Osirak

Saddam aveva un programma nucleare segreto, prima che l’invasione statunitense distrusse il sito di Al-Tuwaitha, che costituiva il più importante centro per le ricerche atomiche e per l’elaborazione di materiale radioattivo. Il reattore di Osirak, locato in mezzo ad Al-Tuwaitha, era già stato colpito dagli iraniani e dagli israeliani. Il bombardamento eseguito dagli Usa durante l’operazione Iraqi Freedom ne ha ridotto l’attività. Osirak si raggiunge facilmente da Baghdad, prendendo l’autostrada verso Bassora, che inizia a sud-est della città e percorrendo, quindi, la via ordinaria che la costeggia. Prima che il fiume Nahr Diyala si immetta nel Tigri, a destra della strada è stata posizionata una base militare dell’esercito americano, con sbarramenti di protezione e cartelli che limitano il passaggio ai soli soldati statunitensi. Sull’altro lato della via, ci sono dei depositi di carburante. La zona di Al-Tuwaitha è posta a destra, dopo un ponte. Si tratta di un ampio spazio, delimitato da un muro di cinta alto 4 metri, con cancelli alle maggiori entrate e torrette dell’esercito iracheno che sorvegliano il perimetro quadrangolare. La struttura presenta parti distrutte. Davanti al centro, sono stati costruiti negozi e officine.

Gli iracheni dicono che gli impianti hanno tuttora una residua attività atomica e che sono utilizzati per depositare gli scarti radioattivi provenienti da altre centrali, facendo riferimento anche al plutonio. Nel 2004, i militari statunitensi rilevarono dei laboratori sotterranei, nascosti, che non erano stati monitorati dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Al-Tuwaitha aveva strutture per ricerche, laser e test magnetici, con laboratori rivolti all’arricchimento dell’uranio, alla separazione del plutonio, alla lavorazione di plasma, ioni, combustibile ed elementi chimici, oltre a caseggiati per la preparazione del metallo di uranio per le testate (UNH), per il trattamento dei materiali radioattivi, per progetti petrolchimici e per la definizione degli isotopi UO2, UF4, UF6, U308 e UC14.

Passando a fianco degli impianti, si avverte una reazione nucleare incontrollata. L’onda elettromagnetica del plutonio è sensibile e i sintomi del contatto con le radiazioni (pallore, indebolimento e giramenti di testa) si avvertono per 4 o 5 ore. Nell’intera zona, si percepisce una diffusa sensazione di calore. La presenza di una base statunitense a poche centinaia di metri da Osirak, inoltre, motiverebbe le reazioni nucleari. Il deposito di scarti radioattivi presso Al Tuwaitha presuppone l’esistenza di siti atomici in grado di produrre le sostanze residuali e dimostrano l’uso, in tutto l’Iraq, di tecnologia nucleare, i cui derivati possono essere sfruttati in ambito militare.

La strada, quindi, prosegue verso un abitato. Si notano fabbricati industriali, recintati. Un capannone riporta la scritta blu “Fiat Volvo”. Uno degli impianti sperimentali di Al Tuwaitha era stato fornito dall’Italia. Sul lato opposto, vi sono abitazioni rurali, talvolta distrutte. Oltre i capannoni, vi è una base dell’esercito iracheno, presidiata, con muri di cinta e garitte, che precede un ampio spazio incolto. Si notano dei cerchi di acciaio e cemento, con un diametro di 5 metri ciascuno, che dovrebbero rappresentare coperture di impianti, depositi, attrezzature o incavi cilindrici. Questo spazio, che potrebbe celare un sito o impianti sperimentali, non è presidiato.

I controlli sono demandati ai checkpoints, che trattengono spesso le macchine e creano code in prossimità delle postazioni di cemento armato. Carroarmati e furgoni della polizia, fermi e in movimento, rinforzano una rete di sicurezza opprimente. Essendo connessi agli insorti, i due iracheni che mi hanno condotto a Osirak si sono rifiutati di far accostare l’auto quando un pick-up della polizia ha fatto suonare le proprie sirene al nostro fianco, evitando soste fastidiose. L’Iraq è ancora in guerra.

Uno degli autisti è stato intercettato da un poliziotto in hotel ed è stato interrogato in merito al motivo della destinazione. Potrebbe aver detto che ho fatto delle riprese di Al Tuwaitha. I militari hanno seguito anche me, a qualche decina di metri di distanza. Ho sentito le sirene e i proiettili, mentre mi spostavo in tutta Baghdad. Avevo un incontro con gli uomini di al-Sadr davanti al Babylon Hotel e dovevo raggiungere l’esplosione di un’autobomba all’Accademia della Polizia. La mattina seguente, in aeroporto, le guardie mi hanno fatto notare un foglio simile al primo mandato di arresto, infilato in una busta identica all’ordine che hanno firmato per incarcerarmi quando hanno sospeso il mio lavoro di giornalista, accusandomi di svolgere riprese televisive senza licenza. Sono riuscito a prendere l’aereo verso Beirut solo due giorni dopo, per colpa, forse, di un blocco del terminale, di problemi per le linee aeree tra Libano e Iraq, o delle colonne di carroarmati, ma sono abituato a questi impedimenti, avendo già subito un trattamento simile in Iran.

Vi sono altri siti a Baghdad. Il Nuclear Power Plant è posto in riva al Tigri, nella parte orientale della città, nel quartiere di Salim Al Hamadi, tra un impianto di trattamento dell’acqua e le strutture ferroviarie di imbarco e trasporto di Ad Dawrah. La struttura si vede perfettamente dal ponte Al Jadriyah. Si tratta di una centrale termonucleare attiva, rivolta alla produzione di elettricità, con i reattori di raffreddamento cilindrici che presentano molte altre centrali atomiche. Gli iracheni hanno confermato che si tratta di un impianto nucleare, parlando anche di un altro sito, che potrebbe essere nei pressi di Al Tuwaitha. A nord di Baghdad, oltre il quartiere di Havy Adan, a est dell’Abi Talib Street, passato un corso d'acqua, vi è infine una stazione di trasformazione dell’elettricità, la cui tecnologia è sconosciuta. Vi sarebbe un impianto nucleare anche a Damasco e gli iracheni ribadiscono la presenza di una centrale atomica a Bassora.

Il loro esercito dispone di basi in tutta Baghdad. Sul bordo del Tigri, si vede un deposito di mezzi blindati, di fronte all’Hotel Sheraton, nella zona di At Tashri. L’Hotel Palestine, noto per l’attacco Usa che uccise dei giornalisti occidentali, ospita adesso un reparto di soldati iracheni. In tutta la nazione, esistono impianti che possono essere destinati al comparto industriale o alla produzione di energia elettrica. Sorvolando l’Iraq, partendo da Baghdad e andando verso Occidente, seguendo l’Eufrate, dopo Falluja e Ar Ramadi, passati i laghi Al Habbaniyah e Ath Tharthar, prima che il grande fiume mesopotamico defluisca dal lago Al Qadisiyah, si vede un abitato di forma quadrangolare, nel deserto, che potrebbe corrispondere a Hadithah. A centinaia di metri di distanza, non molto lontano dal fiume, si riesce a rilevare un sito, con 6 depositi di carburante, colonne e decine di torri cilindriche che potrebbero far pensare a reattori di raffreddamento.

I conducenti libanesi del jet che mi ha riportato a Beirut hanno guidato l’aereo verso la centrale, dicendo che si tratta di un impianto atomico. La rotta dello stesso jet ha quindi sfiorato un altro sito, in Siria. Dall’alto, è stato possibile avvistare un’azienda industriale, di colore bianco, che scaricava nell’aria rilevanti quantità di fuliggine inquinante, a fianco di un nucleo urbano. Anche questa volta, i piloti del jet hanno affermato che si trattava di un impianto nucleare, nonostante la mancanza, a prima vista, di strutture riconducibili alle centrali atomiche.

Film: Il sito nucleare di Al Tuwaitha, in Iraq


05/12/2008