Lo
svolgimento di test
missilistici nello Stretto di Hormuz ribadisce le intenzioni dell’Iran e le
informazioni diffuse negli ultimi anni, secondo cui l’esercito di Teheran
utilizza spesso il Golfo Persico per sperimentare ordigni atomici.
L’impedimento intimato agli statunitensi in merito alle possibilità di
attraversamento della zona di Hormuz, inoltre, assume persino la sembianza di
una vendetta per l’impegno profuso dagli alleati durante la guerra in Libia. Il
programma missilistico di Ahmadinejad è monitorato dal Dicastero della Difesa,
dalla Logistica delle Forze Armate e dalle organizzazioni delle industrie aerospaziali
e della difesa. Le sperimentazioni dei vettori, inoltre, sono normalmente
condotte a Tabas, Hemmat, Qeshm, Qom, Garmsar e Shahroud. Le maggiori basi
missilistiche sono poste a Bandar Abbas, Imam Ali, Kermanshah (Bakhtaran),
Tabriz, Mashad, Kouhestak, Abu Musa e Semnan. L’Iran adesso dispone di vettori
Shahab 1, 2 e 3, aventi una gittata che giunge fino a 1.000 chilometri e sta
sperimentando testate Sejil, atte a colpire obiettivi posti a 2.400 km di
distanza. La prossima evoluzione di ordigni Kh-55 è destinata a raggi d’azione
di 3.000 km. Il numero dei missili (terra-terra, Sam, aria-terra, terra-mare,
aria-aria, navali) supera migliaia di unità. Gli avamposti esistenti oltre i
monti Zagros, nei pressi dell’Iraq, come Ilam, o Sarpol-e Zahab, fruiscono
sicuramente di basi militari attrezzate con mortai e lanciamissili, secondo
l’ordine abituale dell’esercito di Teheran. Imam Ali mostra un numero di
postazioni notevole: ci sono almeno sei siti destinati al deposito e al lancio
di testate. Il confine iracheno dista 190 km. Nella stessa zona, Kermanshah
offre posizioni offensive altrettanto appropriate. L’intera regione fu
coinvolta nella guerra tra Iraq e Iran. Una postazione strategica di notevole
importanza è Mashhad, da cui si raggiungono facilmente Herat e l’Afghanistan.
L’abitato alloggia un’azienda rivolta alla preparazione di componenti per le
centrifughe degli impianti di arricchimento dell’uranio e un aeroporto fornito
di missili. A sud-est di Semnan, il Centro Spaziale impiegato per far decollare
il satellite Safir nel 2008 dispone di basamenti e di torri adatte al supporto
di vettori. Oltre al sito e alla piazzola di lancio, si vedono gli immobili del
centro di integrazione degli elementi e due strutture realizzate ultimamente,
attrezzate con caseggiati, depositi di combustibili e rampe, che dimostrano la
cooperazione tra Teheran e Pyongyang. Tra i fornitori utilizzati da Teheran per
l’importazione di armamenti e di ordigni ci sono inoltre Libia, Cina, Russia e
Pakistan. Lo Stretto di Hormuz è monitorato da tre basi. A sud di Kouhestak,
l’esercito dispone di una batteria missilistica e, presumibilmente, di bunkers
sotterranei. Bandar Abbas offre la principale baia della marina e un sito
missilistico, atti a spiegare, grazie alla presenza di impianti nucleari,
l’importanza strategica della zona. L’isola di Abu Musa costituisce un
avamposto dotato di ordigni nel Golfo Persico, demandato alla supervisione
della stessa marina e dei Guardiani della Rivoluzione, che gestiscono la
maggioranza dei centri. Tabriz, infine, offre un’ampia postazione, adatta a
missili a lunga gittata, rivolti verso l’Europa. La struttura per
l’arricchimento dell’uranio di Qom e i siti sospetti adiacenti sono accerchiati
da piattaforme di lancio utilizzabili per i test. Sviluppo, design, montaggio e
produzione dei vettori e delle testate sono realizzati a Hemmat, Parchin,
Mashhad, Dorud, Aliabad, Karaj, Isfahan, Sirjan, Kouhestak, Shiraz, Hasa, Arak,
Gostaresh. I soldati occupano centinaia di basi in tutta la nazione. È
attendibile l’esistenza di impianti missilistici non ancora individuati,
persino nella stessa Isfahan.
03/01/2012