Kabul è un centro urbano triste.
La miseria esprime uno degli aspetti di una guerra che finirà solamente nel
2014. La zona più antica, tuttora costituita da casupole fatiscenti, resta e
rimarrà il simbolo di una delle città più arretrate del mondo. L’atmosfera bluastra
dell’oscurità è interrotta a tratti dalle rare illuminazioni di abitazioni
poste al riparo di muri e di barricate. Kabul. Ogni guerra ha segnato
irreparabilmente le infrastrutture dell’abitato. L’invasione sovietica, il
regime dei Talebani e gli attacchi degli statunitensi e dei loro alleati
implicarono decenni di instabilità, che ostacolò lo sviluppo di tutto
l’Afghanistan. La guerra adesso è quasi finita. Le rovine di Kabul rompono però
un Velo di Maya e mostrano le macerie tipiche di ogni belligeranza. Gli
investimenti recenti hanno rinnovato alcune parti dell’abitato, ma sono
sostanzialmente improduttivi. La condizione di sottosviluppo non è lampante per
gli afgani, abituati a vivere in una nazione arretrata, che impiegherà anni per
giungere a livelli apprezzabili.