Gli immobili di Gheddafi a Bengasi hanno registrato gli scontri principali della lotta condotta dai rivoluzionari libici per liberare il centro urbano alla fine di febbraio. Nota con il nome di Katiba el Fadil bu Omar, la residenza era destinata ad alloggiare il rais di Tripoli durante le sue visite nell’abitato affacciato sul Golfo di Sidra. Base di un contingente dell’esercito libico, la dimora è stata conquistata dagli insorti, grazie a duri contrasti, che hanno implicato decine di vittime, nell’ambito di una rivolta segnata da centinaia di morti, caduti soprattutto nella stessa Bengasi e ad al-Baida. Assediando la Katiba, i guerriglieri sono riusciti a cancellare un simbolo della repressione della dittatura. Conquistando Bengasi, gli insorti hanno stabilito il posto di comando della propria azione, appoggiata dalla Nato a partire da marzo. In febbraio, la residenza ha svolto il ruolo di sito strategico per i lealisti. Asserragliati tra le pareti del compound, i soldati di Gheddafi sono stati attaccati da centinaia di individui, persino durante le cerimonie funebri. Le forze di sicurezza hanno mitragliato la folla, uccidendo decine di dimostranti, che hanno risposto con sassaiole, impiccando degli agenti. Le diserzioni dell’esercito hanno permesso ai sovversivi di fare irruzione negli studi di una stazione radio statale e di liberare al-Baida. Le esecuzioni dei mercenari e dei soldati si sono susseguite. Sono stati registrati numerosi desaparecidos, individui scomparsi, di cui non si sono avute più notizie. Si sospetta l'esistenza di sepolture collettive a Tripoli e a Bengasi. I bulldozer, i carroarmati e un’autobomba hanno spezzato la resistenza delle truppe regolari, accerchiate e chiuse nella Katiba el Fadil bu Omar. Il gruppo dei Lighting Bolts, un commando dell’esercito, ha rinunciato a colpire i cittadini, che sono quindi giunti al compound provvisti di armi sottratte alle casematte dei militari, occupando l’intera zona, bruciando gli stabili e le macchine dei soldati presidenziali. Il 20 febbraio, l’unità Thunderbolt dell’esercito libico, giunta alla residenza, si è allineata all’opposizione, permettendo ai contingenti della residenza di uscire da Bengasi. Grazie al sostegno dei componenti delle forze speciali, diventati disertori, i ribelli sono riusciti a liberare il centro abitato. Le unità dei guerriglieri hanno catturato un’ampia riserva di armamenti, manovrando i carroarmati depredati. Gli abitanti, esultanti, si sono mostrati nelle strade del centro. Gli uffici del regime sono stati incendiati. Durante la rivoluzione libica, la protesta contro il Governo ha spesso sconvolto anche la stessa Tripoli: migliaia di dimostranti hanno invaso strade e piazze, nonostante gli spari delle truppe e dei mercenari neri, bruciando simboli e strutture della dittatura. Gli stabili della Katiba el Fadil bu Omar sono posti alla periferia occidentale di Bengasi, oltre uno stadio in fase di realizzazione. I capannoni sistemati prima dei caseggiati occupati da Gheddafi sono stati distrutti. L’entrata del compound adesso è divelta. Ogni stanza esibisce rottami e ruderi, dovuti alla rappresaglia dei rivoluzionari nei confronti del regime di Tripoli. I resti delle macchine occupano i cortili. Le due carceri poste nel sottosuolo sono state espugnate. A Bengasi, i prigionieri sono numerosi e testimoniano tuttora la durezza della repressione.
Film: Katiba el Fadil bu Omar, la residenza di Gheddafi a Bengasi
Alessandro Ceresa ©
13/07/2011