Gheddafi e la Libia

Il compound di Gheddafi è stato ancora colpito. Ieri sono state avvertite altre esplosioni nei pressi della residenza del rais di Tripoli. L’Alleanza Atlantica ha dichiarato di non voler finire gli attacchi se lo stesso Gheddafi non accetterà la propria destituzione. Le navi e gli aerei della Nato sono entrati spesso in azione, nei giorni passati, prendendo come obiettivi gli armamenti e i siti strategici dell’esercito libico. Le truppe del regime hanno bombardato Misurata, uccidendo diversi ribelli. La loro avanzata verso il centro urbano è stata indicata dagli insorti stessi. Gheddafi ha svolto delle riunioni con i leaders tribali, registrate dalle televisioni, esortando i libici a combattere i nemici occidentali. I contrasti tra truppe ufficiali e rivoluzionari sono risultati costanti, soprattutto per l’occupazione dei giacimenti di idrocarburi. L'esercito libico utilizza kalashnikov e mitragliatori identici a quelli della polizia tunisina. Gli arabi dicono di aver finito la propria pazienza nei confronti degli Stati Uniti e dei loro alleati, minacciando sottilmente una vendetta per la guerra in Libia e per lo svolgimento dei conflitti in Iraq e in Afghanistan. Gli occidentali devono stabilire chiaramente che ogni atto eversivo sarà assoggettato a repressione. Il movimento internazionale della jihad crea tuttora molti problemi in Cecenia e in Daghestan. Gli eserciti delle nazioni islamiche dispongono sicuramente di numerose armi atomiche, prodotte grazie a tecnologie esistenti internamente, o acquistate da altri Stati. Le sanzioni applicate ai governi musulmani sono quindi giuste. Nell’ambito del panorama globale, il prezzo del petrolio ha raggiunto stadi insostenibili. La politica dell’Opec, l’istituzione con base a Vienna, composta dagli Stati produttori, ha regolato l’offerta di greggio stabilendo un livello di costo spropositato, tale da far adottare alle nazioni acquirenti strategie di sviluppo di tecnologie alternative e di utilizzo dei giacimenti interni. Per l’Occidente, l’exit strategy da Iraq e Afghanistan non può essere collegata all’elargizione di fondi finanziari e di investimenti improduttivi. La diplomazia italiana ha evidentemente sbagliato linea, supportando Gheddafi. I capi di Stato europei, però, si domandano se Berlusconi, noto come un indagato dalla giustizia italiana, abbia il diritto di partecipare alle riunioni dei leaders internazionali. La Libia può vantare tuttora il sostegno di Stati non allineati come l’Iran di Ahmadinejad, che è riuscito a sedare i movimenti di dissenso interni esplosi tra il 2010 e il 2011. La Siria potrà essere assoggettata a provvedimenti decisi dalle Nazioni Unite, domandati da Francia e Inghilterra.

09/06/2011