Nel 1992, le Nazioni Unite condussero la guerra in Croazia a un arresto, accolto da Milosevic e da Tudjman. Le truppe e i contingenti di Belgrado (Jna – Jugoslavenska Narodna Armija) si ritirarono oltre il confine, lasciando un ricco numero di soldati e di materiali nella zona soggetta a scontri, permettendo la formazione della struttura dell’Esercito della Repubblica Serba di Krajina (Arsk). La Croazia fu occupata da una vasta quantità di paramilitari serbi, fra cui le Tigri di Arkan, un gruppo costituito nel 1990 da Zeljko Raznatovic, che stabilì la propria base a Erdut, in un vecchio campo della Jna, iniziando ad operare nel 1991 contro le forze di Zagabria in Slavonia, dove i rivoltosi serbi avevano iniziato a costruire una provincia autonoma. Le Tigri, integrate inizialmente nel Ministero degli Affari Interni di Belgrado, arruolarono circa 10.000 guerriglieri, forniti di armamenti moderni, di elicotteri e di blindati e agirono in connessione con gli altri eserciti impegnati nei conflitti: Vrs, Jna e Arsk. Il loro leader, Zeljko Raznatovic, noto con lo pseudonimo di Arkan, era un componente dei servizi di sicurezza jugoslavi, che aveva acquisito la stima di Milosevic, da cui era stato incaricato di disporre dei dissidenti nazionalisti croati. Arkan era giovane: aveva quasi 40 anni. Tra i suoi ausiliari, c’erano altri comandanti: Nebojsa Djordjevic e Milorad Ulemek Legija. Il reclutamento era rivolto alla difesa e alla protezione dell’etnia serba in tutta la Jugoslavia, contro gli attacchi di croati e arabi. Nel 1992, quando scoppiò il conflitto in Bosnia, le Tigri furono destinate a diversi obiettivi, in zone abitate da ampie fasce di bosniaci e croati, tra cui le città di Bijeljina e Zvornik, per garantire l’autorità dei serbi e la loro sicurezza, per impedire il “martirio” dei serbi e il “coltello dei croati”. I residenti arabi furono deportati o uccisi. La regione contesa tra Serbia e Croazia fu posta sotto il governo di Goran Hadzic, che agì come mandatario di Milosevic, disponendo ampiamente dell’azione dei paramilitari, che colpivano con intelligenza e spietatezza. Il campo operativo di Erdut accolse circa 20.000 persone. Raznatovic restò al comando dell’unità. Le Tigri furono addestrate a sparare, ad attaccare il nemico, a spostarsi in mezzo ai proiettili e agli ordigni, in zone urbane e non, di giorno e con il buio, con divise e giubbotti militari. Le prime attività dei soldati di Arkan nell’ambito del conflitto si registrarono a Bijeljina. I guerriglieri uccisero una coppia di arabi, un bambino e una donna, iniziando gli omicidi sistematici che contraddistinsero la loro attività. A Vukovar, i miliziani furono coinvolti nell’assassinio di oltre 250 pazienti e dipendenti di un ospedale. Altre azioni riguardarono le città bosniache, fra cui Banja Luka, Foce, Visegrad, Prijedor. Le Tigri attaccarono numerosi centri urbani, picchiando, torturando e uccidendo i residenti, bruciando e distruggendo le abitazioni, subendo, ovviamente, perdite in termini di morti e di feriti. Il conflitto in Bosnia diventò un bagno di sangue. Nel 1995, l’esercito di Zagabria, nell’ambito dell’Operazione Storm, lanciò un’ampia offensiva nella zona amministrata dai ribelli serbi, che si ritirarono nella Repubblica Srpska. La Vrs fu sconfitta varie volte dall’azione congiunta di bosniaci e croati, che giunsero al limite della città di Sanski Most. Le unità di Arkan furono invitate a restaurare l’ordine nel centro urbano e a monitorare l’avanzata dell’esercito bosniaco. Le truppe paramilitari si stabilirono presso un hotel, predisposero dei checkpoints, perlustrarono l’abitato, requisirono gli edifici dei residenti non-serbi, individuarono e imprigionarono i bosniaci. Raznatovic ne comandò le azioni. Un ampio numero di carcerati fu confinato in una stanza posta nelle fondamenta dell’albergo. Ovviamente, la condotta della guerra in Bosnia comportò delle atrocità, così come ogni conflitto. All’inizio dell’autunno, le Tigri presero 12 individui di Sanski Most e li portarono con un camion a Trnova. I prigionieri furono obbligati a entrare in un fabbricato. I miliziani spararono e ne uccisero 11. L’unico superstite fu gravemente ferito. Il centro urbano di Sehovci aveva accolto molti bosniaci non-serbi. I guerriglieri di Arkan ne prelevarono un gruppo, che fu caricato su un autobus e mandato a Sanski Most, dove altri prigionieri furono aggregati al drappello e spediti a Sasina, come alcuni residenti di Pobrijeze. Quasi tutti gli individui catturati furono uccisi e posti in due sepolture collettive, che rivelarono i cadaveri di 65 morti, riesumati nel 1996. Alla fine del 1995, l’esercito bosniaco conquistò Sanski Most. Le Tigri riapparsero in Kosovo. La loro presenza fu indicata a Srbica nel 1998. Arkan rivolse i componenti del gruppo verso l’arruolamento nell’esercito di Belgrado. A Velika Krusha furono rintracciati i resti di 20 individui bruciati. È indubbio che un programma di sviluppo europeo e internazionale per la ex Jugoslavia possa aiutare Bosnia, Croazia e Serbia a finire i conflitti tuttora esistenti. I comandanti delle Tigri furono “liquidati”, formalmente, alla fine della guerra. Bojan Banovic, Zoran Dimitrov-Zuca, and Nebojsa Djordjevic morirono in situazioni nebulose. Arkan fu incriminato solo nel 1997 dalle autorità giudiziarie internazionali. Nel 2000, sparì.
10/02/2010