Gheddafi non è intenzionato ad accettare la propria destituzione, nonostante tutte le pressioni diplomatiche e militari. Le placche magnetiche del suo compound, a Bab Al Aziziyah, possono riuscire a bloccare dei missili lanciati dalla Nato verso i centri strategici. La dipartita del rais di Tripoli è attesa, ma non può che essere imposta. Il leader libico soffre, indubbiamente, di una decisa miopia. Gli scontri tra i rivoluzionari e le truppe del regime non sono finiti. Nonostante lo scarso addestramento, gli insorti riescono a proseguire le azioni d’attacco. Ieri, Gheddafi è riapparso in televisione, ma Tripoli è stata colpita dagli ordigni alleati. Durante l’ultima settimana, gli insorti sono riusciti ad assediare Kikla, obbligando l’esercito a trincerarsi in posizioni di retrovia, stabilendo delle manovre difensive in vista di un contrattacco e conquistando Ryayna. Il centro urbano di Zintan è diventato un obiettivo dei bombardamenti condotti dalle truppe di Gheddafi tramite i missili russi Grad. Le vittime sono state numerose, in termini di morti e di feriti. Gli scontri sono proseguiti per diversi giorni. I rivoluzionari sono riusciti a sferrare un’aggressione verso il terminal petrolifero di Brega, subendo delle perdite e dei ferimenti. Una raffineria posta nell’abitato di Misurata, conquistato dai rivoluzionari, è stata bersagliata dall’artiglieria del regime. Le testate hanno raggiunto i generatori elettrici della struttura, senza rovinare i depositi di petrolio. Persino la Tunisia è stata colpita da ordigni provenienti dalla Libia. Le truppe di Gheddafi, appostate tra i rilievi che dividono i due Stati, hanno lanciato almeno cinque missili Grad oltre il confine. Non sono stati registrati danni o ferimenti. Gli insorti mantengono il controllo di un’ampia regione nella stessa zona e chiedono forniture di armi, di materiale medico, di cibo e di carburante. Tunisi ha ordinato alla propria aviazione di monitorare la frontiera. Gli ordigni dell’esercito tunisino sono rivolti verso l’Italia, verso la Libia e verso l’Algeria. Biserta è probabilmente anche una base missilistica. Le navi da guerra ancorate nel porto dispongono sicuramente di testate. L’alleanza occidentale non ha fermato la propria azione di contenimento in Libia, bombardando il distretto di al-Rawagha, nell’abitato di Al Jufrah e diversi centri di Tripoli, dove sono state sentite ampie esplosioni, sia nei distretti di Firnag e Ain Zara, sia in prossimità del bunker del leader libico. L’utilizzo dei drones è indispensabile per distruggere le capacità militari del regime. Gheddafi, destinatario di un mandato del Tribunale Internazionale delle Nazioni Unite, può essere assoggettato ad un raid di reparti scelti come le teste di cuoio francesi, volto a prelevarlo dal proprio compound o da altre abitazioni. Lo stesso comandante libico, però, ha già predisposto delle misure per difendersi da un blitz. Le atrocità di cui si è reso colpevole il leader africano sono documentate e hanno motivato la denuncia di fronte alla giustizia internazionale. La presenza di mercenari neri tra le sue truppe deriva dalle immigrazioni da altri Stati dell’Africa ed è stata ribadita dai soldati catturati. I miliziani si sono fatti notare per la spietatezza dei modi utilizzati nei confronti dei libici. Ogni azione dell’Alleanza Atlantica è accolta con piacere dai rivoluzionari, che negano la presenza di qaedisti tra le proprie linee. Gheddafi ha tuttora un patrimonio congelato all’estero, che gli insorti richiedono. L’opposizione al regime è innanzitutto volta ad affermare libertà, democrazia e giustizia. La repressione di decenni di tirannia ha motivato le istanze di cambiamento. La Libia dovrà stabilire costituzionalmente che forma di Stato adoperare. Il Governo della Rivoluzione, che rappresenta tutte le regioni indipendenti, ha intenzione di far progredire i diritti dei cittadini e delle donne, normalmente sottovalutati negli Stati arabi. Dialetticamente, l’Iran di Ahmadinejad appoggia la Siria di Assad nell’ambito della repressione dei dissidenti, tramite forniture materiali e sostegno politico. I due regimi dimostrano di voler imporre una reazione impassibile alle istanze rivoluzionarie. Le sanzioni nei confronti degli Stati arabi sono indubbiamente giuste.
18/06/2011