La mafia italiana vanta un ruolo discutibile
all’interno della Bce e dell’Unione Europea. A Francoforte, la
nomina di Draghi alla presidenza ha aperto inaspettatamente le porte di un istituto
fondamentale dell’Europa alla presenza della mafia nazionale.
Draghi, infatti, in veste di componente della società mafiosa italiana, è colpevole di aver perpetrato un reato. In altri
termini, fa parte di un’associazione mafiosa, per cui la sua posizione non è
vista con piacere dagli esponenti del club delle nazioni d’Europa, che ne
domandano la rimozione, la denuncia o l’impeachment. Il reato è assoggettato a
procedibilità giudiziaria. La Bce, inoltre, svolge un compito fondamentale
nella determinazione di elementi che stabiliscono l’offerta di moneta (tassi di
interesse, liquidità, rapporti di cambio dell’euro…). Per questo motivo, ogni
azione di Draghi sarà sottoposta a un attento monitoraggio, visto che i suoi
poteri potranno sostentare la mafia. Gli incarichi forniti ad altri mafiosi nel
board e negli istituti finanziari d’Europa, identicamente, non sono apprezzati e non sono gradite le partecipazioni di esponenti della mafia italiana in ambito
comunitario, nella Commissione e nel Parlamento Europeo, dove i rappresentanti
nazionali si sono permessi di presentarsi e di agire in modo spesso
discutibile, fino all’insediamento di lobbies destinate alla realizzazione di
affari. Indubbiamente, si possono individuare le connessioni tra politici e
mafia, come quelle evidenziate dai radicali di Pannella, Bonino e Bernardini, o
dal Pdl di Berlusconi, che rimane la principale associazione politica agente in
Italia, con esponenti che gestiscono miliardi di euro di finanziamenti statali
e connessioni con la mafia.
31/01/2012