Berlusconi e Dell'Utri

Le connessioni tra Berlusconi e la mafia sono evidenti, visto il rapporto tra il magnate di Arcore, Dell'Utri, i politici di Forza Italia e altri esponenti della criminalità organizzata. Marcello Dell’Utri è espressione della società mafiosa siciliana. Non può esserne escluso. In Parlamento, costituisce il primo riferimento di Cosa Nostra e della Cupola, anche per la promozione di affari come il Ponte sullo Stretto di Messina, volto ad arricchire la mafia. Nella sentenza della corte di Palermo, si legge che Dell’Utri fu condannato in primo grado <<del delitto di cui agli artt. 110 e 416 commi 1, 4 e 5 c.p., per avere concorso nelle attività dell'associazione di tipo mafioso denominata “Cosa Nostra”, nonché nel perseguimento degli scopi della stessa, mettendo a disposizione della medesima associazione l’influenza ed il potere derivanti dalla sua posizione di esponente del mondo finanziario ed imprenditoriale, nonché dalle relazioni intessute nel corso della sua attività, partecipando in questo modo al mantenimento, al rafforzamento ed all’espansione dell’associazione medesima. E così, ad esempio: 1. partecipando personalmente ad incontri con esponenti anche di vertice di Cosa Nostra, nel corso dei quali venivano discusse condotte funzionali agli interessi dell’organizzazione; 2. intrattenendo, inoltre, rapporti continuativi con l’associazione per delinquere tramite numerosi esponenti di rilievo di detto sodalizio criminale, tra i quali Bontate Stefano, Teresi Girolamo, Pullarà Ignazio, Pullarà Giovanbattista, Mangano Vittorio, Cinà Gaetano, Di Napoli Giuseppe, Di Napoli Pietro, Ganci Raffaele, Riina Salvatore, Graviano Giuseppe; 3. provvedendo a ricoverare latitanti appartenenti a detta organizzazione; 4. ponendo a disposizione dei suddetti esponenti di Cosa Nostra le conoscenze acquisite presso il sistema economico italiano e siciliano, rafforzando la potenzialità criminale dell’organizzazione, in quanto, tra l’altro, determinava nei capi di Cosa Nostra ed in altri suoi aderenti la consapevolezza della responsabilità di Dell’Utri a porre in essere (in varie forme e modi, anche mediati) condotte volte ad influenzare – a vantaggio della associazione per delinquere – individui operanti nel mondo istituzionale, imprenditoriale e finanziario. Con l’aggravante di cui all’articolo 416 comma quarto c.p., trattandosi di associazione armata. Con l’aggravante di cui all’articolo 416 comma quinto c.p., essendo il numero degli associati superiore a 10. Con le aggravanti di cui ai commi 4 e 6 dell’art. 416 bis c.p., trattandosi di associazione armata e finalizzata ad assumere il controllo di attività economiche finanziate, in tutto o in parte, con il prezzo, il prodotto o il profitto di delitti. Reato commesso in Palermo (luogo di costituzione e centro operativo della associazione per delinquere denominata Cosa Nostra), Milano ed altre località, da epoca imprecisata sino ad oggi>>. Si legge, nelle righe dello stesso verdetto, che <<la pluralità dell'attività posta in essere da Dell'Utri, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa Nostra, alla quale è stata, tra l'altro, offerta l'opportunità, sempre con la mediazione di Dell'Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell'economia e della finanza, agevolando, così, il perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici>>. Le motivazioni sono tangibili. La sentenza precisa: <<vi è la prova che Dell’Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia si era orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l’imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento Europeo nelle fila dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perché era in corso il dibattimento di questo procedimento>>. Il Governo di Berlusconi resta in piedi grazie ai voti che il partito del Pdl ha raccolto in Sicilia. Nel 1999, in un’intervista, Dell’Utri dichiarò: <<Come disse giustamente Luciano Liggio, se esiste l'antimafia, vorrà dire che esiste pure la mafia. Io non sto ... con questa antimafia…>>, tradendosi, infine, dicendo <<è chiaro che io, purtroppo, essendo mafioso... cioè, essendo siciliano…>>. La sua attività politica potrebbe celarsi dietro il provvedimento legislativo volto a limitare l'utilizzo delle intercettazioni, proposto dall'agrigentino Alfano, un altro siciliano giunto al Governo, che facilita le attività illegali. Nato a Palermo nel 1941, Dell’Utri fu condannato in primo grado per concorso esterno in associazione di tipo mafioso e in via definitiva per frode fiscale e fatture false. Partner di Berlusconi dal 1964, seguì il businessman in tutte le vicende politiche e commerciali. Confessò di aver conosciuto Vittorio Mangano e Gaetano Cinà. Iniziò a lavorare per la Edilnord di Berlusconi, occupandosi della casa di Arcore, che il premier acquistò a un prezzo di favore da un'orfana, Anna Maria Casati Stampa, grazie al tutoraggio di Cesare Previti e a un pagamento in titoli azionari. Oltre a Vittorio Mangano, che favorì per l’impiego presso le proprietà di Berlusconi, tra il 1976 e il 1977 Dell’Utri incontrò diversi esponenti mafiosi: Antonino Calderone, Girolamo Fauci e Rapisarda (connesso a clan e mafiosi come i Cuntrera-Caruana e Ciancimino, un corleonese affiliato a Provenzano e Riina, ex sindaco di Palermo, coordinatore in Sicilia della Dc di Andreotti). Nel 1982, Dell'Utri iniziò a lavorare per Publitalia ’80. Nel 1983, fu individuato nella residenza del boss mafioso Gaetano Corallo. Nel 1984, diventò amministratore delegato del gruppo Fininvest. Fu ritenuto un tramite tra gli interessi di Cosa Nostra e gli interessi imprenditoriali di Berlusconi, assieme a cui fondò Forza Italia nel 1993. I rapporti di amicizia del magnate di Arcore con Craxi e Tremonti non restarono estranei a Dell’Utri, arrestato nel 1995 con l’accusa di aver inquinato le prove nell’indagine dei fondi neri di Publitalia ‘80. Previti, inoltre, è calabrese. Nel 2004, Dell’Utri fu condannato per tentata estorsione ai danni di Vincenzo Garraffa, assieme al boss catanese Vincenzo Virga, nell’ambito di un’operazione volta a creare dei fondi neri per Publitalia ‘80. Le sentenze subite non bastarono a evitare che Dell’Utri si candidasse per i seggi che occupò e che tuttora occupa in Parlamento e in Europa. Il concorso esterno in associazione mafiosa comportò la condanna a 9 anni di reclusione, due anni di libertà vigilata, interdizione dagli uffici statali e risarcimento dei danni al Comune e alla Provincia di Palermo. Nonostante questo, nel 2007 Letizia Moratti lo nominò direttore artistico del Teatro Lirico di Milano. Non c’è da stupirsi se gli esponenti politici del Pdl sono scelti tra i capimandamento, in tutta Italia, visto che Dell'Utri ne costituisce il punto di riferimento in Sicilia, in veste di coordinatore. Berlusconi ottiene il voto delle mafie siciliane e calabresi, alle quali garantisce i lauti guadagni dovuti alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, nell'ambito di uno scambio politico-mafioso proposto dai programmi del partito del Pdl.



21/07/2009