L'abitazione di Al Sadr a Najaf |
An Najaf è la fortezza della Mahdi Army, la milizia di Al Sadr. Le strade sono presidiate da poliziotti e da furgoni blindati, attrezzati di mitragliatori. Le postazioni sono capillari. Ci sono soldati e checkpoints ogni 20 metri. Di notte, i camion, le macchine e i pick-ups attraversano corsie desolate. Si sentono spari saltuari. I bagliori dell’alba accendono le attività economiche. La vegetazione è povera. Striscioni e vessilli inneggianti al partito sadrista decorano le inferriate ai bordi dei marciapiedi e ribadiscono il supporto ad Al-Qaida. I cartelloni mostrano le facce di leaders politici. L’abitato dispone di fabbricati bassi, costruiti con argilla, fatiscenti. Al Sadr adesso vive in Iran, a Qom. La sua dimora irachena è posta di fronte all’ospedale Al Alamer, in uno dei sobborghi residenziali. Il giardino è occupato da una palma. Una barriera impedisce l’entrata. In periferia, sei altiforni producono materiali ferrosi. Gli occidentali sono obiettivo di rapimenti. L’aeroporto internazionale offre voli verso Dubai. Najaf ospitò tre scontri cruenti durante l’Operazione Iraqi Freedom. Nel 2003, gli statunitensi accerchiarono e isolarono la zona, colpendo l’esercito iracheno con l’aviazione. Gli elicotteri Apache individuarono e distrussero le unità delle truppe nemiche e dei Fedayeen di Saddam. I contingenti del Pentagono riuscirono quindi a conquistare l’intero centro urbano. Nel 2004, le forze alleate furono impegnate seriamente dai guerriglieri mahdisti, che utilizzarono gli immobili, le strade sterrate laterali e i pertugi dell’ampio cimitero per i propri assalti. L’instabilità di Najaf fu confermata dai contrasti registrati nel 2007 e derivò dalle azioni della Mahdi Army, i cui miliziani inferirono delle vittime alle truppe governative. Le tombe di Najaf attirano numerosi turisti e ospitano sia i morti dei conflitti iracheni, sia i resti di centinaia di migliaia di individui. L’incredibile distesa di lapidi disordinate della necropoli implica l’esistenza di fosse comuni e di sepolture collettive, già svelate in passato. Ci sono siti sospetti, destinati alla produzione di elettricità. Al Diwaniyah è un centro urbano minore, contraddistinto da un livello di sviluppo più evoluto rispetto agli altri agglomerati dell’Iraq. I furgoni della polizia e dell’esercito sfrecciano di notte, lanciati attraverso strade deserte. Gli autisti iracheni, addormentati e sdraiati per terra, attendono gli avventurieri nei parcheggi dei taxi. I soldati che presidiano i checkpoints lasciano passare le macchine che si addentrano verso Najaf. Gli intrusi sono sottoposti a ordinari esami dei passaporti. Gli immobili sono abbastanza moderni, come la stazione ferroviaria e l’adiacente impianto nucleare, che costituiva uno dei siti segreti di Saddam.
Alessandro Ceresa ©
25/10/2010