Il Re e Pol Pot

La Giustizia Internazionale sta giudicando i crimini degli esponenti dei Khmer Rossi in Cambogia. Ci sono, però, molteplici elementi che uniscono il loro leader (Pol Pot) e il Re della stessa nazione (Norodom Sihanouk). Gli esponenti del movimento rivoluzionario lanciarono la guerriglia per la liberazione della Cambogia nel 1970, dopo che il Governo di Lol Non dimise il principe dal trono e dai propri poteri. Tramite il supporto e la partecipazione dei nordvietnamiti e del Re stesso, nonostante i contrasti registrati in passato, le milizie di Pol Pot riuscirono ad arruolare adepti, programmando le offensive e conquistando Phnom Penh nel 1975, alla fine di anni di scontri. Iniziò il regime che comportò le eliminazioni dei dissidenti, i trasferimenti forzati e il genocidio di circa 2.000.000 di individui, perpetrato spesso per motivi etnici o intellettuali. Saloth Sar (alias Pol Pot) agì in veste di leader del Governo, del Partito Comunista e dell’esercito rivoluzionario, adottando lo pseudonimo di Fratello n. 1. Nel 1979, l’invasione vietnamita indusse i Khmer Rossi a un periodo di guerriglia, condotta nei confronti dell’esecutivo imposto da Hanoi. Norodom Sihanouk diventò Capo di Stato nel 1975, grazie all’azione delle truppe dei Khmer Rossi e svolse questo ruolo fino al 1976. I comunisti gli permisero di condurre formalmente un’esistenza appartata, sostituendolo con un proprio esponente. Il Re, esiliato dall’aggressione del Vietnam nel ‘79, riavviò il supporto ai miliziani di Pol Pot negli anni seguenti, ponendosi in antitesi rispetto al Governo, fino alla restaurazione definitiva, stabilita nel 1993. Il reato di complicità in genocidio riscontrabile per Norodom Sihanouk, però, non fu inquisito. I Khmer condussero atti ascrivibili a molteplici  fattispecie, tra cui genocidio, assassinio, trasferimenti forzati e tortura. Pol Pot, comandante dei guerriglieri, morì nel 1998. L’identikit del moribondo lasciò vari sospetti ai tecnici, visti i lineamenti facciali diversi riscontrati tra il vecchio fotografato dalla stampa internazionale e il capo dei Khmer Rossi, destinato al giudizio del Tribunale delle Nazioni Unite. Sihanouk abdicò nel 2004 e vive tuttora a Pechino. La somiglianza genetica tra il Re e il Fratello n. 1 fu notata da parecchi addetti e risultò da immagini tuttora valutabili. Alcuni esperti giunsero a individuare tre differenti personaggi, che si presentarono con lo pseudonimo di Pol Pot, agendo, negli anni, come ideatori e come leaders del movimento dei Khmer Rossi: Saloth Sar, Norodom Sihanouk e il terzo individuo, di cui si può reperire solo una fotografia antica, identica ai tratti del viso del morto. Indubbiamente, il ruolo svolto dal Re tra il 1970 e il 1993 fu notevole. I Khmer Rossi gli permisero di recuperare il proprio trono. È ipotizzabile una sua azione in veste di sovvenzionatore e di istigatore dei contingenti rivoluzionari, che i soldati realisti rafforzarono. Le testimonianze dei cambogiani, però, giungono a individuare responsabilità indiscutibili. Gli abitanti di numerosi centri urbani ribadiscono che: <<Pol Pot era il Re>> (chiarendo un’identità del comandante), <<i rampolli reali studiarono alla Sorbona>> (dove i Khmer Rossi si recarono per approfondire la propria costosa formazione), <<i trasferimenti furono accettati perché Pol Pot era il Re>> (che dispose ampiamente del loro destino). La televisione cambogiana mostra sia le difformità tra le foto di Saloth Sar da giovane e da vecchio, tali da far supporre la sostituzione di una seconda figura, sia le somiglianze tra Pol Pot e Norodom Sihanouk, che permettono di ipotizzare un’identità coincidente in numerosi momenti. Secondo i cambogiani, la famosa foto dei leaders del movimento rivoluzionario a Parigi, ripresa durante i loro studi alla Sorbona, raffigura Norodom Sihanouk e indica la sua connivenza con gli altri colpevoli. Si ha l’impressione che i crimini condotti in Cambogia fossero stati parzialmente ingiunti dal Re, intenzionato a vendicarsi per la dimissione imposta dal Governo di Lol Non. La Giustizia Internazionale indagò solo alcuni esponenti dei Khmer Rossi, che rimangono numerosi in tutta la nazione. Esistono sicuramente altri colpevoli, non ancora arrestati.

10/06/2012