L’esponente del Pdl Cosentino è
riuscito ad evitare l’arresto dovuto per l’indagine riguardante i suoi rapporti
con il sodalizio dei Casalesi solo grazie alla complicità della maggioranza dei
parlamentari, ma il livello delle connessioni tra gruppi mafiosi e politici
rimane profondo, siccome giunge fino a Berlusconi, includendo movimenti e
partiti diversi, tra cui compaiono i Radicali. Secondo la Direzione
Investigativa Antimafia, la Camorra è un fenomeno macrocriminale, avente
sembianze unitarie, costituito da una moltitudine di sodalizi, che operano in
modo dialettico, tra contrasti e alleanze, collegati da logiche relazionali
strategiche, pilotate dagli elementi e dai gruppi egemoni, che alimentano il
Sistema organizzativo nei diversi contesti provinciali. Il sistema della
Camorra agisce quindi al fine di appropriarsi di vantaggi patrimoniali, spesso
in modo illecito, insinuandosi nei maggiori settori zonali e nazionali: enti
statali, telecomunicazioni, tv, radio, trasporti (marittimi e stradali),
traffico di narcotici, politica, appalti, lavori edili, ricatti, stampa, furti,
smaltimento rifiuti… Telecom Italia, Vodafone, Wind e altri providers sono
infiltrati da esponenti campani. Le radio e le televisioni della Fininvest e
della Rai sono connesse alla delinquenza e sono appestate da scrittori e da giornalisti
napoletani (Radiocamorra è diventato un termine con cui definire molte
emittenti). I gruppi del comparto dei trasporti via terra (tra cui Simonetti) e
via mare (come la MSC S.A. di Aponte, che sostituì la StarLauro) agiscono in
Italia e in tutto il mondo, fornendo spesso il supporto per il traffico di
narcotici provenienti da Stati sottosviluppati. Il clan dei Casalesi, in
Provincia di Caserta, i gruppi Lauro e Di Lauro a Napoli, D’Agostino a Salerno,
Genovese ad Avellino e Sparandeo a Benevento dimostrano un ruolo egemone nei
capoluoghi. Gli interessi dei camorristi si sviluppano notevolmente verso Roma.
La ricchezza di Napoli è nota. Le connessioni tra Camorra e politica, a ogni
livello amministrativo dello Stato, forniscono alla delinquenza ampi sostegni
finanziari, grazie alla destinazione di appalti e bandi (comunali, provinciali
e regionali). La spartizione di finanziamenti statali, infatti, è tuttora uno
dei metodi più utilizzati dai sodalizi mafiosi per arricchire i propri
interessi e i rappresentanti politici costituiscono il tramite per la
definizione degli impegni. Come in passato, durante l’era di Scotti, Gava,
Mancino e De Mita, la Camorra è oggi rappresentata in Parlamento dai propri politici,
eletti nelle circoscrizioni della Campania. La loro attività di lobby si
esplica spesso nella domanda di interventi particolari, rivolti a diversi
ambiti regionali. Intendiamoci: Cosentino è un esponente della società mafiosa
italiana, riconducibile alla Camorra. Non possono esistere altre soluzioni.
Originario di Casal di Principe, in Provincia di Caserta, il politico del Pdl
ha diversi parenti stretti affiliati ufficialmente alla Camorra ed è stato
delegato a incarichi governativi. I suoi ruoli di sottosegretario e di coordinatore
del Pdl nella regione Campania non solo spiegano il livello di riferimento
nazionale dei Casalesi, ma ribadiscono l’intenzione di Berlusconi, propenso a
consolidare i rapporti con la delinquenza campana per propagare il proprio partito.
Non c’è solo la Camorra, però, tra le connessioni mafiose del magnate di
Arcore, considerato il maggior boss agente in Italia e internazionalmente.
Cosentino è stato indagato persino nell’ambito della faccenda riguardante la
Nuova P2, la loggia di politici, affaristi e aspiranti tali, facente capo al
Presidente della Fininvest. Berlusconi vanta inoltre una duratura relazione con
i sodalizi di Cosa Nostra, evidenziatasi, negli anni, tramite i rapporti
economici e politici con Pippo Calò, Bontade, Cinà, Mangano, Dell’Utri, Virga,
Messina Denaro,… I finanziamenti a lui elargiti dalla Banca Rasini e da altri
soggetti furono confermati e permisero al businessman di iniziare la propria
attività imprenditoriale riciclando capitali provenienti da Cosa Nostra, da
Riina, Provenzano, Bagarella, Gelli... Gli stanziamenti della mafia siciliana a
Berlusconi continuarono e sono tuttora evidenti: gli permisero di costituire un
sodalizio mafioso attivo in diversi comparti, diffusosi in tutta Italia e in
altri Stati. Cosa Nostra lo considerò un proprio affiliato. Il voto di scambio
politico-mafioso evidenziato dal varo del progetto del ponte sullo Stretto di
Messina e le iniziative legislative a sostegno della delinquenza rafforzarono
le connessioni tra Cosa Nostra, Berlusconi e Pdl, i cui rappresentanti
ottengono in Italia il supporto della maggioranza dei gruppi mafiosi e dei
capimandamento. La stessa ‘Ndrangheta appoggia e finanzia il partito, ottenendo
ampi vantaggi economici, tra cui i lavori per il ponte sullo Stretto di
Messina, ampiamente avvalorati da Dell’Utri, il secondo personaggio al comando
della Fininvest. Un’intercettazione del 2007 chiarì che lo stesso Dell’Utri
accettò di vedere un esponente del sodalizio dei Piromalli, dimostrandosi
disponibile ad accogliere i voti della ‘Ndrangheta e approvando la fondazione
di circoli del Pdl nella zona di Gioia Tauro, in cambio di interessamenti
personali e di iniziative parlamentari. Camorra, P3, ‘Ndrangheta, Cosa Nostra,
Fininvest e altri sodalizi delinquenziali sono quindi posti tra i fondamenti
del gruppo mafioso di Berlusconi. I Radicali, contemporaneamente, hanno
adottato atteggiamenti meschini, per elemosinare pochi voti, proponendo il
provvedimento svuota-carceri, varato dal Governo. L’approvazione dello stesso
testo da parte del Parlamento non potrà che instillare sentimenti di vendetta
verso la delinquenza. Le votazioni per il sindaco di Palermo vedono tra i
possibili eletti Rita Borsellino. La diffusione del Pdl, però, non farà altro
che ribadire le connessioni tra Berlusconi e la mafia. Tra i principali
ricercati dalla Polizia di Stato ci sono ancora Messina Denaro, Vito
Badalamenti e Giovanni Motisi (Cosa Nostra), Marco Di Lauro, Scotti e Matrone
(Camorra), Condello, Varano e Giorgi (‘Ndrangheta), oltre ad Attilio Cubeddu,
la cui presenza è segnalata in Sardegna. Il ritiro dei patrimoni mafiosi resta
inderogabile. Indubbiamente, i grossi arresti indeboliscono i sodalizi
delinquenziali e ampliano l’ambito d’azione della giustizia.
24/01/2012