Corleone |
Corleone è un centro urbano con oltre 10.000 abitanti, posto nella provincia palermitana, a scarsa distanza dal capoluogo. Gli immobili a due o a tre piani, le strade sinuose, le scale e i balconi ingombri contraddistinguono una zona che resta più povera della fascia costiera e delle città. La ricchezza di Palermo costituì uno dei motivi posti a fondamento della faida mafiosa condotta dalle spietate formazioni dei corleonesi di Riina, Liggio, Bagarella e Provenzano. Gli appalti destinati dai vertici amministrativi diventarono indispensabili per raggranellare disponibilità finanziarie. Tra i palermitani e i corleonesi stessi, Riina reclutò i migliori adepti della squadra della morte che insanguinò la Seconda Guerra di mafia. Il sodalizio costituito dalle famiglie Riina, Bagarella, Provenzano e Lo Bue rimane egemone, a Corleone e nella regione confinante. La densità mafiosa resta alta, come in tutta la Sicilia, siccome la maggior parte dei residenti appartiene a Cosa Nostra. Questo fatto è innegabile. Giuseppe Salvatore Riina è stato spedito a Corleone per scontare il periodo di custodia che deve esaurire la sua pena. Suo padre, Totò Riina, è in carcere, a Opera, alla periferia di Milano, ma è tuttora visto come un capomafia. Bernardo Provenzano fu arrestato nel 2006, nelle campagne adiacenti a Corleone. Nascosto in una catapecchia, il principale esponente della delinquenza siciliana fornì impressioni discordanti. Gaetano Riina, fratello di Totò Riina, è stato incarcerato all’inizio di luglio. Gli investigatori dei Ros lo hanno catturato a Mazara del Vallo. A 79 anni, il vecchio esponente mafioso era diventato il responsabile del sodalizio dei corleonesi, che mantiene tuttora la propria unità. Come capomandamento, Gaetano gestiva le finanze del gruppo e i rapporti con le altre fazioni di Cosa Nostra, disponendo di numerosi affiliati. Il suo rifugio era posto a scarsa distanza da Castelvetrano, nella zona d’influenza del leader della Cupola, Matteo Messina Denaro. I contatti tra i due boss erano quindi stati stabiliti. Si sentiva dire spesso, a Palermo, d’altra parte, che la famiglia di Riina comandava ancora, nell’ambito della Commissione Interprovinciale. Capelli corti e corvini, viso magro, Giuseppe Salvatore Riina ha suscitato commenti diversi. Il sindaco del paese siciliano, Antonio Iannazzo, lo ha indicato come un personaggio non gradito. Il giovane Riina non ha risposto: deve presentarsi alla polizia tre volte alla settimana ed è confinato in casa dalle 8 di sera alle 7 di mattina. Giuseppe ha domandato di poter lavorare in una Onlus, a Padova, in Veneto, ma l'istanza è stata respinta. Adesso, a Corleone, è attorniato dai propri familiari, che lo possono indirizzare verso un impiego stabile e onesto. I residui della passata guerra di mafia sono destinati a finire. L’intera zona alloggia tuttora un numero imprecisato di individui, che formano un gruppo armato. I grandi patrimoni affluiscono verso i capoluoghi provinciali. La Sicilia sta valorizzando le coste marine. Il boss palermitano Giuseppe Provenzano fu arrestato nel 2009 per detenzione illegale di armi. Dai verbali di un pentito, S. Lo Verso, è affiorata la connessione tra Cosa Nostra e politici come Schifani, Romano, Cuffaro e Dell’Utri.
11/11/2011