Baghdad, 6 febbraio 2009
Fabrizio
Quattrocchi fu ucciso nel
<<Lavoravo
per una compagnia di sicurezza privata, formata da managers iracheni e
americani -, spiega -. Proteggevamo degli statunitensi e procuravamo dei
dollari per gli iracheni. Dovevamo proteggere differenti posti: l’Hotel
Babylon, il Ministero degli Affari Esteri, l’International Zone. Oltre a
Fabrizio, c’erano Cris, Paolo (probabilmente Paolo Simeone, n.d.r.) e Valeria (Castellani), la
fidanzata di Paolo, che parlava un ottimo inglese. La nostra base era all’Hotel
Babylon. Potevamo disporre della piscina e del ristorante. L’Iraq era
pericoloso nel 2004. La situazione si deteriorò per colpa degli attacchi dei
miliziani. Gli italiani mi fornirono un’arma e mi mostrarono delle immagini di
quando erano in Italia, nei nightclubs. Li portai a mangiare a casa mia.
Partirono dopo pochi giorni. Finirono il periodo del proprio contratto e
decisero di tornare in Italia. Erano guardie del corpo per statunitensi.
Domandarono a un iracheno, Abu Haider, di procurare delle jeep Chevrolet. Io
dissi loro di non andare verso la Giordania. Paolo decise di viaggiare tramite
la Giordania. Seppi dell’uccisione di Fabrizio da un’impiegata americana, che uscì
dal Ministero degli Affari Esteri piangendo. Disse che Fabrizio era stato
ucciso…>>
Jassen
conferma inoltre l’esistenza di squadre della morte, poste sotto la gestione
governativa e agli ordini del Ministro dell’Interno Bayan Jabor, attive durante
la prima fase dell’occupazione Usa. Operando sotto lo stemma dei servizi di
sicurezza dei Ministeri dell’Interno e della Difesa, utilizzando camionette e
armi, i componenti degli squadroni sfruttarono il proprio ruolo ufficiale per
arrestare, imprigionare, torturare e uccidere persone nell’ambito degli scontri
tra sciiti e sunniti. Bayan Jabor assunse l’incarico di Ministro delle Finanze
nel governo di Nouri al-Maliki. Esiliato durante la dittatura di Saddam, Jabor,
uno sciita, si vendicò, probabilmente, delle angherie subite. Non fu l’unico.
Le squadre della morte causarono centinaia di vittime, trovate ammanettate nei
sobborghi di Baghdad. Il partito sciita per la Rivoluzione Islamica, Sciri,
dispose ampiamente dell’azione dei killers e dei miliziani della Brigata Badr.
Conoscevo bene
l’Hotel Babylon. Era stato il primo albergo in cui soggiornai dopo essere
arrivato a Baghdad all’inizio del mese di dicembre del 2008. Mi ricordo la
sparatoria nel quartiere che riuscì a filmare non appena arrivato in camera.
L’Hotel Babylon, come la maggior parte delle strutture ricettive della città,
era nella zona rossa, nella Red Zone, dove non c’era nessun controllo. Verso
l’imbrunire, dopo aver girato per la città durante tutto il giorno, mi piaceva sedermi
di fronte all’ingresso dell’albergo, davanti ad uno dei negozietti che
costeggiavano la via, per bere una bibita e fumare qualche sigaretta. Vedevo
uomini vestiti di nero che fermavano le loro auto al margine della strada.
Sospettavo che potesse trattarsi di miliziani.
Il giorno dopo
aver incontrato Jassen, tornai all’Hotel Babylon. Nella hall, chiesi ad una
delle guardie di poter parlare con il direttore. Volevo notizie riguardanti
Fabrizio Quattrocchi. L’uomo lasciò la sua pistola sul tavolino e si allontanò.
Dopo pochi minuti, tornò e mi disse che non c’era nessuno che avesse
informazioni. Nel frattempo, un suo collega mi aveva offerto una bottiglietta
d’acqua, che bevvi rapidamente. Rientrai quindi al mio alloggio attraversando
Baghdad nella consueta, magica, tetra, spettacolare atmosfera che la città in
guerra assumeva di notte.