Durante la guerra, Baghdad era un
inferno. Gli attentati, le vittime, gli spari, le autobombe e le strade
distrutte dalle esplosioni contraddistinguevano un abitato urbano parzialmente
sottosviluppato. I checkpoints, il filo di ferro, i palazzi del potere, il
Tigri, i carroarmati, le muraglie e le barricate disegnavano un dedalo
inestricabile. Baghdad oggi è tuttora il maggiore centro nevralgico dell’Iraq. Le
frasi dei muezzin rompono l’atmosfera silenziosa dell’oscurità. I problemi non
sono finiti. La ricchezza principale della nazione è costituita dagli
idrocarburi. Lo sviluppo è limitato. Tra due decenni, forse, gli iracheni
riusciranno a vivere in uno Stato evoluto.