L’élite economica e politica
mondiale, riunita a Davos, sta definendo gli obiettivi strategici della propria
azione. Tra gli argomenti da vagliare, però, non ci sono solo le bolle di liquidità,
i contrasti in Siria, le opportunità di evoluzione e i Paesi sottosviluppati, o
sedicenti tali. Il prezzo del petrolio è giunto a livelli insostenibili e
l’Opec può tuttora operare come un cartello che condiziona irragionevolmente
l’offerta di idrocarburi, visto l’utilizzo residuale di altre fonti per la
produzione di elettricità. La ripercussione del costo elevato sui valori del
Pil di molti Stati è ovvia. Esiste, inoltre, un altro tema di cui i leaders
mondiali possono occuparsi: la mafia. La diffusione della delinquenza in ogni nazione delinea la persistenza di un fenomeno mafioso coeso in tutti i
continenti. La connessione tra i diversi sodalizi implica l’espansione delle
fattispecie di reato, a scapito dell’economia reale. La percentuale di attività
e di proventi illeciti è giunta a logorare ampie frazioni della produzione
persino negli Stati più moderni. La perdita di efficienza è lampante. Incarcerazioni,
affermazione del diritto, espropri dei patrimoni e sanzioni economiche sono
manovre atte a limitare i sodalizi delinquenziali. Ovviamente, l’azione di
contrasto alla mafia può diventare un cardine dell’impegno degli Stati di
polizia e dell’élite raggruppata a Davos.
26/01/2013