Arkan

Arkan dominò la politica nazionalista jugoslava. Fu indiziato dalla Giustizia Internazionale per crimini di guerra, ma rimane stimato dai serbi, che lo ritengono ancora vivo. Arkan abita a Belgrado e posso affermare che la sua morte costituì una finzione. La biografia è nota. Sloveno, Arkan visse in Jugoslavia, Germania, Belgio e Italia, lavorando a ogni possibile livello. Verso la fine degli anni '80, tornò a Belgrado e aprì un’attività commerciale (la pasticceria Prince), diventando il leader degli ultras della Stella Rossa. Formò un reparto di miliziani, noti come Tigri di Arkan, quando iniziarono i contrasti in Croazia e in Bosnia. Per difendere l’etnia serba dagli aggressori, istituì un campo di addestramento a Erdut e svolse le prime azioni nei confronti degli ustasha croati, assieme all’esercito jugoslavo (Jna), liberando diverse città. In Bosnia, fronteggiò gli stessi croati e i fondamentalisti islamici, provenienti anche da Turchia, Arabia e Iran. Alla fine della guerra, rientrò in Serbia, acquistando la squadra di calcio di Obilic. Sicuramente, il conflitto comportò episodi e metodi cruenti. Il 15 gennaio 2000, tre guerriglieri armati di mitragliatori irruppero nella lobby dell’Hotel Intercontinental di Belgrado, sparando, con motivazioni sconosciute, verso il gruppo di persone seduto al tavolo di Arkan, producendo la finzione dell’omicidio. Il comandante delle Tigri fu un soldato, che contrastò dei soldati. Non uccise donne e bambini, utilizzando ordigni all’uranio come i jet statunitensi…

 

21/07/2009