Kabul

Le guardie armate di mitragliatori, le abitazioni poste al riparo di muri, gli spari, gli elicotteri da guerra e i jet statunitensi, il saluto dei muezzin, i rotoli di filo metallico, gli humvees e i furgoni delle forze afgane mi hanno accolto a Kabul. Sono arrivato col buio, ancora una volta. La via dell’aeroporto, dove sono morti sei italiani, è fiancheggiata da negozi, lavori non ultimati e abitazioni a uno o due piani. L’attentato è stato condannato esplicitamente da Hamid Karzai. L’esplosione è stata sentita in tutta la città. Lo scalo afgano appare rinnovato, come molte altre zone. Anche per questo motivo, le consultazioni presidenziali sono state vinte dal pashtun Karzai, a cui la maggioranza dei votanti ha rinnovato il mandato, sperando che possa trattare la fine delle ostilità e della guerra con gli statunitensi. Gli afgani sono le vittime di tre decenni di guerre. Il loro Stato resta una delle nazioni più arretrate del mondo. Gli aiuti internazionali sono rivolti a favorirne lo sviluppo. Le persone dicono che fanno fatica a vivere e a lavorare, viste le possibilità limitate che offre l’ambiente. I sovietici invasero l’Afghanistan nel 1979, nell’ottica di poter attaccare il Pakistan con il supporto delle nazioni alleate confinanti: Iran e Cina. La presenza degli Usa in Asia, durante la Guerra Fredda, sarebbe quindi stata limitata a pochi Stati. Nel 1988, l’evoluzione del conflitto condusse l’esercito russo ad abbandonare l’Afghanistan, le cui ricchezze furono sfruttate solo parzialmente dall’Armata Rossa. I giacimenti di ferro, oro, argento, platino ed uranio restarono nelle mani degli afgani. L’esercito italiano, adesso, non è coinvolto nell’occupazione di una nazione ricca... Cammino senza problemi per le strade di Kabul, ai bordi delle quali si vedono bombole di gas radunate. Nelle vie del centro abitato passano file di carroarmati e di mezzi pesanti dell’esercito Usa. Si vedono jeep e camion delle Nazioni Unite. Gli incroci dei quartieri diplomatici sono bloccati e monitorati dalla polizia. Alcune macchine hanno fatto finta di investirmi. Si sente la tensione relativa al conflitto. Gli afgani sono aggressivi. Molte auto hanno i vetri rotti, per colpa degli spari. Un poliziotto mi ha insegnato ad armare i kalashnikov. La maggioranza dei dirottatori dell’11 settembre proveniva dall’Arabia, ma il Pentagono decise di invadere solo Afghanistan e Iraq. Si deve menzionare tuttora il fatto che gli Stati Uniti usarono ordigni con uranio arricchito e impoverito nella prima fase della guerra. Due anni fa, scesi per primo dall’aereo proveniente da Islamabad e condussi la fila di passeggeri verso il terminal. Avrebbero potuto spararmi? Le fumate delle esplosioni delle bombe avevano la forma di funghi. Ci sono ancora troppe armi in Afghanistan. L’altro ieri, ho dovuto fare strada ad un paio di persone, che non conoscevano il tracciato verso l’uscita dell’aeroporto. Un tassita mi ha riportato in hotel, passando per un quartiere dove erano stati esposti dei morti. Ricordo lo stadio color marmo, dove il capo dei Talebani, Mohammed Omar, faceva svolgere le esecuzioni di massa dei dissidenti. Lo stesso Omar ha fatto diffondere il proprio saluto per la fine del ramadan (Eid al-Fitr). Il sisma che ha colpito una città afgana nel mese di aprile potrebbe essere stato causato da un’esplosione atomica nell’atmosfera, come i terremoti in Kashmir, India e Pakistan. Gli statunitensi controllano i paesi e schedano le persone grazie all’aiuto della polizia.

24/09/2009