Sepolture collettive: i crimini di Gheddafi

Le sepolture collettive rinvenute in Libia ribadiscono i crimini del regime di Gheddafi e lo svolgimento di esecuzioni di massa, condotte dai soldati del rais. Secondo le principali entità internazionali, le fosse comuni sono più di 13 e contengono i resti di oltre 160 cadaveri. La loro individuazione non è finita. Nei prossimi mesi, è altamente probabile il ritrovamento di altri seppellimenti collegiali. Nei pressi di Tripoli, a Salaheddin, i corpi esanimi di 50 rivoltosi, assassinati e bruciati, giacciono in una camera incendiata, posta a margine di una base della famigerata 32a Brigata dell’esercito libico, comandata da uno dei figli di Gheddafi, Khamis. I tecnici forensi possono adesso giudicare prove indiscutibili, testimoniate dall’esistenza di teschi carbonizzati. Il centro urbano e la periferia del capoluogo alloggiano più di una decina di identiche sepolture. La prassi era già stata denunciata in passato e costituisce uno dei crimini attribuibili al leader libico e al suo entourage, che la giustizia internazionale dovrà conteggiare. I desaparecidos, in Libia, sono numerosi e implicano una repressione feroce, condotta dalle truppe del regime nei confronti dei rivoluzionari. Nell’abitato di al-Qawalish, sono state dissotterrate decine di morti, sepolti nella sabbia dopo essere stati ammazzati a colpi di kalashnikov. I ribelli hanno riferito di aver subito torture e pestaggi, svolti probabilmente da paramilitari. Il centro di Galaa ha esposto un’altra sepoltura collettiva. Ci sono, però, fosse comuni non ancora precisate in altre zone, tra cui Ras Lanuf e Misurata, con centinaia di vittime. L’ospedale di Abu Salim, a Tripoli, ha fornito un altro esempio degli orrori di cui si sono resi colpevoli i miliziani fedeli a Gheddafi. La struttura medica è stata occupata dalle forze del rais durante gli scontri per la conquista della città. L’entrata è stata vietata agli addetti e agli specialisti. Alcuni feriti sono morti, sommandosi alle vittime presenti. L’odore dei cadaveri in decomposizione ha impregnato le stanze. I lenzuoli insanguinati sono stati utilizzati per fasciare i corpi. I cecchini hanno continuato a sparare, fino al momento in cui i rivoluzionari sono riusciti a ripulire l’immobile. La diffusione di armi, di ordigni e di mine anticarro è apprezzabile in Libia. Guerriglieri e soldati dispongono adesso di armamenti affini. Nei giorni passati, i jets occidentali hanno ancora colpito le postazioni residue delle truppe di Gheddafi. L’esercito italiano ha contribuito allo svolgimento delle azioni, tramite numerosi interventi. Ieri, i rivoluzionari sono riusciti a catturare un generale dell’esercito e ad espugnare due siti strategici di notevole importanza a Sabha: l’aeroporto e il forte. Le milizie di Bengasi restano bloccate alla periferia di Sirte, nonostante gli scontri proposti nelle strade dell’abitato. La resistenza di Bani Walid può aver ricevuto l’appoggio di Saif Al-Islam Gheddafi.

20/09/2011

Film: Ordigni anticarro, lanciamissili e proiettili utilizzati in Libia da guerriglieri e soldati 



Alessandro Ceresa ©