Report: Tibet


Il Tibet dovrà mirare allo sviluppo e alla propria evoluzione. Nel 1950, l’esercito di Pechino conquistò lo Xizang, che potrà continuare a crescere nell'ambito del quadro istituzionale previsto dalla legislazione della Rpc. Per aiutare i tibetani, non vi possono essere altre alternative. La dominazione cinese, durante 60 anni, si è consolidata. La qualità della vita è così bassa che ogni investimento può offrire solo opportunità. Le condizioni degli abitanti sono indigenti. Le istanze volte a tutelare presunti elementi culturali possono essere oscurate, di fronte ai vantaggi che presenta la modernizzazione introdotta dai cinesi, in termini di infrastrutture, industrie, commercio, amministrazione, urbanizzazione. Gli stessi tibetani dimostrano di volere solo soldi: è l’unica domanda che rivolgono agli occidentali ed è il motivo delle interpellanze e delle rivolte per l’autonomia. Inoltre, gli Stati di polizia tendono a funzionare meglio degli Stati-mafia e delle amministrazioni gestite da ladroni. Lo sviluppo di Lhasa può essere confrontato con i problemi di arretratezza che si notano in centri urbani minori, come Tingri, o Nailongxiang. Il regime cinese è più tollerante di quanto ci si possa aspettare, ma nelle strade delle maggiori città, di giorno e, soprattutto, di notte, si vedono i blindati della polizia e dell’esercito: carroarmati, camionette, auto. Anche la “resistenza” dispone di una propria “linea” d’azione, con taxi e macchine. Gli incidenti d’auto possono comportare dei feriti. Alle sommosse del 2008, che indussero la repressione dei dissidenti, seguirono degli attentati, in altre zone della Cina, addebitati alla “guerriglia” dei tibetani. Le inosservanze delle libertà degli individui, denunciate dalle istituzioni internazionali, sono diminuite. Dal 1949 al 1990, l’invasione e il dominio dei cinesi comportarono morti, esecuzioni, imprigionamenti, sparizioni e torture. Prigioni, campi di lavoro e di concentramento accolsero migliaia di tibetani. Zhangmu è una città di frontiera, arroccata sulla sponda cinese del fiume Bhote Kosi, che divide Tibet e Nepal, dove l’agglomerato urbano è definito Kodari. Le formalità doganali sono svolte da soldati nepalesi chiusi negli uffici di uno spazio immondo, con file di camion posteggiati nel fango, in mezzo a ladri e mendicanti, a malati di scabbia, a viaggiatori e autisti. I cambiavalute strappano le banconote dalle mani, sperando che i biglietti bagnati possano unirsi. Le procedure di ingresso in Cina sono rigorose e comportano sia la perquisizione, sia lo screening a raggi-x dei bagagli, come in ogni aeroporto. I visti sono esaminati e timbrati. I turisti devono aspettare in fila il proprio turno e la conclusione dei procedimenti. L’imprimatur evoluto della dogana e di alcune abitazioni fornisce subito un primo contrasto con la miseria dell’urbanizzazione di Kodari. I camion che portano merci e rifornimenti, i negozi dei cinesi e i fuoristrada per le comitive gremiscono la via verso la frazione abitata di Zhangmu, da dove inizia la Friendship Highway, che unisce Lhasa al Nepal, attraversando l’altopiano del Tibet. L’autostrada è asfaltata ed è percorribile agevolmente. Solo alcuni tratti sono sconnessi, soprattutto in prossimità del confine, dove frane e crolli rendono il tragitto più difficoltoso e dove si vedono gli obiettivi luminescenti degli ordigni cinesi. I lavori di manutenzione sono condotti sotto la supervisione dell’esercito. Gli operai indossano delle divise militari. L’orizzonte presenta rilievi himalayani, alture dorate, corsi d’acqua, campi di grano, laghi. Si incontrano spesso autobus e camion. Si nota l’antichità indecorosa dei residenti e si apprezza la modernità importata da Pechino. L’elettricità, prodotta anche da centrali con pannelli fotovoltaici, è scarsa e spesso si utilizzano delle candele. La polizia è tollerante e permette ai turisti qualsiasi movimento, nonostante l’inflessibile programma di viaggio dei tour operators, che si devono impiegare per il visto di ingresso, rilasciato in pochi giorni dalle autorità diplomatiche. I turisti occidentali sono spesso giornalisti e dimostrano un orientamento positivo verso le istanze dei tibetani, ma sono trattati male. I ladroni di ogni centro urbano li ricattano e chiedono soldi. Ogni entusiasmo per la libertà del Tibet è quindi placato dagli abitanti stessi. Le frodi possono essere agevolmente evitate, promettendo rappresaglie. I fuoristrada sono abbastanza confortevoli e forniscono un mezzo di spostamento per i kampa, i leggendari guerrieri tibetani. I tre autisti che ho sfruttato, indubbiamente, avevano abbandonato da anni ogni ambizione guerresca. I paesi sono arretrati: le popolazioni nomadi che vi abitano potrebbero vivere nelle città, durante altre parti dell’anno, mantenendo occupato il resto dell’ambiente. Altre zone sono in fase di urbanizzazione. Ai bordi delle strade, si nota il luccichio dell’oro e dell’argento. Vi sono interi monti con giacimenti auriferi. China Mobile, il provider satellitare di Telecom China, è il più ampio gestore di telefonia mobile del mondo, in termini di sottoscrittori e di copertura Gsm. I dati sono inoltrati tramite il sistema Gprs. China Unicom è il solo avversario di China Mobile nel sostanziale duopolio che contraddistingue il mercato della telefonia mobile nella Rpc. Gli altri operatori hanno quote e attività residuali. Quasi tutti gli impianti di emissione e diffusione dei segnali dovrebbero essere di proprietà di China Telecom e, quindi, di China Mobile. Il servizio cinese fornisce informazioni connesse al sistema di polizia. In quasi due anni, la quotazione del renminbi nei confronti dell’euro si è leggermente rivalutata, passando da 10,71 €/¥ (2.01.2008) a 10,12 €/¥ (20.11.2009). Il cambio dollaro-renminbi, nello stesso periodo, è passato da 7,29 $/¥ a 6,83 $/¥. Euro e dollaro, con oscillazioni maggiori, hanno fatto registrare valori pari a 1,47 €/$ (2.01.2008) e 1,48 €/$ (20.11.2009). La parità del potere di acquisto della divisa asiatica è di circa 0,3 dollari. L’economia cinese si sta sviluppando rapidamente. Il Pil dovrebbe far rilevare un incremento dell’8,5% nel 2009, con un’inflazione quasi stabile. Il reddito pro-capite è di 6.000 $. Esportazioni ed importazioni crescono più del 20%, ogni anno. La Rpc sta invadendo il mondo con i propri prodotti. Una forma di protezionismo potrebbe aiutare le aziende italiane, europee ed occidentali a difendersi dalla concorrenza fornita dalle importazioni di prodotti cinesi ed asiatici, soprattutto nei mercati tessile ed elettronico. Gli immigrati diventano manodopera irregolare. Il Tibet può sfruttare lo sviluppo della Cina, che, nella competizione mondiale, si troverebbe con un peso dovuto all’arretratezza di una delle proprie regioni. Gli investimenti in Stati asiatici come India o Cina devono essere vagliati attentamente, siccome potrebbero essere preferibili le nazioni dell’Europa Orientale appena entrate nell’Unione Europea, o in attesa di ammissione. Il lago Ymaddok Tso si snoda tra le gole dei monti. Sulle sue sponde, vi sono pochi agglomerati. Un’isola presenta una delle roccaforti crollate che si vedono in tutto il Tibet, memoria di antichi presidi. Si vedono spesso abitazioni distrutte dai conflitti degli anni passati. A Gangsang Ri, i bambini vendono ai turisti dei minerali. Un bar ospita i viaggiatori. Mercanti ambulanti offrono chincaglieria. Nei pressi dei paesi, non si vedono tombe. La gestione dei cadaveri era ed è demandata soprattutto ai monaci dei templi e il cannibalismo è diffuso. Prima dell’invasione cinese, gli stessi monaci detenevano il potere temporale e formavano il reticolo amministrativo. Adesso, svolgono tuttora una funzione rappresentativa del governo tibetano in esilio, senza poteri reali. I templi offrono spettacoli contrastanti. La ricchezza degli ornamenti d’oro è apprezzabile, ma evidenzia la miseria delle abitazioni normali ed è inutile. I monaci bruciano droghe in appositi contenitori. Si tratta probabilmente di hashish e di marijuana, coltivata sull’altopiano del Tibet. Alcune zone dei templi puzzano di fogna. Fu lo stesso Governo in esilio, nel 2008, a comandare le rivolte a Lhasa e nel resto del Tibet, grazie alle connessioni che mantiene tuttora con i monasteri. Il Panchen Lama, Gedhun Choekyi Nyima, fu arrestato nel 1995. Lobsang Trinley Lhuendrub Choekyi Gyaltsen morì nel 1989. Si sente dire che anche Gedhun è morto (potrebbe aver contratto malattie inguaribili, potrebbe essere stato impiccato, fucilato…), ma l’informazione dovrà essere confermata da fatti concreti. In Tibet, ci sono dei siti nucleari. Alla periferia ovest della città di Lhasa, si notano differenti strutture, che utilizzano verosimilmente elementi atomici per la raffinazione dell’uranio e per la produzione di elettricità. Un altro impianto dovrebbe essere posto a nord di Lhasa. A Delingha, nella provincia di Amdo, c’è un ampio sito chimico e atomico, gestito dall’azienda Qinghai Soda Ash Co. Ltd. L’impresa mira a diventare il maggiore produttore di soda in Asia. La città ospita la base dell’812a Brigata dell’esercito. Tutta la zona è nota per i test atomici eseguiti in passato ed è interdetta agli osservatori e ai turisti. Altri siti possono essere individuati a Nagqu (Nagchuka), Xihaizhen, Bayi e Golmud, dove esiste un aeroporto militare, come a Gonghe. I giacimenti di uranio noti sono posti a Gannan (Thewo). Lhasa è una grossa città, moderna. I cinesi hanno apportato soldi, investimenti, infrastrutture. Il centro ha tuttora strade anguste e mercati ambulanti, che tibetani e uiguri utilizzano per offrire alimentari e chincaglieria di scarso valore. Di notte, le radio e i megafoni diffondono le frasi altisonanti del regime nelle piazze. L’etnia han è più diffusa. I turisti sono attaccati, a volte, da pezzenti, ma si può girare liberamente in tutta la città, a piedi o in taxi. Il carcere di Drapchi è la più temuta prigione del Tibet e ospita circa 1.000 delinquenti. Uno dei guardiani mi ha detto che il loro incarico consiste nell’<<insegnare ai prigionieri il rispetto delle leggi cinesi>>. Costruito come un campo militare, il carcere dispone tuttora di numerosi soldati. L’entrata è posta in una strada a margine di un ampio viale, alla periferia nord di Lhasa. Prima di giungere all’ingresso, vi sono dei bar con dei biliardi e un piazzale. A lato della porta, una sentinella presidia uno stabile, che potrebbe ospitare un commando dell’esercito. Si vedono altri immobili, uffici, dormitori e uno spazio aperto. Ci sono ufficiali e poliziotti, che dimostrano di essere abbastanza tolleranti. Nonostante gli imprigionamenti arbitrari dei dissidenti politici, Drapchi accoglie delinquenti comuni e ladri, le cui condanne sono incontrovertibili. Nella stessa zona, c’è un hotel in fase di realizzazione, con le pareti dorate. Di fronte all'ingresso principale, abitazioni a due o tre piani mostrano la bandiera della Cina e dispongono di stanze con porte numerate. Un drappello di poliziotti monitora la strada di ingresso. Alcune persone sostano davanti ai negozi. La via è senza uscita. Si può sospettare che gli alloggi siano destinati a carcerati, posti in differenti stati di prigionia. La caserma di Drapchi fu destinata a galera nel 1959, visti gli arresti eseguiti in seguito alle rivolte della “resistenza”.

Alessandro Ceresa

25/11/2009