Il compound di Gheddafi a Bab al-Aziziyah, le truppe e i siti costituiscono obiettivi indiscutibili per gli attacchi della Nato in Libia. Ieri, l’aviazione alleata ha colpito Tripoli, Tajoura e Brega. Quest’ultimo centro urbano è stato finalmente riconquistato dai guerriglieri rivoluzionari, tramite aggressioni condotte soprattutto con l’ausilio del buio. Gheddafi, però, non capisce che la propria dittatura è giunta al termine e rimane aggrappato al potere con ogni mezzo. L’operazione Unified Protector, indubbiamente, non può finire senza la destituzione del tiranno. Ogni pressione diplomatica nei suoi confronti è stata rivolta al cambiamento della leadership di Tripoli, domandato da milioni di libici. I suoi proclami attraverso radio e televisioni sono diventati inutili. La stessa intelligence del regime ha fomentato la rivoluzione, che dimostra aspetti commerciali, sociali e politici, come in altre nazioni islamiche. È indubbio che gli 007 degli Stati arabi siano stati coinvolti nelle ondate di trasformazione registrate in Egitto, in Tunisia e altrove. La dittatura di Ahmadinejad in Iran, al contrario, è tuttora in grado di governare. Le tribù iraniane, d’altra parte, sono abbastanza selvagge. Il regime utilizza una linea repressiva per calmare i loro comportamenti delinquenziali. Identicamente, Tunisia, Egitto e Libia sono Stati-mafia, che comprovano l’arretratezza di sistemi non basati sui moderni cardini degli Stati di polizia. Durante la scorsa settimana, sono esplosi altri scontri tra i monti posti a ovest di Tripoli, nei pressi di Bir Ayad. I miliziani di Bengasi sono riusciti a ristabilire il proprio comando ad Al-Qawalish, la cui posizione strategica è fondamentale al fine di aggredire il centro di Garyan e di inasprire l’attacco verso la stessa Tripoli, che alloggia numerosi esponenti dell’opposizione. La diffusione dei contrasti coinvolge anche gli abitati di Zamiya, Rhebat, Zlitan, Tawhurgha e Ajilat. Le Nazioni Unite hanno fornito un sostegno al centro urbano di Misurata. La città costiera è tuttora accerchiata dalle truppe di Gheddafi, che mantengono ruoli e posizioni anche in regioni della Libia poste sotto l’egemonia di Bengasi. La contraerea di Tripoli si attiva spesso per cercare di colpire i jets alleati impegnati a bombardare obiettivi strategici in Libia. I ribelli dispongono di mortai, di lanciagranate e di lanciamissili, con cui potenziare i propri attacchi. Gli armamenti dell’esercito di Gheddafi, però, restano superiori, grazie ai carroarmati e all’artiglieria. I rivoluzionari preparano i mitragliatori prima di impegnare le truppe regolari. Le manopole d’acciaio consentono di posizionare le cinture di munizioni. I grilletti accendono le sventagliate di colpi. I guerriglieri e i mercenari che occupano la piazza principale di Bengasi con tende e armamenti sono destinati a spostarsi verso i fronti esistenti in Libia. Ci sono immobili bruciati, che indicano la rappresaglia dei rivoluzionari contro gli stabili dell’amministrazione durante gli scontri condotti per acquisire il controllo della città. Le macchine dei contingenti di Tripoli sono state distrutte, incendiate, capovolte, in segno di rivolta rispetto agli agi di cui godevano i suoi soldati personali. Gli Stati Uniti hanno riconosciuto la legittimità del Governo rivoluzionario, ribadendo l’impegno profuso alla destituzione del leader libico. L’Unione Europea ha deciso di aprire ogni opportunità di dialogo agli esponenti di Bengasi. Londra ha destinato altri jets all’operazione alleata. Parigi sta fornendo un notevole supporto militare alla Nato. L’Italia, complice di Gheddafi per colpa della diplomazia ottusa e mafiosa di Berlusconi, ha dimostrato di non essere in grado di offrire un sostegno adeguato al sistema internazionale. La rappresentanza diplomatica della Libia a Roma si è dissociata dal regime.
Film: Libia
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Alessandro Ceresa ©
18/07/2011