Le rivoluzioni islamiche

Il mondo arabo è in fiamme. Le rivolte registrate dalla Tunisia all’Iran sono destinate a delineare una stagione di cambiamento dei vecchi ordini politico-istituzionali e dei Presidenti insediatisi al potere. I contestatori sfidano i regimi nelle piazze, in mezzo ai proiettili degli eserciti. Il problema di fondo consiste sicuramente nel disagio sociale che devono patire milioni e milioni di abitanti, posti in condizioni di sottosviluppo dovute al sistema evolutivo, inasprite da regimi spesso arretrati e intolleranti, che impediscono la transazione verso la modernità.

La Libia sta dimostrando di essere soggetta a tensioni notevoli: la leadership di Gheddafi è minacciata dalla rivolta esplosa nelle piazze, fomentata dagli oppositori ed estesasi ai punti strategici. La repressione del dittatore ha comportato migliaia di morti e di feriti, arresti e bombardamenti delle folle. I manifestanti sono riusciti a incendiare macchine e fabbricati governativi, giungendo a conquistare interi centri urbani, marciando nelle strade e istituendo un proprio Governo. Bande di individui armati, riconducibili ad entrambi gli schieramenti, hanno stabilito dei checkpoints e controllano le connessioni. Lo stesso Gheddafi dovrà stabilire come congedarsi e potrà essere incriminato di fronte al Tribunale Internazionale. Stati Uniti e Onu hanno deciso di assoggettare la Libia a sanzioni, adottando misure risolutive contro il dittatore.

In Tunisia, gli insorti stanno tuttora esprimendo il proprio dissenso. Grazie alla Rivoluzione, Ben Ali è stato allontanato dalla Presidenza. Il movimento dei contestatori ha costituito la scintilla iniziale di un incendio estesosi agli altri Stati, ma ha dovuto subire delle vittime. Esiste la possibilità che i sobillatori possano aver coordinato le differenti sommosse, vista la precisione con cui si sono scagliati contro i poteri forti.

L’Egitto ha fornito un esempio altrettanto increscioso: la repressione delle ribellioni ha comportato centinaia di morti, prima che Mubarak decidesse di lasciare all’esercito il proprio ruolo.

Reduce dalle proteste del 2009, scoppiate al termine delle votazioni presidenziali che ribadirono l’incarico presidenziale di Ahmadinejad, il regime statuito in Iran ha subito l’attacco dei sovversivi, disposti a mostrare sia il proprio dissenso verso l’ordinamento teocratico, sia il supporto ai movimenti registrati nelle altre nazioni. I leaders riformisti e la figlia di Rafsanjani sono stati arrestati.

L’ondata di rivolte ha colpito, con esiti diversi, persino Bahrain, Iraq, Giordania, Yemen, Sudan, Oman, Kuwait, Somalia, Arabia, Marocco, Algeria e Siria.

La diplomazia internazionale si è dichiarata contraria alle repressioni e potrà appoggiare le opposizioni delle dittature. Indubbiamente, le rivoluzioni degli arabi esprimono una ventata di sviluppo, ma devono essere supportate da cambiamenti appropriati.

01/03/2011