Una delle abitazioni di Ratko Mladic, sua moglie Bosiljka e un sospettato |
La condotta della guerra in Bosnia comportò le crudeltà tipiche di molti conflitti. Ratko Mladic fu responsabile delle azioni e delle operazioni svolte dai contingenti della Vrs secondo i suoi ordini o tramite le iniziative dei suoi sottoposti e dei soldati stessi. La guerra che sconvolse la Bosnia dal 1991 al 1995 fu contraddistinta da un numero di vittime che oltrepassò le 100.000 unità, nell’ambito di una regione limitata. Le operazioni degli eserciti coinvolti si dimostrarono efferate. Ratko è adesso di fronte al Tribunale Internazionale per l’Ex-Jugoslavia. Durante la prima udienza, i giudici dell’Aia hanno stabilito gli estremi del ricercato, avviando le fasi iniziali del procedimento. Il comandante dell’esercito della Repubblica Srpska (Vojska Republike Srpske, Vrs) si è presentato come <<Generale Ratko Mladic>>. I procuratori lo hanno informato in merito ai carichi a lui attribuiti. L’indictment operativo è stato redatto il 1° giugno 2011. I reati furono aggiornati varie volte, in passato. Arrestato il 26 maggio 2011 in Serbia, Mladic è giunto all’Aia il giorno 31 maggio. <<Sono un uomo gravemente malato… - ha detto Ratko -… Sono stato trasportato in infermeria. Ero in uno stato così povero… Adesso capisco quello che Lei intendeva…>>. Nonostante il malore, il comandante serbo-bosniaco non ha perso la propria autorevolezza: si è dimostrato diverso dai noti mafiosi sfilati davanti alla giustizia (Greco, Riina, Provenzano, Berlusconi, Dell’Utri, Liggio,…) e ha probabilmente intenzione di adottare un atteggiamento singolare. Finita la copertura offerta da Vujic e da altri complici, Ratko Mladic è stato posto in difficoltà. L’arresto, a Lazarevo, ha scoperto un generale vecchio e stanco. Il fascicolo con i capi d’accusa gli è stato consegnato nella propria cella. Il suo legale, Aleksandar Aleksic, gli ha mostrato l’indictment nell’ospedale della prigione. <<Non ho voluto firmare nulla>> ha detto il comandante della Vrs, affermando di non volere ascoltare una singola lettera o una sentenza derivante dai carichi e annuendo spesso con la testa. <<Avrà il tempo di studiare il fascicolo>>, ha risposto il giudice, sintetizzando le azioni criminali congiunte attribuite innanzitutto a Ratko Mladic e a Radovan Karadzic, in veste di leaders: genocidio, persecuzioni, sterminio, assassinio, deportazioni, istigamento di terrore, complicità in genocidio, attacchi verso la popolazione, tortura, trasferimenti forzosi e utilizzo di ostaggi. Tra i soggetti coinvolti nel disegno criminoso svolto dall’inizio di ottobre del 1991 alla fine del 1995, l’Icty ha indicato Milosevic, Simatovic, Krajisnik, Plavsic, Stanisic e Arkan. Ratko comandò e controllò l’esercito serbo-bosniaco, infliggendo terrore agli abitanti di Sarajevo tramite ampie manovre di bombardamenti e fucilazioni, prendendo come ostaggi dei soldati delle Nazioni Unite ed eliminando i residenti di etnia araba di Srebrenica, dove si erano asserragliate le truppe di Naser Oric, che lo avevano impegnato e attaccato durante tutta la guerra, agendo spietatamente nella zona. Ratko, individualmente, programmò, ordinò, istigò e facilitò i reati. La sua responsabilità fu ampliata dalla posizione di superiore, siccome Mladic era l’ufficiale di massimo grado della Vrs. La distruzione della nazionalità e dell’etnicità dei musulmani e dei croati bosniaci costituì un elemento di notevole intensità, soprattutto nella regione di Zvornik. Il Sacco di Sarajevo comportò 10.000 morti. Ratko ha sottolineato l’abnormità degli addebiti, facendo notare una differenza di visione. La procura ha promesso testimonianze e prove materiali. <<Ho difeso la mia gente e la mia nazione. Adesso sto difendendo me stesso -, ha ribadito più volte Ratko -. Non voglio essere costretto a camminare come se fossi ceco. Sono il generale Mladic>>.
Alessandro Ceresa ©
05/06/2011