Cubeddu

La mafia deve essere distrutta. L’arresto dei principali delinquenti e dei maggiori esponenti dei grandi sodalizi sta ponendo in difficoltà i gruppi mafiosi. In altri termini, la “mafietta” degli italiani è stata colpita ed è destinata ad essere sconfitta, su ogni fronte. Si devono però individuare i gruppi le fattispecie che compongono e che definiscono l’associazione a delinquere di stampo mafioso. La mafia, in Italia, costituisce un sistema coeso, radicato in ogni ambito sociale dello Stato, che acquisisce definizioni differenti nelle zone in cui agisce. È quindi possibile individuare i grossi gruppi operanti in ogni regione o provincia e al di fuori delle stesse, secondo l’appartenenza iniziale: Cosa Nostra, Stidda, ‘Ndrangheta, Camorra, Basilischi, Sacra Corona Unita, Mafia Garganica, Rancitelli, Banda della Magliana (o Banda di Roma), Anonima Sarda, Mafia del Brenta, Fininvest servizio, Edilnord e servizi connessi agli affari di Berlusconi, Banda della Bassa, ecc.. Ai grossi raggruppamenti, si aggiungono sodalizi egemoni, strutturati in mandamenti, agenti in particolari ambiti e settori, in tutte le zone d’Italia, riconducibili a fenomeni mafiosi. Le grandi organizzazioni operano quindi al di fuori dei propri ambiti nativi e in altri Stati, così come i sodalizi esteri risultano attivi in Italia, essendosi infiltrati in differenti comparti delinquenziali. I servizi deviati sono forniti soprattutto dalle radio e dalle televisioni di proprietà di Berlusconi, ma permeano tutti i comparti, comprendendo persino fornitori di servizi tecnologici come la Telecom. La struttura nazionale si inserisce quindi nella sfera della mafia internazionale, che dispone di propri uomini di vertice e di organizzazioni unite, funzionanti soprattutto nel traffico di droga. Berlusconi è il maggior capomafia d’Italia. Berezowski è posto al vertice della mafia russa e dell’Europa Orientale. Gheddafi rimane un esponente di spicco della mafia araba. La forma mentis dei mafiosi resta inaccettabile. Attilio Cubeddu era e resta un esponente di spicco dell’Anonima Sarda. Implicato nel rapimento di Giuseppe Soffiantini, il bandito sardo è latitante dal 1997, dal giorno in cui lasciò il carcere di Badu è Carros, dove era imprigionato per le condanne subite per i reati di assassinio, lesioni gravissime e sequestro di persona. Il rapimento di Soffiantini iniziò il 17 giugno 1997. L’imprenditore bresciano fu aggredito nella propria abitazione e posto in stato di prigionia. I suoi aguzzini costrinsero la famiglia a pagare 5 miliardi di lire di riscatto prima di liberarlo, tagliandogli persino i lembi dei padiglioni auricolari. Attilio Cubeddu e Giovanni Farina lo rilasciarono il 9 febbraio 1998 e riciclarono il denaro del riscatto in Italia e in Stati stranieri. Cubeddu, d’altronde, era già stato implicato nei rapimenti Rangoni Machiavelli, Bauer e Peruzzi, che motivarono la condanna all’ergastolo, unendosi all’assassinio di un componente dei Nocs, S. Donatoni, durante la prigionia di Soffiantini.


19/03/2011