
Bin Laden conduce i guerriglieri dei suoi reparti in Afghanistan e in Pakistan, in Waziristan e nella Nwfp. La sua presenza nelle due nazioni è sensibile ed è confermata. Gli afgani ribadiscono che il capo di al-Qaida avrebbe tuttora la propria base a Tora Bora e che disporrebbe di un’abitazione nella zona. Bin Laden, verosimilmente, utilizza anche altri punti di appoggio, a Parachinar e a Peshawar, in Pakistan. In una registrazione diffusa il 25 settembre 2009, il leader arabo si è riferito agli europei, auspicando una situazione di pace per chi si dimostra disponibile. I Governi e i soldati occidentali sono stati accusati di aver ucciso delle persone sotto l’egida della Nato. Secondo Osama, la guerra è destinata a finire e gli statunitensi si ritireranno oltre l’Atlantico. “Quando arrivarono gli humvees della gang di Washington, ai parenti delle vittime furono dati 100 dollari per ogni bambino trucidato. Gli eventi sanguinari di Madrid e Londra possono essere capiti se si ricordano i Talebani assassinati o imprigionati. Le Nazioni Unite iniziarono a investigare i crimini del Nord e furono fermate dall’amministrazione di Bush”. In tutto l’Afghanistan si spara, ci sono dei morti e dei feriti, ma non è così facile morire, nemmeno durante una guerra. Osama bin Laden è quindi sopravvissuto alla battaglia di Tora Bora, con cui gli statunitensi conquistarono la roccaforte di al-Qaida nel 2001, nonostante i dubbi riguardanti la sua fine. La base di Tora Bora è posta a 30 km da Jalalabad, in grotte e bunkers, a est dei monti che separano Afghanistan e Pakistan, nel Distretto di Pachir Wa Agam, in provincia di Nangarhar. Il sito si raggiunge attraversando una zona di rilievi, con paesi isolati, inerpicandosi verso le alture. È facile adesso per bin Laden celarsi nei Monti Bianchi (Safed Koh) ed evitare di essere catturato. Oltre Jalalabad, c’è un posto di controllo della polizia afgana, formato da un immobile, da sacchi di sabbia e da brande, atto ad ospitare 4 o 5 guardie, armate di mitragliatori. Ho dovuto offrire al tassista la mia protezione di sicurezza, per farlo proseguire. Nei pressi di Tora Bora, ai piedi dei monti, ci siamo fermati in un abitacolo di legno, dove due afgani vendevano delle bibite, degli alimentari e, forse, della droga. Una macchina, che probabilmente ci stava pedinando, ha scaricato tre individui davanti alla casa di fronte. Uno dei proprietari del negozio ha fatto un segno, con la mano alzata, per soddisfare la mia domanda riguardante la presenza di bin Laden. Tora Bora. È questa la base di al-Qaida. Quando l’autista ha ripreso la strada verso nord-est, un camion, posto di traverso sulle corsie, ha fatto finta di fermarci, senza addurre altri problemi. A margine di Jalalabad, esiste un altro sito che adotta spesso il riferimento di Tora Bora, indicato come Al Badr, o Darunta, costruito negli anni ’80 con l’aiuto dell’intelligence statunitense, destinato ad addestramenti riguardanti l’utilizzo di armi chimiche ed elementi tossici. I training camps allestiti nella zona hanno adottato diversi appellativi: Hizbi Islami, Assadalah Abdul Rahman, Abu Khabab. Prima di Darunta, il fiume Kabul forma uno specchio d'acqua, dovuto ad una diga artificiale, riabilitata ed in grado di fornire 14 megawatts di potenza a Jalalabad, che conferma di essere un forefront e un punto strategico per la guerriglia dei Talebani. Le basi furono colpite dall’aviazione Usa nel 2001, così come il campo di Farmada, un centro a dieci chilometri dalla città, dove aveva vissuto bin Laden e dove abitava la famiglia del “Comandante” arabo. Quando ho percorso la strada verso Kabul, oltre Sarubi, dove il tragitto incontra un passo, ho notato dei carroarmati Isaf e forze di sicurezza, in prossimità di una svolta in cui avevo visto un anziano steso al suolo, sull’asfalto, in mattinata, coperto da uno straccio, davanti ad un furgone dell’esercito afgano armato di mitragliatore. La polizia mi ha allontanato in malo modo. I cadaveri assumono una strana rigidità. C'erano i segni di un conflitto. Sulla strada verso il centro di Kabul, nelle vicinanze dell’aeroporto, oltre i campi militari della Nato e dell’esercito italiano, un furgone bianco, riempito di miliziani in tenuta mimetica, con giubbotti antiproiettile e mitragliatori, ha fatto partire una grandinata di colpi dal kalashnikov montato sull’apposito sostegno. Si è vista la fiammata intermittente dei proiettili. Si è sentito dire che i guerriglieri sarebbero andati a sparare ai soldati italiani di stanza a Camp Invicta. Erano identici ai militari filmati di solito con bin Laden. Nonostante la divisa informale, il loro gruppo avrebbe potuto costituire una squadra connessa all’esercito afgano, o un drappello di Talebani. È rilevante evidenziare come la stessa unità che ha fatto notare a me gli spari sia entrata in azione quando rientravo da Tora Bora, volgendosi contro le truppe della Nato. Gli attacchi della coalizione Isaf contro le postazioni della base di al-Qaida proseguirono fino a due anni fa, con raid aerei e assalti. Vi sono notizie diffuse che confermano l’informazione secondo cui Osama bin Laden si rifugerebbe talvolta a Parachinar, il paese pakistano posto in prossimità del confine afgano, a sud-ovest di Tora Bora. In un articolo proposto dal sito
www.sahab.net, noto per aver diffuso i video di bin Laden in passato e per essere redatto dagli esponenti di al-Qaida, Abdullah Bin Zaid Al-Khalidi si riferisce a “pounded partisan insidious new rules!” La somiglianza tra "partisan" e Parachinar lascia capire il ruolo svolto dalla zona e si può intuire un ringraziamento celato agli abitanti dell'agglomerato urbano. Uno stampato edito dal Mit (Massachusetts Institute of Technology), opera di Gillespie e Agnew, conferma che le zone abitate della regione pakistana di Parachinar sono tra gli insediamenti dove bin Laden potrebbe avere un rifugio. Osama visse per diversi anni a Peshawar, dove iniziò a supportare i mujaheddin che fronteggiarono l’invasione dei sovietici in Afghanistan, garantendosi l’intervento di Zbigniew Brzezinski, in veste di consulente di Carter alla Casa Bianca e costituendo un reparto di guerriglieri (Maktab al-Khidamat, o Afghan Service Bureau). Adesso, il leader arabo è ricercato dall’Fbi per l’assassinio di statunitensi al di fuori dei confini americani, per cospirazioni aventi lo stesso obiettivo e per attacchi ad attività federali, conclusesi con la morte. Il Maktab al-Khidamat fornì la base per costituire al-Qaida verso la fine degli anni ’80. A margine di al-Qaida, iniziò a diffondersi anche il movimento dei Talebani, che vantò 5 leaders tra gli adepti dell’Università della Jihad di Akora Khattak, un centro urbano di pochi abitanti, posto quasi alla periferia di Peshawar. L’Università di Jalozia, la scuola degli integralisti fondata da Abdul Rasul Sayyaf nello stesso periodo, ascrisse tra i propri seguaci Khalid Shaikh Mohammed e Ramzi Ahmed Yousef. Jalozia ospita migliaia di esuli afgani. In Pakistan ve ne sono 2.000.000, in Iran 1.500.000. Nella Nwfp, la maggioranza di essi è stipata ai bordi del fiume Indo. Bin Laden, sicuramente, conosce questa folla di disperati ed è stato tra di loro. A Peshawar, Osama aveva stabilito una base del Maktab al-Khidamat presso un vecchio lodge del Governo di Londra e viveva nelle vicinanze dell’University Town, attorno ad Arbab Road, nella zona di Sadar, tra la stazione e l’aeroporto. La città e la periferia di Peshawar potrebbero quindi fornirgli un terzo alloggio. Logisticamente, i guerriglieri devono rifornirsi di viveri, proiettili, armi e combustibile. Il <<Comandante>> dei mujaheddin, noto in tutto il mondo arabo, dispone di un esercito. Questo <<Comandante>>, in Asia, è Osama bin Laden. Ai margini della sua linea di azione vi sono guerriglie e scontri armati, in Afghanistan, in Waziristan, nella Valle di Swat e nel resto della Nwfp. La testa dei reparti di al-Qaida è quindi distinguibile. Il Pakistan tollera la presenza di integralisti e sovversivi nel proprio Stato. Lo stesso Isi è stato accusato più volte di fornire un sostegno agli estremisti e di attaccare gli statunitensi in Afghanistan. L’esercito di Islamabad ha lanciato un’offensiva nella roccaforte talebana del Sud Waziristan, per la quale stava aspettando l’autorizzazione del Governo. In passato, tre operazioni militari nella stessa provincia furono respinte dall’opposizione dei guerriglieri. L’atteggiamento conflittuale e rivoltoso dei Pashtun potrebbe essere un altro motivo della persistenza di ampie sacche di insorti che fronteggiano la Nato. Si sente dire che un plotone di qaedisti è stato spostato in Iraq e che il resto dell’armata si trova tra Afghanistan e Pakistan. La presenza dei leaders di al-Qaida, tra cui al-Zawahiri, dovrebbe essere confermata. In un video reso noto nel 2004, Osama bin Laden confermò la propria ingerenza e la colpevolezza di al-Qaida per gli attentati che colpirono New York tre anni prima. Nel film, lo stesso capo e i vertici della struttura sovversiva programmarono un’azione con una mappa che rilevava il Pentagono. Bin Laden e al-Qaida furono ritenuti responsabili anche degli attentati di Madrid (11.03.2004) e di Londra (7.07.2005). Gli arabi, tramite il sito
www.sahab.net, indicano con il termine “ipocriti” i cristiani e i nemici dell’Islam. Ayman al-Zawahiri ha ricordato la morte di Baitullah Mehsud e ha incitato il supporto della jihad pakistana per la guerriglia nelle aree del Waziristan (Fata). La rappresentanza diplomatica di Islamabad a Milano sostiene che lo stesso al-Zawahiri è sorvegliato dai propri soldati in Pakistan. L’11.09.2001, con gli attacchi alle Torri Gemelle, iniziò la Terza Guerra Mondiale. Alle 8:46, l’aereo pilotato da Atta si schiantò contro il primo edificio. Alle 9:03, il boeing condotto da Marwan al-Shehhi centrò la seconda torre. I due stabili crollarono. Un film che mostra le immagini di entrambi gli attacchi è disponibile in You Tube, al link
http://www.youtube.com/watch?v=kv4s3fn8jDc&NR=1&feature=fvwp.
We are the Heroes. Siamo gli eroi. I militari occidentali combattono in prima linea…