Berlusconi. I corvi alle sue dipendenze si impegnano per avallare l'opera del suo Governo, ma nelle prime settimane della propria amministrazione, il magnate di Arcore ha fornito, ancora una volta, al mondo intero, un esempio disgustoso delle proprie capacità. Berlusconi è un businessman, rifugiatosi nel potere politico per difendere i propri interessi (è questa la visione della comunità internazionale) ed è inquisito dalla magistratura per fatti inerenti la gestione di affari pubblici e privati, per inchieste che potranno essere confermate dai diversi gradi delle sentenze, oppure no. Questo fatto, però, non permette al premier di una nazione, titolare del potere esecutivo, e alla propria maggioranza politica, titolare del potere legislativo, di attaccare il terzo pilastro dell'ordinamento statale, il potere giudiziario. Il lodo Alfano, il blocco delle intercettazioni e gli altri provvedimenti legislativi hanno indebolito i vincoli della legalità, come le norme promosse in campo fiscale (si veda l'eliminazione dell'obbligo di presentazione degli elenchi dei clienti e dei fornitori, che rende invisibili le connessioni e gli affari illeciti). Non c'è quindi da stupirsi se l'Italia è e rimarrà uno Stato ritardato rispetto al resto d'Europa. Tangenti, managers incapaci e ingordi riempiono un'economia che si sta sviluppando sempre più con un settore terziario di passacarte, in modo poco costruttivo. Il brusco stop della produzione si somma a scarsi progetti di politica industriale. Il Ponte sullo Stretto di Messina non è solo un'idiozia. È il progetto con cui Berlusconi ha vinto il voto della mafia del Sud ed è un regalo alle cosche. L'impegno finanziario è incredibile e porta lo Stato italiano al limite del fallimento. Ci sono altre infrastrutture e servizi che dovrebbero essere modernizzati (FS...), prima di un progetto con dei costi simili. Verosimilmente, gli appalti saranno aggiudicati senza la definizione di tempi esatti di ultimazione e saranno fermati prima di iniziare la costruzione definitiva. Nel frattempo, le cosche avranno potuto "mangiare" centinaia di milioni di euro, forniti da Berlusconi e Dell'Utri, il suo fiduciario in Sicilia, a vantaggio dei servizi deviati. Certamente, Matteo Messina Denaro, uno degli ultimi capi della criminalità siciliana, si sarà sentito "chiamato", "tirato in causa" e difficilmente l'azienda della mafia perderà l'opportunità di partecipare a ogni appalto. Ci si possono attendere, adesso, ampie dichiarazioni di Tremonti e degli altri ministri, ma il danno economico sembra inevitabile. L'Europa, indubbiamente, non vuole finanziare un progetto simile. Nonostante la "questua" dell'Italia, vi sono, nel Continente, nazioni che hanno maggiore richiesta di fondi comunitari. Letizia Moratti è stata inquisita dalla Procura di Milano. La classe politica è marcia. Gli elettori del Popolo della Libertà assistono impotenti. Consiglieri e amministratori di ogni livello non vanno "rimpinzati", "unti" e "corrotti". Dovrebbero essere falcidiati e sorvegliati.
10/09/2008