Ninni Cassarà fu ucciso il 6 agosto 1985 da un gruppo di fuoco di Cosa Nostra. Uno dei killer era Giovanni Motisi, che oggi è probabilmente il latitante più ricercato d’Italia. Tra gli uomini che spararono, c’erano anche Giuseppe Giacomo Gambino, capo della famiglia di Resuttana, Nino Madonia, figlio del boss Francesco, Giuseppe Greco, Mario Prestifilippo, Agostino Marino Mannoia, Giuseppe Lucchese e Francesco La Marca. Secondo le rivelazioni del pentito Salvatore Cancemi, ex boss di Porta Nuova, l’assassinio del capo della sezione investigativa della Mobile, in cui morì anche l'agente Roberto Antiochia, fu richiesto direttamente dalla Cupola della mafia, dai vertici di Cosa Nostra e soprattutto da Totò Riina, Michele Greco, Bernardo Provenzano, Francesco Madonia e Bernardo Brusca.
Quel giorno, si legge nelle memorie del Ministero dell’Interno, il vicequestore Cassarà, attorno alle ore 15.30, stava rientrando nella propria abitazione di via Croce Rossa per il pranzo, scortato <<da un’Alfetta blindata e da tre agenti di Polizia: Roberto Antiochia, Natale Mondo e Giovanni Salvatore Lercara>>. Una volta giunto all’abitazione e dopo aver salutato la moglie, Laura Cassarà, affacciata al balcone dell’appartamento, <<un commando di nove uomini, armati di kalashnikov>>, sparò, <<affacciandosi dallo stabile di fronte, in direzione di Cassarà>>, appena sceso dalla macchina blindata. <<Nell’agguato, furono esplosi più di duecento colpi d’arma da fuoco>>, che portarono alla morte del vicequestore Cassarà sulle scale di casa propria, spirato fra le braccia della moglie, accorsa per soccorrere il marito. Ninni Cassarà lasciò tre figli. Il commando che eseguì l’omicidio attese per ore che la vittima rientrasse a casa.
25.05.2025
Alessandro Ceresa