La Tunisia è uno Stato-mafia. Gli agenti delle forze speciali monitorano le strade di notte, vestiti con passamontagna e armati di mitragliatori: bloccano le macchine condotte da individui sospetti, che sono ispezionati e identificati. Tunisi è un centro urbano pulito, con abitazioni a tratti futuristiche. I carroarmati occupano tuttora i margini delle strade in cui la rivoluzione ha dimostrato il proprio dissenso nei confronti di Ben Ali. Filo di ferro e sbarramenti impediscono alle auto di transitare. L’esercito e la polizia svolgono monitoraggi. La delinquenza connessa al traffico di narcotici è egemone, dispone di propri capi, rifornisce il commercio internazionale, allestisce posti per la raffinazione, coltiva piantagioni e contatta esponenti negli Stati occidentali, verso cui indirizza gli stupefacenti (hashish, marijuana, oppio, eroina). In altri termini, la Tunisia costituisce un hub della mafia per il traffico di narcotici verso l’Italia, verso la Francia e verso gli altri Stati europei. Tunisi, inoltre, offre l’immunità ai delinquenti ricercati in differenti Paesi. Lo stesso Messina Denaro può utilizzare il territorio nazionale per rifugiarsi. Le antenne trasmettono onde provenienti dall’Algeria, che gestisce i ponti satellitari di tutti gli Stati magrebini. Le onde radio tunisine producono un servizio deviato, per supportare la mafia indigena, che deve opporsi alle polizie di tutto il mondo. I mafiosi di altre nazioni arabe utilizzano le televisioni di Al Jazeera come servizio deviato. I tunisini esprimono il proprio sostegno al Pdl e a Berlusconi, visto come il delfino di Craxi nel panorama politico italiano. Il sistema delinquenziale influenza ogni aspetto. La corruzione è diffusa e impedisce lo svolgimento delle prassi amministrative. I politici mafiosi sono molteplici. Lo stesso avvicinamento di Berlusconi a Fouad Mebazaa e a Beji Caid-Essebsi può essere inteso come un contatto della mafia. Il continuum tra le relazioni condotte dal businessman di Arcore con Gheddafi e con Fouad Mebazaa è notevole e individua connessioni definite tra gli esponenti della malavita globale. I tunisini si permettono di offrire narcotici ai turisti e forniscono manodopera ai gruppi mafiosi italiani, ma il loro livello di intelligenza è basso. I sacchi neri dell’immondizia con cui i migranti fingono di aver subito delle perdite e delle vittime, annegate durante le traversate marine, non devono indurre compassione indebita. Esistono grossi problemi medici connessi alle malattie e alle infezioni di cui sono contagiati gli esuli: epatite, malaria, antrace, flu, ebola, scabbia, aids, poliomelite, febbre, meningite, peste, colera,… Viste le ricche coste di cui dispone, la Tunisia è definitivamente adatta ad alloggiare i profughi che si dirigono verso l’Europa. La mafia, però, non può sedersi al tavolo delle grandi potenze. La presenza di individui come Berlusconi, Gheddafi e Pacolli tra i leaders mondiali non è apprezzata a livello internazionale. Le relazioni già accettate durante l’era di Eltsin costituirono un problema. Il fantasma di Craxi, che riuscì a vantare dei rapporti con la mafia siciliana, rimane vivo tra i tunisini. L’esponente socialista era titolare di immobili a Tunisi e ad Hammamet. Il livello di sviluppo delle tecnologie atomiche è giunto internazionalmente ad una fase molto avanzata. Si sente spesso parlare di uranio liquido, utilizzato sia nei siti nucleari, sia come componente addizionale degli idrocarburi bruciati negli impianti termoelettrici. La Tunisia è definitivamente una potenza atomica, che trasgredisce le normative esistenti. Le strutture cilindriche diffuse in tantissimi Stati per alloggiare le reazioni dell’uranio dimostrano un funzionamento che può essere paragonato, grazie ad una spiegazione semplicistica, all’ebollizione delle pentole a pressione. Gli isotopi radioattivi reagiscono infatti nelle caldaie per la fissione, dove le tubature immettono acqua, che evapora rapidamente alimentando le dinamo delle turbine, prima di essere condensata per recuperare la forma liquida e replicare il ciclo. Il plutonio richiede una pressione sferica per non esplodere ed è spesso depositato in sfere di metallo, individuabili a margine dei siti.
18/06/2011