Brega

Brega è un forefront della guerra in Libia. Il centro urbano costituisce un obiettivo ambito per i guerriglieri dell’esercito rivoluzionario, visti i giacimenti di idrocarburi di cui dispone il sottosuolo. Gli insorti stanno attaccando la città, che resiste grazie all’azione di una divisione delle truppe di Gheddafi. <<I missili Grad giungono fino a questa posizione>>, dice Akram, un ufficiale dei militari di Benghazi, demandati al monitoraggio di uno dei checkpoints che interrompono la strada verso Brega. Carroarmati bruciati, mine antiuomo, abitazioni perforate da proiettili e garitte distrutte contraddistinguono quasi tutto il fronte. I miliziani, vestiti con divise mimetiche, sono armati di kalashnikov, coltelli, pistole e granate. Alcuni di loro mostrano le cinture con le cartucce. I pick-ups dispongono di mitragliatori di grosso calibro, o di lanciamissili, montati sul retro dei furgoni. Le unità mobili provenienti da Benghazi si dirigono verso ovest e occupano gli abitati della zona che accerchia Brega, posta sotto il mirino degli aerei della Nato. I poliziotti garantiscono che i soldati di Tripoli non entrino armati nello spazio liberato, ma è indubbio che la loro effettiva presenza sia orientata ad interventi di sabotaggio. Prima che giunga il buio, i gruppi di militari si dispongono nelle proprie postazioni. Indubbiamente, l’oscurità della notte si presta facilmente ad attacchi improvvisi, come quelli condotti dai guerriglieri contro l’esercito di Gheddafi negli istanti iniziali della rivoluzione. Le macchine, a fari spenti, possono arrivare nei pressi di basi nemiche senza che nessuno le veda, facendo scattare quindi aggressioni impreviste. <<I soldati di Gheddafi hanno realizzato postazioni nel deserto -, mi racconta Akram -. Vedi quei rilievi di sabbia? Sono stati innalzati con delle ruspe>>. Attorno al checkpoint, dei cani brancolano tra le dune. <<Sono abituati ad attaccare gli individui, siccome mangiano la carne>>. Gli scheletri dei carroarmati riempiono i bordi di tutta la strada tra Benghazi e Brega, che può tornare nelle mani dei rivoluzionari. L’acciaio dei blindati distrutti dai bombardamenti o dai guerriglieri è bruciato e arrugginito. Le macchie di gasolio incendiato hanno rovinato e annerito l’asfalto. I cannoni sono stati divelti. Decine di vetture coinvolte negli scontri restano capovolte ai margini delle corsie. I cadaveri delle vittime sono stati asportati, o rimangono sepolti nella sabbia, che invade la strada, soffiata dal vento insistente del Sahara. Le truppe di Tripoli dispongono degli stessi armamenti degli insorti (kalashnikov, mitragliatori,…), a cui sommano altre armi, più potenti, che irrobustiscono le loro capacità offensive: blindati, carroarmati, bazooka, lanciamissili Grad, howitzers, Rpg, mortai,… L’intensità degli scontri, sulla linea del fronte, è notevole. I lealisti, i soldati di Gheddafi, non risparmiano sicuramente proiettili e ordigni, grazie alle forniture di cui può disporre l’esercito regolare. I rivoltosi cercano di accaparrarsi rifornimenti. L’Egitto ha venduto loro munizioni. I furgoni, le ambulanze e le altre macchine impegnate al fronte sono dipinte di beige, per mimetizzare i loro movimenti in mezzo alla sabbia. Ieri, l’aviazione della Nato ha colpito ancora il compound di Gheddafi, ma le forze dei rivoluzionari sono state allontanate da Bir al-Ghanam tramite un attacco missilistico dell’esercito di Tripoli.

Film: Il forefront di Brega 



Alessandro Ceresa ©

03/07/2011