Siti sospetti in Iran

Esistono  troppi sospetti siti nucleari in Iran. L’industria atomica è sviluppata e mostra un numero di impianti maggiore rispetto a quello dichiarato alle autorità preposte alla loro supervisione. Teheran è quindi in grado di utilizzare isotopi radioattivi in ambito militare, per potenziare i propri missili. L’Aiea ha stabilito ancora un monitoraggio dei siti nucleari iraniani. Le conclusioni degli inviati di Vienna rimarranno indipendenti dalle possibilità di un attacco dei jets israeliani o statunitensi verso i centri illegali di Ahmadinejad. Netanyahu ha affermato che Tel Aviv potrà impiegare misure urgenti per bloccare le ambizioni nucleari dell’Iran. È possibile un bombardamento degli obiettivi noti. Washington ha congelato le disponibilità finanziarie della Banca Nazionale Iraniana. La struttura di Parchin, demandata alla progettazione di testate, è stata negata all’ingresso degli ispettori internazionali, ma i siti tuttora non denunciati sono molteplici. Nei pressi di Zanjiran, tra i monti posti nell’arso deserto della regione di Fars, a sud di Shiraz, un impianto rompe l’armonia del panorama. Dei bunkers per il deposito di esplosivi spiegano il rapporto tra la struttura e l’establishment militare. I filoni di uranio della zona di Bandar Abbas sono stati destinati a un’attività estrattiva durevole, pari a quella di Saghand. Il resto della conformazione geologica dell’Iran offre giacimenti sfruttabili. L’Uzbekistan si inserisce indubbiamente tra i fornitori di uranio del regime di Teheran, le cui truppe stanno sperimentando armamenti all’avanguardia nell’ambito delle esercitazioni condotte per allenare e modernizzare i contingenti. I siti sospetti esistenti a Shiraz sono numerosi e si distinguono in mezzo a bunkers e a postazioni della contraerea. Il centro industriale di Borujen possiede altri impianti utilizzabili per la definizione del ciclo atomico e fornisce l’impressione di disporre di fabbricati indirizzati alla produzione di reazioni, normalmente fattibili in tutti gli ambienti. A sud di Isfahan, il coordinamento del programma illecito di Ahmadinejad ha previsto varie strutture, che ampliano e spiegano le attività degli altri siti. Tra gli obiettivi non ancora denunciati c’è il centro di Majlesi, evidentemente in grado di condurre diversi tipi di sviluppi atomici. A scarsa distanza, nei pressi di Talkhouncheh, le immagini geospaziali evidenziano un altro impianto. Si ha l’impressione che l’Iran celi le postazioni destinate al programma vietato tramite industrie formalmente attribuite ad altri settori. Le strutture di Zarand e Shur Bolagh espongono attrezzature che possono alloggiare reazioni. I fabbricati antichi sono verosimilmente riconducibili al primo periodo di sviluppo dell’industria atomica iraniana, registrato a partire dagli anni ’60. Eshtehard, Garangand e Laybid dispongono di aziende indagabili, per individuare la loro produzione, in una regione che offre innumerevoli siti. Tra le entità che agevolano il sistema di proliferazione illecito ci sono l’impresa Safa Nicu, i dipartimenti nucleari di Bonab e la Banca Refah. Rimangono quindi pochi dubbi in merito al potenziale atomico dell’Iran, il cui atteggiamento diplomatico, d’altra parte, resta indiscutibilmente opposto ad Europa e Stati Uniti.

Film: Siti sospetti in Iran


08/02/2012