Quando arrivo a
Rosarno, mi fermo ad un autogrill. Ci sono un po’ di uomini seduti davanti al
bar. Altri sono fermi nei pressi di un furgone. Bevo un caffè, compro un
pacchetto di sigarette e ne fumo una in compagnia degli astanti. Faccio loro
vedere che sto bene. L’anno scorso, non riuscivo quasi a muovermi per colpa del
mal di schiena, dopo le dimissioni dalla società per cui lavoravo. Riprendo l’auto
che ho noleggiato e riparto. È diventato buio. La strada che attraversa l’estremità
dell’Aspromonte è agevole. Una lunga galleria permette di superare il
promontorio che delimita lo spartiacque tra i due mari. Mi piace l’Aspromonte.
La mattina
seguente raggiungo San Luca. La strada è agevole, anche se l’asfalto è spesso
sconnesso. Guardo l’architettura delle case di Locri. Poi mi dirigo verso le
alture della campagna. Il paesaggio è brullo, la vegetazione rada: si ha ancora
l’impressione che le possibilità di sviluppo siano notevoli. Oggi è il 2
settembre, Festa della Madonna della Montagna, cara a tutta la popolazione e
venerata dai vertici della ‘Ndrangheta. San Luca è un comune esteso, in termini
di superficie complessiva. Raggiungo il centro. In virtù dei lavori in corso
sulla strada che conduce al Santuario di Polsi, quest’anno la celebrazione si
svolge presso la chiesa della parrocchia di Santa Maria della Pietà. La statua
della Madonna è stata condotta da Polsi a San Luca.
Parcheggio come
posso, nel caos che si è creato di persone e di macchine. Quando arrivo alla
chiesa, inizio ad essere avvolto dai festeggiamenti. Ragazze e ragazzi danzano,
suonando dei tamburelli, accerchiati dalla folla. In poco tempo, il santuario
si riempie. E’ attesa anche l’omelia del vescovo. Arrivano le autorità locali. Inizio
a bere un caffè in un bar. Poi mi lascio trascinare dal ritmo festoso dei balli
e dei tamburelli dei giovani. Lo spettacolo è straordinario. Rimango tra di
loro per un po’ di tempo, fino al momento in cui decido di assistere alla messa,
relegato sulle scale del portone principale. La temperatura fresca della chiesa
fornisce un po’ di sollievo. Intravedo un altro bar. Prendo un caffè e una
birra. Il barista mi chiede se apprezzo l’ospitalità del Sud. Gli rispondo di
sì, perché al Nord sono in faida e ho spesso a che fare con persone schifose. Finisco
la consumazione e rimango seduto sulle panchine a fianco della porta, tra la
gente.
Ogni tanto,
vedo degli uomini vestiti in modo elegante. Capisco che sono i boss. Il Crimine
ha in San Luca un luogo di riferimento. I ragazzi sono il sotto-Crimine. Si presentano
così. Racconto al telefono i dettagli riguardanti l’esperienza di Osirak, in
Iraq. Gli astanti mi confermano l’informazione che avevo già percepito il
giorno precedente: come Capo-Crimine è stato nominato il rappresentante del mandamento
della Montagna, con la maggioranza dei voti, preferito al mandamento della
Piana (che comprende Rosarno e Gioia Tauro), connesso al clan Pesce. La
Montagna, cioè il mandamento che ha in San Luca il proprio epicentro, è quindi
ancora una volta al vertice del Crimine, ovvero della struttura apicale della ‘Ndrangheta.
Vengo raggiunto
da un gruppo di uomini, che si siedono nello spazio con le panchine. Sono di Gioia
Tauro. Uno di loro mi riconosce. È il titolare del bed & breakfast dove avevo
soggiornato lo scorso anno. Scambiamo qualche parola. La funzione è finita. I partecipanti
affluiscono nelle strade. Alcuni di loro entrano nel bar. Bevo ancora un caffè,
accompagnato da un bicchiere d’acqua. Finisco di fumare qualche sigaretta. Mi dicono
che io devo pensare alla gente, alla popolazione. Ascolto i giovani. Mi confermano
che occorre ripensare agli investimenti al Nord, che occorre riportare i
capitali in Calabria e che spesso gli investimenti stessi si sono rivelati
improduttivi, anche se hanno permesso il riciclaggio dei soldi provenienti
dalle attività illegali. Si sente dire che i ragazzi devono mantenersi puliti,
senza precedenti, perché altrimenti potrebbero avere dei problemi nel corso
della vita lavorativa. Mi suggeriscono di procurarmi “un ferro”.
Quando la
celebrazione è finita, seguo alcuni partecipanti e mi dirigo verso le strade in
cui era possibile parcheggiare. Riprendo l’auto. Il navigatore non funziona e
quindi mi oriento da solo nelle vie di San Luca, fino ad arrivare alla
provinciale che conduce al litorale. Guardo la natura. Pochi appezzamenti sono
costellati da rovi, cespugli, alberi, prati e rocce. Mi fermo a mangiare
qualcosa in un bar completamente ristrutturato, piacevole. A Locri, mi aspetta
una macchina, a fianco della strada. È una Bmw. La sera, mi fermo a mangiare in
riva al mare. Si vedono le barche dei pescatori che hanno salpato dal porto per
gettare le proprie reti. Durante il percorso verso Reggio Calabria, il giorno dopo,
mi fermo a Gioia Tauro. Scelgo un bel bar, ristrutturato a nuovo, e consumo una
colazione abbondante. Mi fa piacere rivedere la cittadina portuale e i suoi
abitanti.
02.09.2025
Dott. Alessandro Ceresa