Alfano
La mafia può essere danneggiata in ogni modo. L’azione del Ministro Alfano non sembra essere rivolta a questo fine. Nato ad Agrigento nel 1970, Angelino Alfano iniziò la propria professione politica nella Dc di Andreotti, aderendo a Forza Italia nel 1994 e riuscendo a entrare in Parlamento nel 2001. In un filmato del 2002, Alfano fu ripreso quando baciò il mafioso Croce Napoli. Selezionato per la gestione del Ministero di Grazia e Giustizia nel IV Governo Berlusconi, Alfano si presentò subito alle istituzioni con la norma in tema di sospensione dei procedimenti penali nei confronti delle maggiori cariche dello Stato, volta a sottrarre Berlusconi dalle sentenze che lo riguardano. Il Lodo Alfano diventò la Legge 124 del 23 Luglio 2008. Tra le altre sue attività, vi furono intendimenti in merito ad iniziative ispettive nei confronti del Gip di Verona, iniziative normative in materia di candidabilità e di divieto di assunzione di incarichi di governo per cittadini condannati per reati dolosi e contro la pubblica amministrazione, oltre a dati ed intendimenti in merito all´esercizio dell´azione disciplinare nei confronti dei magistrati. Il Progetto di Legge 1415, approvato l’11 giugno 2009 e inoltrato al Senato, è il provvedimento di Alfano che mostra chiaramente l’intenzione di facilitare le attività illegali. La norma si propone di limitare l’utilizzo di intercettazioni, cambiando la disciplina degli atti di indagine. Alfano vorrebbe quindi porre dei divieti all’impiego di dati fondamentali per le indagini, sanzionando persino la diffusione delle intercettazioni tramite la stampa, limitando la libertà dei giornalisti, in uno Stato già colpito dal duopolio televisivo. Se la maggioranza politica approverà il testo di legge, diverrà evidente l’inettitudine di Berlusconi e del partito del Pdl a gestire il Governo e le istituzioni, visti i provvedimenti volti a indebolire lo Stato a favore della criminalità. Berlusconi non accetta opposizioni in merito al divieto di stampare le intercettazioni, per cui ha previsto ampie sanzioni, siccome i dialoghi che lo riguardano ne evidenziano la colpevolezza in differenti affari. Alfano assomiglia a Craxi e questo fatto dimostra il modo di agire del magnate di Arcore. Scelto per il dicastero della Giustizia, Alfano omologò dei provvedimenti che sembrano esser stati elaborati da Previti (il “Lodo”) e Ghedini (la norma in materia di intercettazioni). D’altronde, come Dell’Utri, Alfano è espressione della società mafiosa siciliana e non può esserne escluso. Il capomafia Alfonso Alfano fu ammazzato nel 1991 a Racalmuto, in Provincia di Agrigento. A Roma, davanti al Ministero, si sente dire che Angelino Alfano conosce degli esponenti di vertice della famiglia Sciacca, a Sambuca di Sicilia, che potrebbero avere un ruolo nella Cupola, la Commissione Interprovinciale. Indubbiamente, vi furono ampie connessioni con la mafia durante la sua vita politica. Si sente parlare di bustarelle e si dice che lo stesso Alfano dovrebbe aver visto il latitante Giuseppe Falsone, che detiene il posto di rappresentante della Provincia di Agrigento nella stessa Commissione. I suoi contatti con la mafia avvengono soprattutto in Sicilia, ma si notano anche a Roma. Sinora, si è visto uno scarso impegno ad arrestare Matteo Messina Denaro. Normalmente, i diktat della Cupola sono vincolanti e sono accettati dai politici. Alfano, in veste di Ministro, dovrà decidere in cambio di quali profitti agire.
04/08/2009