Giunsi a Palermo per la prima volta nel 1980. Mi ricordo le vie e i palazzi, durante l’attraversamento della città. Negli ultimi decenni, il capoluogo siciliano mi ha ospitato varie volte. Guardo il centro urbano, con rinnovato interesse. Immobili storici e giardini si alternano a palazzi più moderni. Penso a quali interventi si potrebbero fare, con l’approvazione della Sovrintendenza, per le strutture antiche.
Poco prima, avevo raggiunto il
quartiere Pagliarelli, di cui Motisi è boss indiscusso. La casa circondariale
sovrasta gran parte della zona, formata da molteplici palazzine grigie. Mi sono
fermato in un baretto posto nelle vicinanze, davanti ad un parco. Sento parlare
di un “ristorante sulla salita”. Penso al carcere. Direi che l’avventore del
bar potrebbe utilizzare anche il termine “albergo”. Pagliarelli è un quartiere
un po’ degradato, in alcuni tratti, ma ci si può vivere bene. Come in altre
città, si potrebbe apprezzare un numero maggiore di esercizi pubblici: bar,
ristoranti e bistrot rendono di solito la vita urbana più piacevole.
Dopo l’arancino di Ganci, raggiungo il Molo Trapezoidale, un’ampia distesa di locali di nuova realizzazione, situata tra le anse del porto. Le famiglie la attraversano tranquille, nel fresco della sera. Ci sono ristoranti gourmet, spazi d’acqua.
Prendo un
tavolo e mi ritrovo nell’ospitalità siciliana, che peraltro posso apprezzare
durante tutta la mia permanenza. Quando finisco di cenare, raggiungo una piazzetta
con una gelateria. Bevo un caffè, scambio due parole con la barista e chiamo un
taxi. Rientro in hotel.
Raggiungo l’attico. Passo un po’
di tempo ascoltando le voci degli addetti dell’hub della stazione ferroviaria
di Giachery. Le loro voci, nell’oscurità, sono quasi un canto, alla luce della
luna. Sono voci forti, di uomini che lavorano tutta la notte, anche perché di
giorno la temperatura raggiunge quasi 40 gradi.
La mattina dopo, cerco un treno
per Bagheria, ma c’è uno sciopero. Provo a contrattare il tragitto con un
tassista, che si rifiuta di portarmi a Bagheria, come se ci fosse qualcosa che
non va. Avevo sentito dire che Motisi aveva investito in quel centro e volevo
capire se l’informazione era valida. Però, nessuno è disponibile, ad un prezzo
accettabile, a portarmi nella cittadina quasi adiacente a Palermo.
L’autista mi convince ad
accettare un passaggio fino alla spiaggia di Mondello, la spiaggia dei palermitani,
posta in un’incantevole baia, con le acque azzurre e cristalline, dove si sente
dire che ci sono gli investimenti della Cupola. Guardo i dintorni, prendo un
caffè e mi dirigo verso i bagni. La sabbia e il mare caldo mi accolgono per qualche
ora. Mondello è una delle spiagge più belle d’Europa. Rimango sdraiato a fianco
di una bellissima ragazza con un costume rosa.
Rientrando in città, osservo con
interesse le lussuose abitazioni che costeggiano le vie. Avrei voluto mangiare
alla Trattoria Da Ciccio, ma è chiusa per il riposo settimanale. Decido di
orientarmi prima verso il Grand Hotel et Des Palmes, dove prendo un aperitivo,
per poi esplorare i dintorni del Teatro Politeama, dove i visitatori affollano
i ristoranti dell’area pedonale. Finisco la serata seduto al tavolo di un bar,
da solo, raggiungendo quindi la camera e crollando per la stanchezza.
Quando mi sveglio, faccio il
check-out e lavoro un po’. Sento un mio cliente palermitano. Si offre di
portarmi a pranzo e poi di condurmi fino all’aeroporto. Guardo il percorso che
ci conduce a Sferracavallo. Il quartiere Zen è noto per i problemi legati alla
criminalità. A fianco, vi è un’ampia zona con villette residenziali, che
stridono in contrasto con l’edilizia popolare. L’urbanizzazione del resto del
tragitto è a tratti affascinante. Case a due piani, non moderne, ma ben tenute,
si affacciano ai bordi della strada. Le mura color pastello dipingono il
quartiere.
La Baia del Corallo profuma di
mare, di sale, di salsedine. I ristoranti sono affacciati sul litorale. Scegliamo
la Trattoria Il Delfino. Poi raggiungiamo l’aeroporto, tramite lo svincolo di
Capaci.
Bollettino di guerra: negli
ultimi mesi, a Palermo e nei centri adiacenti sono state registrate ancora
alcune vittime di mafia. Gli arresti condotti nel solo 2025, peraltro, sono
centinaia.
14.07.2025
Alessandro Ceresa








