione ricca sotto il profilo economico, visti i giacimenti di idrocarburi di cui dispone. La ricerca di petrolio è destinata ad aumentare, grazie ai contratti firmati con varie compagnie. La rivoluzione siriana pone altre istanze alle autorità di Baghdad, secondo cui il sistema di monitoraggio dello spazio aereo iracheno non è adatto al controllo di tutto il proprio territorio, nonostante l’impegno volto ad impedire il rifornimento di armi alla Siria. La proliferazione atomica resta un'istanza di rilievo per l'Iraq, visto il numero di siti esistenti.
 
 
03/12/2012