Abdullah al-Senussi, indagato per
crimini di guerra, è ancora in attesa di estradizione. Arrestato il 17 marzo in
uno degli aeroporti mauritani, il capo dell’intelligence di Gheddafi era stato
raggiunto da un mandato di cattura Red Notice dell’Interpol. La repressione
della protesta esplosa in tutta la Libia contro il regime all’inizio del 2011
aveva motivato l’azione del Tribunale Internazionale delle Nazioni Unite nei
confronti dello stesso Senussi, di Gheddafi e di suo figlio Saif al-Islam. Il primo
era stato coinvolto in altri reati, tra
cui la strage registrata nella prigione di Abu Salim, il bombardamento di un
aereo di linea occidentale e le oppressioni imposte negli anni ’80. Come
braccio destro di Gheddafi, Senussi fu coinvolto negli atti più spietati
imposti dal regime. La rivoluzione libica lo allontanò dal potere. Il capo
dell’intelligence di Tripoli fuggì prima in Niger, raggiungendo il Mali come migliaia
di militari arruolati dal rais e oltrepassando, quindi, il confine marocchino
grazie a un passaporto falso. Senussi è adesso in stato di custodia presso le
autorità mauritane, che hanno accettato l’istanza di estradizione in Libia. L’arresto
ha impedito il suo tentativo di fuga, durante il colpo di Stato che ha
implicato la giunta di Bamako. Saif al-Islam Gheddafi è tuttora in una prigione
libica. In Siria, la condotta di Assad è posta al vaglio delle autorità
internazionali. Il despota arabo potrà essere assoggettato a un mandato
giudiziario. Il Governo di Damasco ha accettato la proposta della Lega Araba e
delle Nazioni Unite, introdotta da Kofi Annan per far finire le rivolte. L’arresto
di Naden Malcolm, in Australia, ha posto ulteriore enfasi verso la cattura dei
maggiori ricercati in ambito sovranazionale. Tra i principali fuggitivi ci sono
il narcos messicano Joaquin Guzman e il terrorista arabo Ayman al-Zawahiri. Il
primo dirige il cartello di Sinaloa, che gestisce un ampio traffico di
narcotici verso gli Stati Uniti. Il secondo è posto al vertice della struttura
sovversiva di al-Qaida. La sua presenza tra Pakistan e Afghanistan è stata più
volte ribadita. Informazioni non ufficiali sostengono che al-Zawahiri è
monitorato dalle forze di polizia dei due Stati. La guerra in Afghanistan sta
dimostrando una riacutizzazione, dovuta alla morte di Osama. In Italia, i
ricercati tuttora latitanti sono Messina Denaro, Badalamenti e Motisi (Cosa
Nostra), Matrone, Scotti e Di Lauro (Camorra), Cubeddu (Anonima Sarda), Giorgi,
Condello e Varano (‘Ndrangheta). Le variazioni legislative introdotte
inspiegabilmente dal Governo a sostegno dei carcerati, però, evidenziano una
connivenza tra il Parlamento e la delinquenza mafiosa.
28/03/2012