I rivoluzionari libici hanno intrapreso l'ultima aggressione al compound di Gheddafi a Bab al Aziziyah, da cui provengono ampie sventagliate di armi. Nei giorni passati, Tripoli ha costituito l’obiettivo di decine di blitz aerei, condotti dai contingenti occidentali. Ieri, gli insorti hanno occupato ancora la piazza principale della città, dimostrando la loro avversione al regime, in mezzo agli spari dei mitragliatori. Il bunker del rais è stato colpito dai missili della Nato. I miliziani sono giunti a controllare l’80% del centro urbano. L’esercito libico ha risposto alle offensive, utilizzando persino ordigni Grad e alimentando una fiera resistenza. La guerra in Libia sta giungendo ad un punto di svolta decisivo. Gli attacchi di migliaia di guerriglieri sono risultati insostenibili per le truppe governative poste a protezione di Tripoli. Sono stati registrati scontri in diversi sobborghi, tra cui la zona dell’Hotel Rixos e l’isolato di al-Mansoura. I rivoltosi hanno fatto irruzione negli studi televisivi delle emittenti statali, interrompendo le trasmissioni. L’aeroporto internazionale è stato conquistato dalle milizie di Bengasi. Il Governo della Rivoluzione si sta preparando a trasferire i suoi esponenti nel capoluogo. I soldati lealisti asserragliati a Sirte hanno lanciato tre testate Scud, ma gli ordigni non sono riusciti a colpire obiettivi nemici. I jets della Nato hanno bersagliato carroarmati, radar, postazioni lanciamissili, siti militari e strategici. Un reparto di blindati destinati a condurre bombardamenti e repressioni delle rivolte è uscito dal centro di Bab al Aziziyah. Una base missilistica di Sirte è posta presso l’aeroporto della città. I comandanti dell’Alleanza hanno ribadito che la sorveglianza aerea continuerà, se le truppe di Gheddafi non abbandoneranno i propri ruoli. Artiglieria e cecchini, a Tripoli, intralciano le operazioni dei rivoluzionari, che hanno spedito rinforzi di truppe e rifornimenti di proiettili da Misurata, tramite delle navi. L’aviazione occidentale ha lanciato dei fogli informativi, avvisando soldati e mercenari che il Tribunale Internazionale potrà imprigionarli per ogni atto svolto nei confronti dei libici. Gheddafi rimane nascosto in un sito segreto. Fonti militari e diplomatiche ribadiscono la sua presenza nella stessa Tripoli, ma il rais può aver già lasciato la Libia. Il mandato di arresto nei suoi confronti implica un procedimento della giustizia internazionale, che valuti le responsabilità di uno degli ultimi tiranni del mondo arabo. Gheddafi è noto per i crimini commessi in passato, verso gli stessi libici e verso altri Stati. Attentati, eccidi, persecuzioni, aggressioni militari, integralismo e sostegno al terrorismo avevano contraddistinto una dittatura scarsamente apprezzata nel contesto internazionale. Il leader libico, inoltre, era considerato il terzo maggior mafioso agente a livello globale, viste le connessioni con la delinquenza magrebina ed europea. I rapporti tra il pascià libico e Berlusconi, conosciuto come un boss mafioso, hanno delineato un tentativo di alimentare la diplomazia della mafia, delegittimando ogni azione dell’esecutivo italiano nell’ambito della crisi libica. Le incarcerazioni, domandate dalla Prima Camera del Tribunale Penale Internazionale per lo stesso Gheddafi, per suo figlio Saif al-Islam e per Abdullah Al-Senussi, sono dovute.
22/08/2011