L'Ungheria costituisce un hub per il traffico di eroina, grazie alla presenza di un radicato sodalizio delinquenziale. Gli spacciatori ungheresi vendono sostanze tossiche nei mercati dei grandi centri urbani europei. A Budapest, la malavita è assai propagata ed è organizzata in forma di mafia, operante nel traffico di narcotici, nel business dei ricatti e in altre attività illecite. La manodopera criminosa è soprattutto connessa alla presenza di un’ampia fascia di indigenti, provenienti dall’Europa Orientale, o da nazioni in via di sviluppo. L’abitato è definitivamente misero ed è popolato da migliaia di emarginati. La tossicodipendenza derivante dall’eroina è notevolmente diffusa, così come l’importazione di tonnellate di allucinogeni, destinati ai mercati europei, che raggiungono Praga, Vienna, Berlino, Belgrado, Bratislava, Zurigo e l’Italia. Decine di eroinomani muoiono per strada annualmente. La polizia di Budapest dimostra troppa tolleranza nei confronti della delinquenza e della vendita di stupefacenti. Il riciclaggio è largamente utilizzato. Ci sono coltivazioni di oppio e di marijuana in tutta la nazione, con posti dedicati alla raffinazione di eroina e di hashish. I peggiori sodalizi mafiosi sono formati da individui di etnia araba, agenti soprattutto nell’ambito del traffico di eroina. Un bar con la scritta <<Etna>> accoglie i turisti che giungono in treno a Pest. Il nome del bistrot indica la presenza, nel centro abitato, del sodalizio mafioso italiano con base a Praga, noto per gli assassini commessi in passato e posto agli ordini di un boss di presunte origini siciliane, che svolge il ruolo di capomandamento in tutta la Repubblica Ceca. Esiste, però, a Budapest, un boss dell’eroina, un arabo che comanda la vendita di oppiacei nel centro urbano, grazie, anche, ai ristoranti che vendono kebab adulterato. Il capo supremo della mafia dell’Europa Centrale e Orientale, però, è ancora Boris Berezowsky, visto come un magnate a cui possono riferirsi i sodalizi, capace di ghermire il potere politico. È indicata persino la presenza di derivazioni mafiose della ‘Ndrangheta, della Camorra e di Cosa Nostra, che alimentano e permettono in abbondanza il traffico di narcotici. Esistono dei gruppi delinquenziali deviati, organizzatisi per utilizzare mezzi giornalistici come le radio. È smentita l’informazione secondo cui gli ufficiali delle Tigri di Arkan, dipendenti, in passato, da un corpo paramilitare supportato dal Dicastero dell’Interno di Belgrado, siano coinvolti nella gestione dei traffici di sostanze tossiche. La Serbia resta infatti uno Stato di polizia. L’Ungheria, al contrario, si presenta come uno Stato-mafia sostanziale, formalmente non dichiarato, come la Repubblica Ceca. Il rapporto negativo relativo al contesto sociale comporta evidenti difficoltà per gli investimenti produttivi. Le condizioni di sviluppo ungheresi risentono decisamente del morbo criminoso e presentano un’arretratezza notevole, rispetto all’Occidente e alla stessa Repubblica Ceca. La società mafiosa tipica dell’Europa Orientale (definita “masha”) è comune e radicata, ma si scontra con la società europea, che risulta altrettanto propagata. La mafia, però, riesce a infiltrarsi nel Parlamento. La massa di poveracci è troppo diffusa e non è regolamentata. La città risulta trasandata, soprattutto nella zona di Pest, a parte alcune frazioni eleganti e piacevoli sotto il profilo architettonico. Gli sbandati raggiungono spesso la Germania, dove costituiscono una fascia di indigenti drogati.
13/06/2011