Aleppo

In Siria, i rivoluzionari hanno giustiziato dei componenti delle milizie governative nel centro di Aleppo. L’esecuzione è stata registrata da un video, mandato in onda oggi. Il filmato mostra un gruppo di rivoltosi, che dispone al margine di un muro i miliziani, feriti e sanguinanti. La folla grida <<Allah Akbar>>, Allah è grande, in discordanti variazioni. Le esplosioni dei kalashnikov interrompono le esultanze. Alcuni guerriglieri sparano ai catturati, che si accasciano al suolo. Le vittime sono finite dalle ultime raffiche dei mitragliatori. Si vede l’ammasso di corpi dei morti. Tra gli esecutori ci sono insorti vestiti con abiti scuri. Si sentono individui che inneggiano ad Hamas, il movimento palestinese implicato nella rivolta siriana, che sta comportando azioni illegittime da parte di tutte le fazioni belligeranti. I condannati erano esponenti delle truppe di Shabiha, dispostesi a supporto di Assad e indicate come falangi crudeli, colpevoli di spietati assassini. Oggi (ieri per chi legge, n.d.r.) gli isolati di Aleppo sono stati testimoni di altri contrasti tra i rivoluzionari e i soldati del regime. I primi sono riusciti ad espugnare le basi militari che avevano aggredito nei giorni passati, adoperando persino lanciamissili. I militari e la polizia hanno colpito gli abitati di Damasco, Deir el-Zour, Dera, Homs e Idlib, utilizzando elicotteri e jets. L’Esercito di Liberazione della Siria è riuscito a irrobustire i propri contingenti, grazie all’apporto di armi e di jeep. L’informazione che indica l’appoggio fornito dagli adepti di al-Qaeda agli insorti è stata avvalorata da altre fonti. All’inizio del Ramadan, gli arabi devono ubbidire ai precetti tradizionali. I rivoltosi vivono da anni in mezzo alle abitazioni fatiscenti e luride di centri urbani dispersi in mezzo alle sabbie del deserto, tra immondizia, topi, pulviscolo e sporco. Sono costretti a frequentare scuole coraniche, inginocchiati su banchi scomodi, davanti a testi antiquati, obbligati a ore di preghiera derivanti da tradizioni desuete. Le ragazze sono minacciate e forzate a vestirsi con burqa e veli. La legge islamica impone tuttora a milioni di persone comportamenti e consuetudini. Tra i ceti meno facoltosi è ancora praticata l’antropofagia. La povertà, di fronte all’opulenza delle classi dirigenti, è inammissibile. Ovviamente, la globalizzazione mostra agli occhi dei rivoluzionari la modernità di altri Stati e continenti. Ovviamente, il sentimento di ribellione è accresciuto ed esplode, regolarmente. Durante il 2011, i movimenti rivoluzionari concertati e organizzati della Primavera Araba riuscirono a produrre grandi cambiamenti in molti Stati. Le ondate di esuli verso l’Europa comportano però l’espansione della delinquenza di stampo arabo, contrapposta alle menti limpide dell’ideologia coranica. Le divisioni settarie ampliano l’intensità dei contrasti. La maggioranza sunnita dei siriani si oppone all’élite degli alaviti. In Iraq, i dissidi tra la maggioranza sciita e i sunniti hanno fatto registrare attentati e vittime nei mesi passati. Gli interventi di al-Qaeda, del movimento della jihad internazionale e della Fratellanza Araba, nell’ambito delle rivolte, sono stati notevoli. L’esistenza di ampie zone di coste tropicali, tuttora non sfruttate, in molte nazioni islamiche, offre però apprezzabili opportunità di sviluppo. Le situazioni igieniche e mediche possono indubbiamente migliorare.

Link al video: I boss giustiziati


31/07/2012