Il centro urbano di Corleone è
presidiato dalle forze dell’ordine. Le auto della polizia sfrecciano nelle strade
dell’abitato. Gli agenti occupano la piazza principale. I residenti dicono che
il ruolo di capomandamento, adesso, è stato demandato al sodalizio dei Lo Bue,
che possiede diversi interessi nel settore dell’edilizia, visto l’arresto di Gaetano
Riina. Il gruppo familiare Riina-Lo Bue-Bagarella è quindi tuttora egemone. I
corleonesi agiscono unitamente, in modo compatto, per imporre i propri
interessi e costituiscono tuttora un manipolo di assassini. La loro
appartenenza alla mafia è indissolubile, ma ci sono molti elementi che dimostrano
di adattarsi al moderno sistema di polizia. Giuseppe Salvatore Riina è in stato
di custodia a Corleone. Accettato dagli altri abitanti, Riina, detto
<<Pino>>, può ambire al ruolo di capomafia, ma le condanne già
subite lo proibiscono. Il gruppo dei familiari di Bontate si è distinto per
aver portato a termine degli atti di aggressione nei confronti dei corleonesi,
che parlano di una vendetta. Bontate, componente della Commissione di Cosa
Nostra, assieme a Leggio e Badalamenti, fu ucciso nel 1981 da Greco, che eseguì
gli ordini di Salvatore Riina. Il suo assassino era un killer spietato. Tra le
sue vittime vi furono Chinnici, Dalla Chiesa e Inzerillo. Lo stesso Greco morì
nel 1985, ucciso da Giuseppe Lucchese Miccichè. Avendo vinto la Seconda Guerra
di mafia, i corleonesi mantengono tuttora un ruolo di comando nell’ambito
dell’organigramma mafioso di Cosa Nostra ed esprimono dei dubbi in merito alle
istanze di direzione proposte da Palermo, grazie alla presenza dei supporters
del team calcistico del capoluogo. Il mandamento di Corleone presenta una
densità di armi e di poligoni notevole. La Cupola oggi è composta dagli
esponenti dei sodalizi egemoni dei maggiori capoluoghi, tra cui si evidenzia il
ruolo dei Santapaola. Persino i parenti di Borsellino hanno svolto una vendetta
nei confronti degli stessi corleonesi, che dicono di aver sentito le esplosioni
di bombole di gas. Il gruppo familiare di Riina possiede tuttora aziende attive
nel comparto degli impianti. Il tentativo di suicidio simulato da Provenzano è
visto come un segnale atto ad indicare i soldi (rappresentati dal sacco)
versati da Cosa Nostra nelle casse delle società di Berlusconi Silvio.
Arrestato nel 2006 nei pressi di Corleone, Provenzano suscitò impressioni
differenti e fu visto da molti come un individuo non adatto a ricoprire il
ruolo di capo. La sua anzianità mostrò al momento dell’arresto un vecchio
debilitato, peraltro noto per gli assassini svolti e comandati. La connessione
con la ‘Ndrangheta fu testimoniata dai monili religiosi che indossava. I suoi
contatti comprendevano politici attivi in ambito regionale e provinciale. Le
idee di Provenzano, incline a preferire gli aspetti economici al posto dei
contrasti derivanti dalle faide mafiose, permisero al boss di Corleone di
restare al vertice della Commissione Interprovinciale della mafia siciliana per
molto tempo.
22/05/2012