Osirak |
Grazie alle tecnologie importate da nazioni evolute, la dittatura di
Hussein era riuscita a disporre di decine di siti sospetti. La loro
presenza in Iraq motivò l’attacco delle truppe statunitensi e comportò
l’inizio della guerra. Ai bordi della strada verso Basrah,
oltre il confine con il Kuwait, gli spazi dei giacimenti di idrocarburi
sono affiancati da altre strutture, che gli iracheni stessi dicono
essere rivolte al trattamento del plutonio residuante da diversi centri.
Si vedono bruciare le macchie di petrolio e si notano le tubazioni di
attrezzature somiglianti a turbine lanciare verso l’alto dei vapori di
scarto. Nei pressi degli impianti, ci sono le tradizionali ampolle
sferiche destinate a custodire il plutonio. Basrah, d’altronde, dispone
di siti sospetti e di una power station che impiega uranio. La presenza
di isotopi radioattivi, nelle vicinanze del Kuwait, è verosimile, viste
le intenzioni aggressive dell’Iraq nei confronti dello Stato adiacente,
che si affaccia sul Golfo Persico. I giacimenti tra Basrah e Nassiriya
presentano spesso dei macchinari dubbi a margine dell’autostrada che si inoltra
nel deserto. La periferia abitata di Nassiriya offre però la
possibilità di individuare subito delle strutture rivolte all’utilizzo
di isotopi radioattivi, costituite da capannoni aventi basi
rettangolari, identiche a centinaia di altri impianti diffusi in tutto
il mondo. Nei pressi degli immobili che ospitarono il contingente dei
Carabinieri, si intravede una power station, con delle colonne di
raffreddamento, che si unisce ad altri siti sospetti, fabbricati nel
centro urbano. Le attrezzature e i bidoni di carburante ribadiscono
l'utilizzo duale di molti reattori, che producono elettricità tramite
fissioni e combustioni termiche. Passata Nassiriya, un abitato di
notevole grandezza è Samawah. La sussistenza di macchinari indiziati,
nascosti da aziende, è più che probabile. Diwaniyah presenta, a fianco
della stazione, due impianti degni di nota. Il primo è uno dei siti
segreti di Saddam. Non vi possono essere titubanze. Marciando a fianco
del fabbricato, nell’oscurità, si sentono chiaramente le onde
radioattive prodotte dalle reazioni. Le pareti delle torri cilindriche
sono state modernizzate e rinforzate con acciaio. A decine di metri
dalla struttura, centinaia di turbine, connesse da tubi e da fili,
diffondono nell’atmosfera un rumore continuo. Si tratta verosimilmente
di attrezzature poste a supporto del sito, così come i bidoni di
idrocarburi adiacenti. In un’ansa del fiume che attraversa il centro
urbano, c’è un secondo conglomerato, costituito da diversi
immobili. Persino Najaf dispone di centrali elettriche. Le colonne che
si stagliano nel panorama iracheno dimostrano la presenza di
combustioni. Un impianto termico produce pochi megawatt di potenza,
senza apparenti tecnologie atomiche. La periferia alloggia un sito
dubbio. Prima che l’autostrada che conduce a Baghdad raggiunga
l’agglomerato, oltre l’inizio della cintura di sicurezza, a ovest di
Salman Pak e di Al Tuwaitha, gli iracheni indicano l’esistenza di un
isolato identico a Osirak. Si vede una centrale color beige, posta in
mezzo a disordinate attrezzature industriali. I vapori della power
station n. 1 di Baghdad, quindi, riempiono l’atmosfera ai bordi del
Tigri. Il sito e i reattori ellittici della struttura contigua sono
destinati a produrre fissioni. La zona amministrativa a nord di Sarafiya
Bridge ospita diversi impianti radioattivi, che possono disporre di
tecnologie evolute. Salman Pak e Al Tuwaitha costituivano fondamentali
centri di sviluppo. Il programma nucleare di Hussein comprendeva altre
destinazioni: Akashat, Abu Sukhayr, Al Atheer, Furat, Al Hatteen, Al
Qaim, Al-Rasheed, Al-Radwan, Al-Amir, Sharqat, Al-Zahf Al-Kabir, Badr,
Baghdad, Dawrah, Falluja, Garf Al-Naddaf, Mosul, Musayyib, Ramadi,
Rashidiya, Samarra, Taji, Tarmiya, Um al Marik, Ukashat, Yusufiyah e
Zafaraniyah, nei pressi di Osirak. La dittatura di Saddam era riuscita a
disporre di disegni per la realizzazione di testate, che potevano
essere rivolte contro gli Stati posti nello spazio d’azione dei vettori.
I missili erano preparati e disposti a Baghdad, Taji, Latifiyah,
Yusifiya, Abu Ghraib, Badr, Ameriya, Al-Dour, Iskandariyah, Tarmiya,
Jaber Bin Hyan, Wazyriah, Zafaraniyah, Qadawi, Ramadi, Al-Musayib e
Fallujah. L’utilizzo di isotopi dell’uranio negli Stati
arabi è più diffuso di quanto si pensi, così come la propagazione di
reattori. I materiali di scarto sono destinabili ai componenti degli
ordigni. Zafaraniyah indica persino uno dei quartieri di Baghdad, a
margine di una power station attiva. In tutto l’Iraq, si riescono ad
individuare altri siti. A Taji, un gruppo di immobili ospita macchinari
sperimentali e altre attrezzature, destinate a procedure militari. Il
dettaglio delle immagini evidenzia le strutture esistenti. Baiji è un
luogo noto per l’elaborazione degli idrocarburi, ma dispone di impianti
sospetti, posizionati a margine dei bidoni di combustibile, così come
Daiyara e Nimrud-Al Guwair. I siti di Mosul hanno proprietà atomiche e
confermano la preponderanza del centro urbano.
Film: The Sites of Saddam
Alessandro Ceresa ©
02/12/2010