
Le decisioni del Governo italiano in merito alla guerra in Libia sono inaccettabili, così come la condotta mostrata in passato. Gheddafi è uno storico nemico dell'ordine mondiale e della comunità internazionale. L’appoggio fornito alla Libia ha delegittimato l'esecutivo di Berlusconi di fronte all’opinione pubblica internazionale. Il magnate di Arcore, d’altra parte, era già inviso all’èlite politica europea e statunitense, viste le sue connessioni con la mafia e i precedenti di affarista disonesto. Tremonti, similmente, ha ribadito negli anni di non saper condurre politiche fiscali rigorose e trasparenti. Gli scandali che lo hanno coinvolto comprendono gli affari promossi dalla lobby degli istituti finanziari, i pagamenti del gruppo Pirelli e i compensi elargiti dall’Università di Pavia, i cui esponenti non brillano sicuramente per acume e per intelligenza. La Russa, al contrario, è una mammoletta: non ha meriti e titoli militari. Frattini si è appiattito sulle posizioni della direzione del Pdl. Intendiamoci, la diplomazia dell’Italia è stata sempre tacciata di essere la diplomazia della mafia, orientata verso linee spesso divergenti dalle direttive occidentali, proprie degli Stati appartenenti alla Nato. Si pensi, ad esempio, ai punti di vista filoarabi registrati durante la crisi di Sigonella e nei confronti della condizione palestinese. In altri termini, le connessioni della mafia internazionale hanno spesso influenzato le azioni diplomatiche di Roma e il Governo ha ribadito di adottare un orientamento identico con il supporto a Gheddafi, un noto esponente mafioso, come Berezowski e Berlusconi stesso. Non c’è da stupirsi, quindi, se l’Italia non è stata invitata al tavolo delle discussioni riguardanti l’operazione Odissey Dawn. Il Governo di Berlusconi non è considerato un partner affidabile, degno di esprimere un parere. Gli italiani sono invisi alla maggioranza degli europei, che vedono nella mafia solo un sistema da colpire. Roma non deve fare altro se non adeguarsi alle decisioni dei grandi Stati, velocemente e senza opporre riluttanze in campi in cui non può esprimere gradi di
intelligence.
29/03/2011