La Giustizia Internazionale delle Nazioni Unite inizierà domani all'Aia altre udienze del procedimento che riguarda Ratko Mladic. Originario di Bozinovici, un abitato posto nella zona di Kalinovik (in Bosnia-Erzegovina), dove nacque nel 1943, Ratko fu addestrato all’accademia militare di Belgrado, inquadrato, inizialmente, come ufficiale nei ranghi dell’Esercito Jugoslavo di Tito (Jna, Jugoslovenska Narodna Armija). Il giovane Mladic diventò rapidamente comandante di un plotone, di un battaglione e di una brigata. Nel 1991, Mladic fu destinato al fronte croato, come Comandante del 9° Corpo d’Armata della Jna, di stanza a Knin, consolidando le posizioni dei serbi in Krajina e conquistando il proprio grado di superiore all’inizio della Guerra in Bosnia. Il 4 ottobre 1991, il Presidente della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia lo promosse Maggiore Generale. Il 24 aprile 1992, Ratko diventò Luogotenente Generale e il 25 aprile conseguì la nomina di Capo di Stato Maggiore / Vice-Comandante del Quartier Generale del Secondo Distretto Militare dell’Esercito Jugoslavo a Sarajevo, assumendo il ruolo il 9 maggio 1992. Il 10 maggio, Mladic assunse il comando degli Headquarters. Il Parlamento Serbo-Bosniaco costituì l’Esercito (Vojska) della Repubblica Srpska (Vrs) il 12 maggio 1992, utilizzando una falange dei contingenti jugoslavi, che lasciarono la Bosnia. Lo stesso giorno, Ratko Mladic fu designato Comandante dello Stato Maggiore della Vrs e mantenne la stessa mansione fino alla fine del 1996. La guerra era già scoppiata. Le dichiarazioni di indipendenza della Bosnia, della Repubblica Srpska e della frazione croata (Herzeg-Bosnia) avevano fatto iniziare i contrasti. Le azioni dei movimenti etnici e dei gruppi paramilitari avevano comportato le prime vittime. L’escalation sprofondò le parti implicate nella guerra aperta, nell’ambito del periodo contraddistinto, in ambito geopolitico, dalla fine della Guerra Fredda. La Vrs utilizzò tutti gli armamenti ricevuti dalla Jna. Ratko Mladic condusse le operazioni dei propri contingenti e ordinò la maggior parte delle manovre svolte dai soldati nei confronti delle truppe bosniache. In veste di Comandante dello Stato Maggiore, Mladic era titolare di poteri di direzione e di coordinamento dei generali a lui sottoposti, facenti capo alle divisioni della Vrs: Corpo Drina, 1° Corpo Krajina, 2° Corpo Krajina, Corpo Sarajevo-Romanija, Corpo Herzegovina e Corpo Bosnia Orientale. Il Comandante Supremo, Radovan Karadzic, elencò obiettivi strategici da perseguire. L’Esercito della Repubblica Srpska e i gruppi paramilitari imposero la propria autorità entro i confini regionali e iniziarono ad aggredire le altre zone. I residenti non-serbi furono uccisi, deportati, perseguiti, sterminati, chiusi in campi di concentramento e trattati crudelmente. Gli abitanti di etnia araba risposero tramite sistemi altrettanto cruenti, grazie al supporto fornito sia dall’Esercito Bosniaco di Izetbegovic, sia da militanti provenienti dall’Iran e da altre nazioni islamiche. I croati avanzarono truppe nella Bosnia Centrale. Le posizioni della Vrs nella Krajina bosniaca furono rinsaldate. Il centro urbano di Sarajevo fu sottoposto a 44 mesi di assedio, durante i quali l’abitato fu sistematicamente bersagliato da ordigni, colpito da cecchini e mantenuto in stato di terrore. I serbo-bosniaci assalirono la provincia della Cerska. Altre municipalità caddero sotto i loro attacchi. Gli scontri si ampliarono a innumerevoli centri, tra cui Bihac-Ripac, Bijeljina, Bosanska Gradiska, Bosanska Krupa, Bosanski Novi, Bratunac, Brcko, Doboj, Foca, Kalinovik, Kljuc, Kotor Varos, Nevesinje, Novi Grad, Prijedor, Rogatica, Sanski Most, Srebrenica, Teslic, Vlasenica, Vogosca e Zvornik. Il massacro di Markele, nel 1994, permise all’Occidente di iniziare gli interventi aerei. Nel mese di luglio del 1995, l’enclave di Srebrenica e Potocari, stabilita dalle Nazioni Unite, fu espugnata dalla Vrs. L’uccisione di oltre 8.000 individui costituì un genocidio. La guerra finì nel 1995, grazie all’approvazione dell’Accordo di Dayton. I capi di accusa nei confronti di Ratko Mladic furono redatti nel 2002 dal magistrato elvetico Carla Del Ponte e compresero la responsabilità, individuale e collettiva, della programmazione di tutte le azioni della Vrs, degradate in genocidio, mancato rispetto delle leggi di guerra e crimini relativi. L’arresto del Generale Ratko Mladic, avvenuto in data 26 maggio 2011, dopo anni di latitanza, costituì il perfezionamento di una manovra di high intelligence, coordinata dai sistemi di polizia. Tramite la consegna del ricercato alla Giustizia delle Nazioni Unite, Belgrado si assicurò il proseguimento delle trattative volte a far entrare la Serbia nell’Unione Europea.
26/08/2012