Talebani e Università della Jihad

<<Durante gli ultimi decenni, non ci sono stati grandi cambiamenti, in Afghanistan. Dopo l’invasione sovietica, l’attacco degli Stati Uniti ha ribadito la stessa situazione di guerra>>.

Hafiz Rashid ul-Haq, docente della Darul Uloom Haqqania Madrassa, non apprezza l’operazione Enduring Freedom e l’occupazione degli eserciti alleati. Secondo alcune fonti, il centro per cui lavora ha registrato tra i propri adepti il Mullah Omar e altri Talebani, guadagnandosi, nel tempo, l’appellativo di Università della Jihad. L’ateneo pakistano, alloggiato nell’abitato di Akhora Khattak, a fianco della strada statale proveniente da Islamabad, non dista molto da Peshawar. Le armi sono particolarmente diffuse in questa zona. Gli studenti coranici di ogni età manifestano saltuariamente le proprie idee imbracciando dei kalashnikov. Percorrendo la stessa via, per una decina di chilometri, si incontrano poligoni dell’esercito, basi aeree, caserme e depositi di carroarmati di produzione statunitense (M48) o cinese (T59). Riesco ad intervistare Rashid ul-Haq presso la madrassa che dirige suo padre, Maulana Sami ul-Haq, un leader del partito Jamiat Ulema Islam che svolge un ruolo decisamente influente nella vita politica del Pakistan. Bin Laden stesso aveva vissuto a Peshawar. Rashid mi permette di riprendere un suo collega e non si lascia inquadrare dalla telecamera.

<<L’America non ha imparato niente dall’Iraq. Siamo felici che tu sia in questo ente islamico -, afferma -. Noi non siamo in buone relazioni con l’Ovest, ma la guerra non è la soluzione. Il dialogo tra Islam e Occidente è un soggetto importante. Ti darò una brochure. Leggerai le materie di tutta la formazione islamica. Non è propaganda. Qui studiano tremila persone e c’è anche una scuola secolare. L’istituto è stato aperto nel 1936>>.

C’è un’area, a Jalozia, chiamata University of Dawa al-Jihad, conosciuta per preparare gli studenti alla guerriglia e all’utilizzo degli ordigni (con il comando di Abdul Rasul Sayyaf, n.d.r.). Voi svolgete attività di questo genere o avete solo attitudini conoscitive?

<<In Haqqania? – Questa volta risponde Shafq Farooqui, l’addetto alle relazioni con i media -. Questa è un’università, non può essere un laboratorio per costruire bombe. Dovremmo avere esplosivi, armi, sotterranei>>.

<<È la tua prima visita in Pakistan?>> Mi chiede Rashid ul-Haq.

Sono stato in Libano, Siria, Bosnia, Iran e Kuwait, fino alla frontiera con l’Iraq.

<<Stai scrivendo un reportage?>>

Andrò in Kashmir e a Kabul.

<<In Afghanistan?>>

Sì. Questi saranno i reportages effettivi.

<<Abbiamo bombe. Sicuramente>>. L’affermazione di Farooqui si sente debolmente.

<<A Jalozia, non avrai problemi>>.

Cosa pensate del fatto che il Pentagono abbia voluto il conflitto solo per Osama bin Laden?

<<Gli Stati Uniti non vogliono arrestare Osama bin Laden. Potrebbe essere facile, per loro. Se riuscissero a fermarlo, dovrebbero portarlo a Guantanamo e dovrebbe finire la guerra -, sostiene Rashid ul-Haq. Mentre parla, agita le mani, imitando la forma dei lanciamissili, il gesto di chi usa un fucile o il cappio di un patibolo -. C’è un bombardamento ogni giorno, dove si nasconde Osama. Quando lui si sposta, gli americani colpiscono gli altri insediamenti. Perché non lo catturano con l’aiuto dell’Isi, dell’intelligence di Musharraf? Hai altre domande? Leggi questo fascicolo>>.

Avete molti visitatori?

<<Decine di giornalisti hanno visitato questo ateneo, soprattutto dopo il crollo del World Trade Center>>.

L’Università della Jihad è una delle madrasse fondamentaliste insediate al confine con l’Afghanistan. Il Pakistan appartiene all’insieme esclusivo delle nazioni fornite di armamenti nucleari, ma l’instabilità interna, dovuta alle condizioni economiche, resta parziale, nonostante il regime e gli attentati.

10/11/2007