La Siria e il Golan |
La crisi in Siria è destinata alla propria
fine. Negli ultimi giorni, l’aviazione di Damasco ha condotto bombardamenti dei
sovversivi ad Aleppo. I jets sono riusciti a colpire postazioni nemiche.
L’artiglieria ha bersagliato altre zone. I rivoluzionari hanno ampliato la
propria azione nei sobborghi di al Sakhour, Tariq al Bab, al Sheikh Najajr, al
Ard al Hamra. Ieri, centinaia di belligeranti si sono confrontati nelle
strade della città. Elicotteri ed aerei sono intervenuti a Damasco, colpendo obiettivi
assoggettati alle operazioni dei guerriglieri. I soldati hanno quindi
riconquistato alcune zone del centro urbano, bersagliato dagli attacchi delle
ultime settimane. I miliziani sono riusciti ad occupare delle postazioni di
confine. I tradimenti nei ranghi dell’esercito sono cresciuti. Le operazioni
nelle nazioni arabe sono però propedeutiche agli attentati verso gli
israeliani. Le componenti che interagiscono nell’ambito della rivoluzione sono
molteplici. Le rivolte in Siria iniziarono nel mese di marzo del 2011. Aggredendo i
simboli della tirannia e gli apparati statali, i sovversivi dimostrarono la
propria avversione a un regime giudicato intollerante negli abitati di Homs, Damasco,
Houla, Al-Qusayr, Idlib, Hama, Deir el-Zour,… Visto il pensiero diffuso dalle
rivoluzioni della Primavera Araba, i siriani continuarono le sollevazioni nei
confronti di regolamenti intransigenti, di diktat oppressivi, di ideali
antiquati, del ritardo di sviluppo e della povertà diffusa. L’avversione nei
confronti della casta governativa diventò una ragione fondamentale, nonostante
la stabilità e la razionalità garantita dall’élite al comando e le possibilità di dialogo. Le divisioni
settarie propagarono le rivolte di molti sunniti, costituenti il 75% della popolazione. Gli abitati furono assoggettati alla
repressione dei contingenti del regime. Interi borghi sono adesso distrutti. I
morti registrati finora, secondo le stime più attendibili, sono oltre 17.000. Le
immagini dei cadaveri risultano spesso lampanti, ma è stato notato l’utilizzo
di corpi falsi. La maggioranza dei siriani non è ancora propensa al sostegno
alla rivoluzione, ma può stabilire lo svolgimento degli avvenimenti. È indubbia la
partecipazione di esponenti di al-Qaeda e di guerriglieri della jihad
internazionale tra le truppe dei rivoltosi. Il cambiamento democratico è
ovviamente certo. Assad potrà definire i modi con cui delegare i propri poteri.
I sovversivi siriani sono affiancati da egiziani, libici, libanesi, tunisini,
palestinesi,... L’apporto di Fatah e di Hamas, soprattutto, è decisivo. Le
truppe di Damasco sono attrezzate con carroarmati, elicotteri, artiglieria e
jets. I rivoltosi dispongono di armamenti leggeri, bazooka ed esplosivi. Il
Libano ha fornito ai sediziosi numerose armi e ha testimoniato l’espansione di
scontri dovuti alla guerriglia siriana, vista la presenza di fazioni dispostesi a
sostegno della dinastia di Assad, in veste di simbolo dell’intervento della
Siria nel Paese dei Cedri e dell’occupazione protettiva, a cui si sono contrapposte
milizie sovversive, di origine soprattutto sunnita. Gli abitanti delle nazioni
islamiche restano tuttora inclini a ribadire gli ideali delle rivoluzioni. L’esito
della rivolta in Siria potrà rivelarsi propizio alla dittatura di Assad, o agli
insorti, ma i mesi di contrasti sono troppi e devono condurre ad una soluzione,
intravedibile grazie all’egida delle Nazioni Unite.