Beirut

Beirut. Ho deciso di tornare nella capitale libanese dopo tre anni. La città è diversa. Si avverte un relativo ritorno alla calma, visto il periodo precedente, marcato da omicidi, dal conflitto con Tel Aviv, da una crisi istituzionale debilitante e da contrasti nazionali. L’atmosfera è variata. L’avversione nei confronti di Israele ha sostituito il clima storico di memoria delle guerre antecedenti. Sviluppo e difesa sono adesso le maggiori priorità. I libanesi chiedono il supporto della comunità internazionale e definiscono gli israeliani “criminali di guerra”. La città è presidiata da militari, da poliziotti e da carroarmati. Gli sbarramenti non impediscono il confuso movimento delle macchine. Vi sono linee visibili e invisibili che separano i quartieri cristiani da quelli sciiti. I libanesi ospitano esuli iracheni e prendono le distanze da al-Qaida. Le rovine degli attacchi dei jet israeliani si sono unite ai segni esistenti. Si notano abitazioni crollate a fianco di edifici restaurati. Due guardie di sicurezza mi hanno fermato mentre filmavo l'interno di un'abitazione distrutta. Il tessuto economico e sociale è in fase di ripresa e la crisi finanziaria mondiale non dovrebbe comportare problemi. Da Beirut, è evidente la follia omicida che contraddistingue la vita in Israele, che causa i conflitti sanguinari tra Hamas e Fatah, gli attacchi agli israeliani, le stragi di palestinesi.

Le navi da guerra di Tel Aviv invadono tuttora le acque libanesi. Vi sono scontri di confine tra guerriglieri e soldati israeliani, ma Hezbollah non è una formazione eversiva. È un partito e dispone di milizie armate per affermare il proprio ruolo di falange a sostegno all’esercito regolare e per agire, soprattutto, come forza di resistenza nel Sud del Libano, volta a difendere lo Stato dagli attacchi di Israele, con cui intraprende, da anni, conflitti armati. Il sostegno ad Hamas ne definirebbe i metodi irregolari. I militari di Simon Peres si infiltrano tuttora in Libano, impegnando il contingente dell’Onu in un’azione di contenimento destinata a proteggere le frontiere. Unifil 2 può disporre di 15.000 soldati. L’Italia ha un contingente di circa 2.500 uomini. Il Ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha dichiarato che il proprio esercito sta monitorando attentamente il confine. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha invitato i due Stati nemici ad afferrare l’opportunità di costituire una tregua definitiva, rilevando la relativa tranquillità. La guerra che colpì il Libano nel 2006, comportando 1.187 vittime e 4.092 feriti, dipese da svariati motivi, come il rapimento dei soldati israeliani e la vendetta ordinata dalla vedova di Rabin. Adesso, un’offensiva di Israele non sarebbe opportuna.

A Beirut, si apprezza e rimane impresso il pensiero libanese, ateo o agnostico, derivante dal conflitto civile, più evoluto del clericalismo intollerante.


15/12/2008