Bengasi

Gli spari dei mitragliatori e le esplosioni di ordigni contraddistinguono tuttora il centro urbano di Bengasi. I guerriglieri dell’esercito rivoluzionario avanzano in direzione di Tripoli e hanno attaccato l’abitato di Bir al-Ghanam, rinforzando la linea del fronte che separa la frazione di Libia liberata dalle truppe del regime di Gheddafi. La loro azione è agevolata dall’intervento della Nato, che ha bombardato postazioni strategiche a Brega. In queste condizioni, i soldati di Tripoli non riusciranno a riconquistare il territorio perso durante mesi di scontri. Nella regione di Bengasi, ci sono tuttora molti contrasti armati tra le truppe fedeli a Gheddafi e i miliziani insorti. Si vedono i bagliori dei proiettili spezzare l’oscurità del buio. Le forniture di armamenti per i rivoltosi sono condotte grazie ai contatti statuiti con l’Egitto e con altri Paesi. Il Governo dei rivoluzionari sta stabilendo i propri confini, che delimitano un secondo Stato all’interno dell’antica Libia e prova ad affermarsi a livello internazionale come rappresentante della neonata nazione. Le nuove procedure burocratiche e diplomatiche sostituiscono le prassi amministrative precedenti, in ogni campo. La fornitura di elettricità è spesso interrotta da attentati, le cui detonazioni sono udibili in tutto l’abitato. Ci sono tre power plants a Bengasi. Il primo si nota a destra della strada proveniente da Tobruk. Il secondo sito nucleare è piazzato nei pressi del porto. L’ultimo impianto è in riva al mare e produce plutonio come elemento radioattivo di scarto. La dispersione di elettricità di tralicci e cavi è notevole. Sono stato accolto a Bengasi da raffiche di mitragliatori, sparate dai poliziotti di stanza a fianco del mio hotel. La presenza di mercenari neri è ribadita. Soldati di ventura provenienti da altri Stati africani agiscono in Libia, presentandosi con armi, attrezzature e compagni alle milizie combattenti. Un ampio numero di questi professionisti della guerra è registrato e arruolato tra le truppe di Tripoli. Altri immigrati riempiono le fila dei rivoluzionari. I teams dei mercenari si mantengono in contatto tramite telefoni mobili. I ragazzi delle basi militari libiche mostrano i kalashnikov e le divise fornite loro dal comando di coordinamento dei guerriglieri, che ha iniziato a regolare gli attacchi degli insorti. Gli scontri armati registrati a Bengasi testimoniano l’azione di un gruppo di lealisti, fedeli a Gheddafi. Esiste un’ampia percentuale di individui che non si esprime a favore di una delle due parti, ma che intende approssimarsi alla fazione che vincerà la guerra, come in tutte le situazioni di contrasto. Ovviamente, la presenza di questa fascia di indecisi consente la permanenza di maggioranze che solo le rivolte di opposizioni decise possono variare, con grandi cambiamenti storici. Ci sono troppi individui nullafacenti a Bengasi. La loro presenza indica la mancanza di sostegno al fronte. La catena dei rifornimenti alle milizie impegnate in prima linea può verosimilmente essere migliorata. La scarsità di armi e di organizzazione rallenta l’azione degli insorti, la cui divisione è stata definita <<armata brancaleone>>. Bengasi si raggiunge facilmente dal Cairo, grazie a dei taxi-bus, guidando per un giorno nel deserto. Il confine tra Egitto e Libia è contraddistinto da instabilità. L’esercito egiziano ha disposto i propri carroarmati in prossimità della frontiera. Gli ordigni antiuomo e anticarro impediscono il passaggio di clandestini e di truppe attraverso le alture. Le formalità doganali sono noiose e implicano la perdita di un’ora. Si vedono garitte distrutte e vetri rotti. La parte libica presenta controlli e ispezioni non troppo meticolosi. Il visto di ingresso è apposto anche sul passaporto degli occidentali, dopo alcune domande relative al motivo dell’immigrazione. È ribadito l’utilizzo di armi non convenzionali da parte delle truppe di Gheddafi, a Bengasi e, soprattutto, a Misurata: gas nervino, antrace e tossine botuliniche. Ovviamente, gli arabi mirano anche a raggranellare dei soldi e chiedono aiuti internazionali all’Occidente, che, al contrario, potrà fornire solo supporto materiale. Gheddafi, d’altronde, è riuscito a farsi elargire altri fondi monetari dalla Cina. Le condizioni climatiche dell’Africa, per assurdo, sono meno dure di quelle che si possono registrare in molti Stati d’Europa e d’America, ma esistono popolazioni arabe che non sono ancora riuscite a svilupparsi in modo appropriato. Indubbiamente, gli aiuti monetari non sono indispensabili, viste le risorse di cui dispongono le nazioni islamiche, comprendenti anche gli idrocarburi.

Film: Un power plant atomico a Bengasi

28/06/2011