Svizzera, 2024. Voi pensate che i soldi degli oligarchi russi siano custoditi solo nelle banche russe? Io no. Raggiungo la vicina ed evoluta Svizzera e ottengo alcune informazioni riguardanti l'intreccio di movimenti finanziari che iniziarono ad essere contestati durante l'era di Eltsin. La morte di Berezowsky fu un altro episodio importante. Raccolgo il materiale che mi attendevo e trovo anche la sede della Mabetex di Pacolli, il big boss della mafia albanese. Prendo un aperitivo in un locale in riva al lago di Lugano. Ascolto i commenti degli avventori e dei baristi. Prima di ripercorrere la storia alla base del potere degli oligarchi, riepilogo i punti più importanti che sono riuscito ad apprendere.

Boris
Berezowsky, deceduto a Sunninghill, in Gran Bretagna, nel 2013, fu trovato
impiccato nella stanza da bagno della residenza che aveva in uso. Alcuni
elementi destarono evidentemente dei sospetti negli investigatori, come la
porta chiusa a chiave. Il caso rimase ufficialmente aperto. Sulla sua testa, d’altra
parte, pendeva una condanna a morte dopo gli attentati che sconvolsero la
Russia nel 1999, che comportarono oltre 100 vittime e che giunsero nel momento
in cui la tensione per le imminenti elezioni presidenziali del 2000 era
particolarmente alta. Fonti non ufficiali, d’altra parte, avevano sottolineato
come alcuni esponenti della nomenklatura interna al Cremlino stessero
effettivamente pensando a delle azioni terroristiche in grado di condizionare
le votazioni.
D’altra parte, l’inchiesta svizzera aveva evidenziato come gli oligarchi e i personaggi vicini alla presidenza russa utilizzassero le casseforti delle banche elvetiche per nascondere grandi capitali, proprio come oggi viene tuttora sottolineato nella ricca Lugano, confermando che la Svizzera, al pari delle Isole Cayman, di Panama e di altri paradisi fiscali, sia ancora al centro degli interessi finanziari dei ricchi esponenti russi, così come per altri traffici di denaro di organizzazioni criminali che spaziano dalla mafia italiana al Cartello di Medellin. In questo contesto, vedere il palazzo della Mabetex di Pacolli all’entrata della città lascia perplessi, ma conferma tutto.
Uomo
d’affari abile e spregiudicato, Behgjet Pacolli è nato in Kosovo, a Pristina,
ha origini etniche albanesi e ha ottenuto la cittadinanza svizzera. Negli anni ’90,
i suoi rapporti con il Cremlino compresero la ristrutturazione dell’intero complesso,
della Duma e della Casa Bianca, la sede del Governo a Mosca, nell’ambito di una
commessa che arrivò quasi a un miliardo di Euro. Nonostante il core business
della Mabetex rimanga il settore edile, il gruppo è attivo in altri ambiti di
attività, che comprendono anche i media e le assicurazioni. Fu riportato,
durante l’era di Eltsin, l’arresto di un funzionario del Cremlino che usciva
dalla sede presidenziale con una valigia piena di contanti, provenienti proprio
dal giro d’affari di Pacolli, che poteva contare all’interno del clan di Eltsin
della conoscenza stretta con Pavel Borodin e con la figlia del Presidente, Tatiana,
peraltro accusata nello stesso periodo di essersi accaparrata ingenti risorse elargite generosamente alla Russia dal Fondo Monetario Internazionale, nell’ambito
della politica di sostegno al cambiamento che succedette al crollo dell’impero
sovietico.
Pacolli,
d’altra parte, non ha solo nel business la propria ragione di essere: fu
nominato anche Presidente del Kosovo, a favore della cui indipendenza si
adoperò tramite una consistente azione di lobby, e raccoglie persino un ampio
consenso tramite le opere di filantropia. Le banche svizzere, però, nascondono tanti altri segreti. Il riciclaggio di denaro, proveniente anche dalle
mafie italiane, è estremamente diffuso, in virtù della politica bancaria
elvetica. A Lugano, l’immissione di grandi capitali ha comportato un
innalzamento dei prezzi degli immobili a livelli notevoli, a fronte, d’altra
parte, di limitate attività produttive. È frequente vedere macchine di grossa
cilindrata riportanti targhe albanesi che attraversano la dogana a Chiasso,
ridente cittadella di frontiera che confina con l’adiacente area del comasco. Tuttavia,
il riciclaggio dispone oggi di strumenti digitali tramite i quali operare per
mezzo di brokers internazionali, che rendono difficile il controllo delle
movimentazioni finanziarie, nonostante la limitata affidabilità delle
piattaforme.
La mafia russa è una grande organizzazione criminale, attiva in tutto il mondo, che aveva proprio in Berezowsky la propria figura di riferimento. Durante
l’esistenza dell’Unione Sovietica, i boss costruirono le proprie fortune grazie
al mercato nero e riuscirono ad impadronirsi di numerose proprietà statali
collaborando con la nomenklatura dopo il crollo del regime. Presenti
soprattutto nell’Europa dell’Est, finanzieri russi legati alla mafia comprarono
nel 1996 il provider bulgaro dei Gsm, la Mobiltel. La società divenne nel 1997
un obiettivo dell’italiana Stet, controllata da Telecom Italia, che rinunciò
alle trattative solo per rivolgere i propri interessi al noto accordo miliardario relativo
all’acquisto di una quota della Telekom serba.
L'ascesa al potere di Vladimir Putin cambiò qualche regola del gioco. Come ex agente dell'Fsb, Putin aveva probabilmente in animo di riformare questa situazione incredibile, in cui pochi eletti detenevano la maggior parte della ricchezza prodotta dalla Russia, mentre la popolazione faceva fatica a sostenere i prezzi inflazionati dei beni esposti nei supermercati. Mi ricordo chiaramente a Mosca, nel 2002, gli anziani che si allineavano sul marciapiede, nei pressi delle fermate della metropolitana, seduti per terra, con davanti a sé una cassetta di legno, che serviva per esporre la poca merce in vendita: frutta, verdura, fiori... Altri alimentari, oppure oggetti, erano offerti per pochi rubli dalle bancarelle o da venditori improvvisati. Mosca è la capitale di un grande impero, quello sovietico. Con 12.000.000 di abitanti si posiziona tra le città più popolose del mondo. Il contrasto tra ricchezza e povertà a volte è stridente. Negli ultimi 20 anni, ci sono stati parecchi cambiamenti e la modernità avanza in ogni contesto: dagli edifici, alle infrastrutture, ai trasporti.
Nonostante il supporto che gli aveva inizialmente fornito, Berezowsky diventò un fermo oppositore di Putin, il quale iniziò a perseguire alcuni dei maggiori oligarchi, tra cui Khodorkovsky e Gusinsky. Costretto all'esilio, Berezowsky si scontrò anche con Abramovich e subì una pesante sconfitta in sede giudiziaria, che segnò inevitabilmente il suo declino. A Londra, raggiunsi la sede di una delle sue società, situata in un quartiere del centro. Non vi era alcuna attività lavorativa. Entrai dalla porta e mi trovai in una stanza con le pareti scure, in cui solo un'impiegata mi fornì i riferimenti di contatto aziendali.
Ci sono alcuni nomi che appare opportuno menzionare, quindi, tra gli oligarchi che controllano grandi epicentri economici: Leonid Mikhelson, Gennady Timchenko (proprietari delle società Novatek e Sibur), Vagit Alekperov (proprietario del gigante del petrolio Lukoil), Vladimir Lisin (Novolipetsk Steel), Vladimir Potanin, Viktor Vekselberg, Iskandar Makhmudov, Andrei Bokarev, Vladimir Yevtushenkov, Aras Agalarov, Albert Avdolyan, Sergei Adonyev, God Nisanov, Aleksey Repik... Le loro connessioni con l'Europa, inoltre, sono frequenti. Per questo, ci si chiede se il segreto bancario svizzero sia così attrattivo anche per loro. In pratica: dove sono tutti i miliardi degli oligarchi russi, passati e presenti?
Alessandro Ceresa
24.10.2024