L’Egitto è una potenza atomica. Il programma iniziato durante gli anni ‘50 è giunto ad una definizione sviluppata. Il Cairo è in grado di produrre sia gli elementi indispensabili al ciclo di arricchimento e alle reazioni, sia gli isotopi da utilizzare in ambito militare per il potenziamento degli ordigni. Gli egiziani firmarono il Trattato di Non Proliferazione nel 1981, ma dispongono di numerosi siti destinati alle fissioni nucleari, sconosciuti alle autorità internazionali. Gli unici impianti divulgati sono posti nei pressi di Inchass, un abitato posto a limitata distanza dall’aeroporto. Il centro atomico dispone di reattori di ricerca, di acceleratori, di laboratori e di macchinari per il trattamento dei materiali radioattivi di scarto e per la sinterizzazione di isotopi da usare come combustibili. Le strutture che si individuano nei dintorni, però, sono indubbiamente molteplici. Nello stesso istituto, furono svolti test di conversione, separazione, defosforizzazione, irradiazione e arricchimento dell’uranio. Ai bordi dello stesso scalo di Nasr, si vedono numerose attrezzature e fabbricati riconducibili a impianti per l’elaborazione di armamenti atomici. L’intera zona, nota con il nome di Heliopolis, è un sito conosciuto, rivolto alla produzione di testate missilistiche, ubicato ai margini di hotels e di clubs turistici, notevolmente disponibili per condurre monitoraggi. L’impresa Sakr è posta in quest’area. I fabbricati indirizzati all’assemblaggio di ordigni sono individuabili persino a fianco della pista di atterraggio. Un secondo centro missilistico è posto a Helwan. Al Qalyubiyah e Gebel Hamza offrono ulteriori supporti. Il sito di Abu Zabaal sintetizza il combustibile. L’esercito egiziano può aver già sperimentato proiettili con plutonio, uranio impoverito e arricchito, atti a eliminare carroarmati e obiettivi nemici. La strada che unisce il centro urbano del Cairo all’aeroporto è costeggiata dai perimetri di basi militari, contenenti l’Accademia e l’Aeronautica. L’Egitto dispone di evolute capacità tecnologiche in campo missilistico e può produrre vettori con gittate fino a 1.000 km, sensori a raggi infrarossi e ordigni anticarro. Il Cairo è quindi una fascia di retrovia della guerra strisciante che oppone egiziani e israeliani, esplosa in due conflitti aperti in passato (la Guerra dei Sei Giorni e la Guerra del Kippur, condotta da Sadat). Suez e il Sinai costituiscono avamposti strategici. Gaza resta il fronte dei principali combattimenti e l’obiettivo delle forniture di armi, provenienti dallo stesso Egitto e dalla Libia. È prevista la realizzazione di un altro sito nucleare evoluto a El Daba. Il versante mediterraneo è delineato da cavi e da piloni che conducono l’elettricità da Alessandria verso i centri urbani del litorale, fino a Solum, dove la marina dispone di un proprio porto. L’intera costa non ha impianti atti a inoltrare megawatts di potenza: i primi siti sono individuabili a Iskandariyah, che agisce come principale fonte di produzione di elettricità, unita a strutture per la raffinazione del petrolio. A ovest di El Daba, un’ampia superficie delimitata da garitte e da pareti indica la posizione di una delle maggiori basi militari del Mediterraneo, posta in riva alla spiaggia. I rami e le sponde del Nilo ospitano altri siti nucleari, come la power station di Shoubra Elkhema, a nord del Cairo, dove la densità di impianti sospetti è inimmaginabile: decine di macchinari occupano ampie zone dell’abitato e della periferia, facendo chiaramente intuire il livello di sviluppo della tecnologia fissile egiziana. Il centro di El-Mahalla El-Kubra mostra un sito contraddistinto da turbine, reattori e torri di raffreddamento giganti, di sicura origine atomica, realizzate a margine di un’azienda. Le immagini geospaziali e i filmati aerei indicano altri siti sospetti a Asyut, Tabbin, Burg el Arab, Burtus, Disuq, Mit Halfa, Nubaria, Hawamdiyah, Al Qahriah, Rosetta, Shubra Wasim, Zawet el Sinusiya, Sadat City e Ausim. L’uranio grezzo è stato scoperto nei giacimenti di Gabal Gattar, El Missikat, El Erediya, Um Ara e Gabal Kadabora. Le esplorazioni sono svolte tuttora nel deserto del Sinai. I procedimenti per la definizione degli isotopi sono condotti grazie a infrastrutture evolute. La costa mediterranea ha un’urbanizzazione sviluppata. Gli abitati affacciati sul Mar Rosso sono sicuramente provvisti di elettricità prodotta da strutture atomiche. L’autostrada che porta da Alessandria al Cairo offre la possibilità di individuare impianti dubbi nei pressi dell’ultimo svincolo. La cooperazione tra gli scienziati egiziani e l’Iraq agevolò lo sviluppo del programma atomico di Saddam. Siria e Arabia fornirono il proprio supporto alla nazione magrebina, come l’Unione Sovietica, gli Stati Uniti, la Germania, l’Argentina, l’India, la Gran Bretagna e la Cina. Le attestazioni dei leaders egiziani, volte a stabilire una zona senza armi atomiche, sono quindi inattendibili. Nonostante le forniture di Scud russi in passato e le varianti di ordigni assemblati dagli indigeni, l’Egitto può vantare oggi gli apporti di Pyongyang e di Washington per la preparazione di missili Nodong e Patriot. L’alleanza internazionale degli Stati arabi può sganciare bombe nucleari in Occidente tramite navi e aerei.
Film: Strutture atomiche egiziane
18/08/2011