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Una guarnigione missilistica a Tripoli |
I rivoluzionari libici stanno approfittando delle operazioni condotte dagli eserciti occidentali per sottrarre spazio alle truppe di Gheddafi. I centri urbani di Ajdabiya, Ras Lanuf, Brega e Ben Jawad sono caduti sotto gli attacchi dei ribelli, che avanzano in direzione ovest. Misurata è parzialmente nelle loro mani, ma è accerchiata. Le milizie governative non hanno mai perso il comando di Tripoli, Sirte, Zliten e Sabha. Dall’inizio dei dissensi, sono state registrate migliaia di vittime. I morti sono spesso accatastati, sepolti sommariamente, gettati in fosse comuni o posti nei siti colpiti dai missili alleati. Gli insorti hanno sottolineato la conquista degli impianti petroliferi e dimostrano di avere un supporto numeroso, derivante dall’opposizione silente al dittatore, condotta durante anni di regime. I rivoltosi sono soprattutto armati di kalashnikov, bazooka, mitragliatori e lanciamissili. Le loro disponibilità di armamenti sono adeguate a condurre una guerriglia continuativa, ma denotano un’organizzazione diffusa, preparata e unita, che eccede le normali capacità di movimenti nazionali. Gheddafi dispone di un vero e proprio tesoro, con una ricchezza stimata di milioni di dollari. Sirte può essere l’ultima roccaforte prima che i guerriglieri del Governo ribelle raggiungano Tripoli. La dittatura ha disposto una propria brigata per salvare il centro urbano. La Nato ha accettato di subentrare al comando di tutte le operazioni aeree da svolgere in Libia, comprendenti anche i bombardamenti, che hanno colpito pesantemente Sabha, Misurata, Sirte, Garyan, Mizda e Tripoli, dove entra spesso in azione la contraerea. L’operazione alleata sarà indicata con il nome Unified Protector. Gheddafi non ha scampo: dovrà rinunciare al proprio potere. Le rivolte stanno continuando anche in Giordania e in Yemen, dove l’instabilità dovuta alla presenza di esponenti di al-Qaeda è consistente. La Siria, nota per l’intransigenza regolarmente adottata nei confronti dei dissidenti, ha utilizzato l’esercito per placare le sommosse esplose nei giorni scorsi. Gli incidenti hanno comportato decine di cadaveri. Il Presidente degli Stati Uniti ha spiegato di fronte alla nazione i motivi che hanno condotto il Pentagono all’attacco, sottolineando l’indispensabilità di deporre Gheddafi. L’intervento, secondo Obama, è un <<test per la comunità internazionale>>. Se il comandante libico si ritirerà, l’esercito statunitense potrà demandare all’Onu il compito di ricostituire l’ordine al suolo. Gli Usa intendono fare di tutto per destituire Gheddafi. <<Il mandato dell’Onu e il supporto internazionale permettono di cambiare il regime -. Obama è stato preciso -. Dobbiamo intervenire per fermare un massacro. Assisteremo le opposizioni, taglieremo i finanziamenti e le forniture di armi. I libici potranno determinare il proprio destino. L’America ha imposto la propria leadership nel mondo grazie alla mia presidenza. Non esiterò mai a utilizzare la forza dell’esercito. Combattiamo contro al-Qaeda e in Afghanistan. Assicuriamo la sicurezza regionale. Gli Stati Uniti sono la nazione più potente del mondo. Questo è il tipo di leadership che abbiamo mostrato alla Libia, una nazione cha ha sfidato spesso l’America. Ci sono posti come l’Iran, dove i cambiamenti sono soppressi. Rinnoviamo il nostro supporto per i diritti universali e per i governi responsabili>>.
29/03/2011