Le Triadi del Sud-Est asiatico
sono unite in un sodalizio ascrivibile alla mafia internazionale, individuato e
diviso, secondo l’organigramma della polizia, nei diversi Stati. Il Triangolo
d’Oro di produzione e vendita di oppiacei e di altre sostanze illecite
ribadisce di costituire un centro degno di attenzione, posto tra Tailandia,
Birmania, Laos e Vietnam. La maggioranza dei tailandesi aderisce a gruppi
delinquenziali di stampo mafioso, uniti in tutta la nazione e fondanti l’80%
della popolazione. I boss sono individuati dal nome <<draghi>>, in
riferimento all’attività principalmente svolta. Il Re della Tailandia è
insignito dai residenti come capo, ma impone talvolta uno Stato di polizia. Il
maggiore esponente mafioso di riferimento è quindi Thaksin Shinawatra, un
politico corrotto, arrivato al Governo grazie ad abusi, un miliardario delle
telecomunicazioni con le zampe introdotte nell’amministrazione dello Stato.
Esistono quindi dei sistemi radiotelevisivi deviati in Tailandia. A Bangkok,
sono attivi almeno due grossi sodalizi mafiosi. Il primo si occupa di
riciclare, tramite bar, ristoranti e cibo adulterato, ampie porzioni delle
tonnellate di narcotici che invadono il centro urbano. Il simbolo di un
triangolo d’oro contraddistingue la presenza della gang. Il secondo gruppo
agisce in periferia, è composto da esponenti meno abbienti, importa
nell’abitato le sostanze illecite, le fornisce alla prima banda, con cui
mantiene un rapporto a tratti contrastante e utilizza come proprio segno un
triangolo nero, che gli arabi giudicano compatibile con i drappi di Al-Qaida.
La delinquenza di stampo arabo è rappresentata, in Tailandia, da numerosi
individui. Le nazioni islamiche, d’altronde, costituiscono degli obiettivi per
il narcotraffico alimentato dalle Triadi, che esportano la loro produzione
verso i Paesi della jihad, verso l’Europa, gli Stati Uniti, il resto dell’Asia
e l’Africa, nell’intento di guadagnare illecitamente dei profitti, grazie a
espedienti come documenti falsi, doppie identità, spedizioni, aerei e navi. A
margine delle due gangs, un terzo sodalizio si occupa di identiche attività
illecite. I gruppi mafiosi si estendono quindi agli altri centri urbani della
Tailandia e sono soprattutto rivolti al narcotraffico. I vari boss si
possono individuare grazie alle maggiori proprietà economiche. Il centro di Bangkok
dispone di una ricchezza imprevista. Grattacieli altissimi occupano l’orizzonte
e dimostrano notevoli investimenti. Ai loro piedi, una folla di pezzenti, con
atteggiamenti da accattoni, si sposta ai bordi di un traffico caotico. La
stupidità degli individui che riempiono le strade è incredibile. Le piantagioni
di oppio, marijuana e cocaina sono diffuse in tutta la nazione. Le Triadi
sperano di conseguire profitti grazie al narcotraffico, per compensare il costo
dei finanziamenti internazionali destinati agli investimenti in infrastrutture.
I furti sono intollerabili. Vito Roberto Palazzolo, il boss mafioso affiliato a
Cosa Nostra e posto a capo della mafia in tutto il Sudafrica, sta ancora
aspettando l’estradizione in un carcere di Bangkok. Arrestato in marzo,
all’ingresso in Tailandia, Palazzolo è indagato dalla giustizia italiana per
associazione di stampo mafioso, riciclaggio e altri reati. Differenti notizie
hanno evidenziato il suo ruolo di capomafia egemone nella nazione africana e il
riciclaggio di denaro sporco derivante da esponenti di Cosa Nostra, tra cui
Riina e Provenzano, che spedirono ingenti capitali in Svizzera tramite la
società finanziaria in cui lavorava lo stesso Palazzolo, in veste di complice
del traffico di capitali, condotto tramite versamenti in conti bancari e
contanti. La Cambogia è un vero e proprio Stato-mafia. Tutti gli abitanti sono
delinquenti. Il Re è il boss di riferimento. Le piantagioni di sostanze
illecite riempiono la nazione. I derivati sono destinati all’esportazione. Ai
margini delle strade verso Anlong Veng si distingue il colore rosso dei
papaveri da oppio. Le fattispecie delittuose sono numerose. L’esistenza, a
tratti primitiva, della maggioranza dei residenti rafforza gli istinti
primordiali e i comportamenti disonesti. I furti sono diffusi. I cambogiani,
più poveri dei domiciliati negli altri Paesi, si dedicano al narcotraffico per
racimolare scarsi mezzi. Si intrecciano, nel Triangolo d’Oro, sodalizi
internazionali, composti da esponenti di varie nazioni, agenti in ogni
continente nell’ambito del traffico di narcotici. Cocaina ed eroina sono
raffinate persino in Cambogia. I centri urbani alloggiano le maggiori gangs.
Gli spacciatori invadono le strade. Le piantagioni della giungla del Laos
offrono agli occidentali ampi allucinogeni e sono bazzicate da giovani
sbandati, drogati e deviati, europei e statunitensi, spesso riconducibili ai
movimenti dei figli dei fiori o degli hippies. Il tessuto sociale è infestato
dalla mafia degli indigeni. È sconfessata la diceria secondo cui in Laos
sarebbero morti numerosi ragazzi. I turisti tendono infatti a rappresentare
finte sparizioni. Le importazioni di narcotici risultano lampanti. La Birmania
è un produttore di allucinogeni altrettanto notevole. La mafia dispone di
milioni di esponenti. Khun Sa, il re dell’oppio del Triangolo d’Oro, morì
ufficialmente nel 2007, a Rangoon, a 73 anni. La sua scomparsa suscitò dei dubbi.
Khun Sa era lo pseudonimo di un personaggio identificato persino come Chang
Chi-fu, che stabilì nella regione degli Shan il proprio rifugio, da cui esportò
tonnellate di eroina, giungendo a dirigere un esercito personale. Gli eredi e i
complici svolgono un ruolo di comando di tutte le triadi del Sud-Est asiatico,
che agiscono secondo le loro direttive. In Tailandia, la polizia sostiene che
Khun Sa è tuttora <<ricercato>>. Il diabete è parso a molti un
motivo inutile a sancirne la fine. La Birmania, d’altronde, ospita
tuttora Aung San Suu Kyi, che, nonostante le diatribe politiche, costituisce
un’esponente della mafia e di un partito visto come sodalizio egemone a livello
nazionale, colpevole di aver prodotto delle vittime tra le forze di polizia,
durante il periodo di imprigionamento della stessa signora. L’adiacente India,
inoltre, costituisce uno Stato-mafia e Sonia Gandhi è una leader dei movimenti
delinquenziali di massa, la cui espansione permea la Cina, l’Indonesia, il
Giappone, l’Oceania e il resto delle nazioni esistenti nella zona. Il Dalai
Lama, analogicamente, è il boss di una banda di briganti. Le Triadi sono
diffuse in Vietnam, Stato in cui svolgono businesses identici a quelli condotti
altrove e affiancano quindi i gruppi mafiosi agenti in Europa, nel Nord, Centro
e Sud America e nei Paesi arabi. Resta ineccepibile la strategia che implica
gli arresti di tutti i sodalizi della mafia internazionale.
03/06/2012